Ordinazione episcopale di mons. Dianin. Tutto è grazia, grazie don Giampaolo, nuovo vescovo di Chioggia

Don Giampaolo Dianin è vescovo. Con la toccante celebrazione, nel pomeriggio di domenica 16 gennaio in Cattedrale a Padova, il rettore del Seminario è divenuto a tutti gli effetti successore degli apostoli e ha compiuto il passo decisivo verso la sua nuova vita e il suo ministero: domenica 30 gennaio farà il suo ingresso nella sua nuova Chiesa, quella di Chioggia.

Ordinazione episcopale di mons. Dianin. Tutto è grazia, grazie don Giampaolo, nuovo vescovo di Chioggia

Durante l’ordinazione – cinque anni e nove mesi dopo quella di don Renato Marangoni, vescovo di Belluno-Feltre – si è fatta visibile la successione apostolica, cioè il passaggio di responsabilità e di guida dagli apostoli ai vescovi lungo i duemila anni della Chiesa. L’imposizione delle mani sul capo di don Giampaolo da parte dei vescovi del Triveneto è il vero elemento che garantisce la continuità dell’Annuncio da Gesù a noi, oggi, qui.

L’amore per la Chiesa di Padova
Ma per esplorare i numerosi significati dell’ordinazione di don Giampaolo non si può non partire dal legame viscerale per la sua Chiesa di nascita e di appartenenza. «Caro vescovo Claudio, cara Chiesa di Padova – è stata la conclusione del saluto di mons. Dianin – nel momento in cui il Signore mi chiama altrove, ricevete l’abbraccio del mio affetto e della mia gratitudine. È stato un dono e un onore servire questa Chiesa. L’ho girata in lungo e in largo, ho conosciuto le sue bellezze e le sue rughe, eppure non ho mai smesso di amarla. “L’amore – scrive un autore a me caro – dà a chi ama la capacità di vedere oltre l’incanto, senza che l’incanto scompaia”. E l’incanto per questa Chiesa non è mai venuto meno». Una vita chiamata all’amore e al servizio della Chiesa di Padova fin dal seminario minore di Tencarola,un lungo cammino che ora si compie altrove, con un’altra chiamata e un sì che rivoluziona l’esistenza dell’uomo Giampaolo e che consente alla storia di Chioggia di procedere e al legame tra Chiese di crescere.
Nella domenica in cui il Vangelo narra le nozze di Cana, il vescovo Claudio Cipolla – ordinante principale a cui si sono associati il vescovo emerito Antonio Mattiazzo e il vescovo di Chioggia Adriano Tessarollo – ha ricordato al nuovo vescovo «non sei solo oggi in questa esperienza di consegna al Signore Gesù! Nel tuo “Eccomi” c’è la Chiesa di Padova, madre della tua fede, e sorella e figlia del tuo ministero». E ha aggiunto: «Sappiamo di partecipare oggi a un miracolo: trasformiamo non acqua in vino, ma un uomo, già presbitero, già diacono, già cristiano, in vescovo, segno visibile di unità e comunione, segno di Cristo che serve, guida, presiede la sua Chiesa, segno dello sposo che ama la sia sposa sicut et Christus dilexit ecclesiam», citando così il motto episcopale di don Giampaolo.

