Peraga. Nella canonica non più utilizzata, accolte due famiglie africane. Dall’ospitalità all’accoglienza

A Peraga, nella canonica non più utilizzata, sono state accolte due famiglie africane. Don Spiezia: «Vogliamo dare loro una comunità su cui contare»

Peraga. Nella canonica non più utilizzata, accolte due famiglie africane. Dall’ospitalità all’accoglienza

La canonica non più utilizzata diventa casa per due famiglie in situazione di momentanea fragilità. Succede nella parrocchia di Peraga, che, da quando è in unità pastorale con Vigonza, Pionca e Codiverno ha degli spazi non più utilizzati pienamente. L’esperienza è iniziata da poco, ufficialmente infatti le famiglie, provenienti dall’Africa occidentale, sono entrate ai primi di agosto, ma il progetto e il percorso hanno una storia un po’ più lunga, frutto di riflessioni nei consigli pastorale e per la gestione economica, di condivisione con la comunità e poi di accordi con la cooperativa sociale Solidalia che si occupa degli aspetti burocratici dell’accoglienza.

«La nostra sfida come comunità parrocchiale – afferma don Alessandro Spiezia, parroco dell’unità pastorale – è passare dalla mera ospitalità all’accoglienza e accogliere significa dare a queste famiglie una comunità su cui poter contare. Non è facile e non è nemmeno un processo immediato. Servono piccoli passi, da parte di chi arriva qui, ma anche di tutta la comunità». Le due famiglie – una con tre bambini in età scolare e una con due figli piccoli – sono in Italia da un paio di anni; i papà lavorano, mentre le mamme sono a casa e, proprio per questo faticano di più a integrarsi e rendersi autonome. Parlano poco l’italiano e non hanno tante occasioni di relazionarsi con altre persone. «L’indole nei confronti di culture e lingue diverse spesso è quella di mantenere le distanze perché abbiamo paura di ciò che non conosciamo – spiega Paolo Peron, vicepresidente del consiglio parrocchiale per la gestione economica – Purtroppo spesso prevale un falso pregiudizio, ma poi pian piano si entra in relazione, ci si conosce reciprocamente, ci si avvicina, si scambiano due parole». Le due famiglie sono state presentate alla comunità di Peraga al termne di una messa e invitate a mangiare alla sagra; partecipano regolarmente all’eucaristia, e una delle due ha i bambini iscritti alla scuola dell’infanzia e alla primaria della frazione. «La scuola – sottolinea don Spiezia – è basilare per l’integrazione, ma mamme e bambini parlano ancora poco l’italiano. Alcune signore della parrocchia vanno a trovarle, per una chiacchierata, ma anche per aiutare nella gestione della casa e pian piano, partecipando anche alla messa, vengono avvicinati da altre famiglie. È importante per la loro autonomia che abbiano dei riferimenti in caso di necessità». L’obiettivo, che si pone anche la cooperativa, è proprio incentivare l’indipendenza, affinché questa accoglienza emergenziale, non si protragga troppo nel tempo e i nuclei possano trovare una loro strada autonoma, anche abitativa. «Per noi è un’esperienza nuova – conclude il parroco – ma un passo per volta, impariamo a vivere insieme e a crescere».

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