Un vescovo per Chioggia
La profondità della liturgia dell’ordinazione si è manifestata nei gesti e nelle parole. È toccato al vicario generale di Chioggia, mons. Francesco Zenna, rivolgersi al vescovo Claudio: «Reverendissimo Padre, la santa Chiesa di Chioggia chiede che sia ordinato vescovo il presbitero Giampaolo Dianin». E mons. Cipolla ha chiesto se la Diocesi fosse in possesso del mandato del papa, la cui lettera apostolica è stata esibita e letta da parte del cancelliere clodiacense don Simone Zocca. Da qui la presenza del mare e dei tre fiumi (Brenta, Adige e Po) nello stemma del nuovo vescovo: il legame con Chioggia ora è indissolubile. Secondo tradizione, poi, l’eletto ha preso i suoi impegni pubblicamente rispondendo per otto volte «Sì lo voglio» (aggiungendo «con l’aiuto di Dio» la nona vota) ad altrettante domande del vescovo Claudio, garantendo di esercitare il ministero fino alla morte, di predicare il Vangelo, di custodire il deposito della fede, di preservare l’unità della Chiesa, l’obbedienza al papa, di prendersi cura di tutto il popolo di Dio, di accogliere i poveri e i bisognosi, di andare in cerca delle pecore smarrite e di pregare ed esercitare il modo «irreprensibile il ministero del sommo sacerdozio». Dopo le litanie dei santi, a imporre le mani sul capo di don Dianin, oltre ai tre vescovi ordinanti, sono stati il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, mons. Giuseppe Pellegrini (Concordia-Pordenone), mons. Carlo Roberto Maria Redaelli (Gorizia), mons. Michele Tomasi (Treviso), mons. Pierantonio Pavanello (Adria-Rovigo), mons. Alberto Silvani (Volterra), mons. Gainfranco Agostino Gardin (emerito di Treviso), mons. Beniamino Pizziol (Vicenza), mons. Ivo Muser (Bolzano-Bressanone), mons, Lauro Tisi (Trento), mons. Guerino Perini (emerito di M’Baiki, Repubblica Centrafircana), mons. Andrea Bruno Mazzoccato (Udine), mons. Cesare Bonivento (emerito di Vanimo, Papua Nuova Guinea); presenti anche gli abati di Santa Giustina e Praglia, don Giulio Pagnoni e dom Stefano Visintin e i rettori del santuario di San Leopoldo e della basilica di Sant’Antonio, padre Flaviano Gusella e padre Antonio Ramina. Quindi il cuore dell’ordinazione, con don Giampaolo in ginocchio, il Vangelo aperto sopra il suo capo e la preghiera di ordinazione recitata da mons. Cipolla a cui è seguita l’unzione con il sacro crisma e la consegna del libro del Vangelo, dell’anello, della mitra e del pastorale, fino all’insediamento in cattedra e l’abbraccio di tutti i vescovi.

«Tutto è grazia»
È questa la frase che ha scandito i ringraziamenti di mons. Dianin («l’ultima volta che parlo a Padova, poi mi sopporteranno quelli di Chioggia», ha scherzato). Ringraziamenti pieni di volti e nomi, a partire da quelli dei familiari, con la mamma Vittoria presente in prima fila, con il fratello Gabriele, la moglie e i figli. Il ricordo delle comunità in cui ha operato («noi preti diocesani, anche quando facciamo altro siamo gente di parrocchia»), Caltana, Lozzo Atestino e in particolare Mestrino che frequenta da 36 anni. Citazione dovuta per la Facoltà teologica del Triveneto, dove insegna da 30 anni e per i prof. di Teologia morale – la sua materia – don Giuseppe Trentin e don Paolo Doni. E poi le famiglie («servire il matrimonio e la famiglia credo sia stata per me una vocazione nella vocazione») e in particolare i legami spezzati, le sofferenze, le coppie che non possono avere figli. E poi l’Azione cattolica, con i presidenti Bertin, Dalla Libera e Benciolini N(«possa continuare a essere “laboratorio del Concilio” senza temere di ripensarsi nei nuovi scenari pastorali, sociali e civili») e il Seminario («oso far mia l’espressione di san Gregorio Barbarigo perché sento che il Seminario è anche il mio cor cordis, la mia casa, la mia famiglia»), fonte di gioie, di relazioni, ma anche di fatiche. La lunga serie di amici, preti e laici, che già abitano la Gerusalemme celeste, ha preceduto il commiato: «Possa il Sinodo – di cui don Giampaolo è stato membro della Segreteria organizzativa –, radicato nella lunga storia di sinodalità vissuta in questi anni, aprire pagine nuove per questa Chiesa. L’entusiasmo che ha coinvolto noi della segreteria, possa contagiare tutta la Chiesa di Padova, sciogliere dubbi e timori e regalarci una nuova Pentecoste».

Online tutti i testi dell’ordinazione episcopale

L’omelia del vescovo Claudio, il saluto del nuovo vescovo di Chioggia mons. Giampaolo Dianin, l’intervento del patriarca Moraglia, oltre alla bolla papale e la biografia di Dianin sono disponibili nel nostro sito www.difesapopolo.it

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