Piove di Sacco e 2021: una storia da scrivere insieme. Un consiglio pastorale guarda all’anno nuovo

Alcune voci della “collaborazione pastorale” di Piove di Sacco – che comprende l’unità pastorale e le comunità di Arzerello e Corte – riflettono sul 2021. “Raccogliendo” dall’anno vecchio...

Piove di Sacco e 2021: una storia da scrivere insieme. Un consiglio pastorale guarda all’anno nuovo

Che non sia stato un anno come gli altri, questo strano, stranissimo 2020 che abbiamo archiviato (per sempre?) pochi giorni fa, ce lo siamo detto e ridetto fino a farlo diventare un tormentone noioso. Eppure, questo bisesto anno ormai alle nostre spalle ha davvero cambiato tutto. Vita, salute, prospettive a lungo termine che mettono insieme politica, economia, società, mercato del lavoro: nulla sarà come prima. Il 2020 ha accelerato in maniera mostruosa processi che erano già in corso, magari nel nascondimento, ma ha anche rivelato, come l’oro alla prova del fuoco, l’autenticità di molti tesori nascosti che giacevano in un angolo, ammuffiti dal tempo e dal disinteresse. A livello globale, ma anche a livello locale, di paese, di parrocchia il 2021 non può cominciare se prima non assimiliamo ciò che è stato il 2020.

Abbiamo scelto di confrontarci su tutto questo con alcune voci delle sette le parrocchie che compongono la collaborazione pastorale di Piove di Sacco. C’è l’unità pastorale di Piove di Sacco (Duomo, Madonna delle Grazie, Piovega, Sant’Anna e Tognana) con la quale, dopo la visita del vescovo Claudio, collaborano in modo sempre più concreto anche le comunità di Corte e Arzerello. Pur in un clima di stretta sinergia, ogni comunità mantiene la sua specificità con il suo coordinamento parrocchiale.

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Tutto il buono del 2020

Sara Russo, 55 anni, impiegata, è catechista nella parrocchia di Sant’Anna in Piove di Sacco. «Nella seconda domenica di Avvento – racconta – ogni comunità ha presentato durante le celebrazioni i lavori dei gruppi. Ci siamo stupiti di quante cose belle ci siano tra di noi: le energie dei gruppi che non hanno potuto portare avanti le loro attività, così come gli animatori, i catechisti, i gestori del patronato che si sono spesi per la solidarietà. Questa crisi ha permesso a molti di tirare fuori il meglio di sé e di chi gli stava vicino».

Massimo Durello, 46 anni, imprenditore di Madonna delle Grazie, è il vicepresidente del consiglio pastorale unitario: «Dover chiudere le chiese e ritrovarci senza i nostri gruppi, senza “niente da fare” ha messo in crisi un modello che per noi era strutturato. La reazione c’è stata, e così, in pochi mesi, abbiamo dovuto attuare dei cambiamenti per i quali ci sarebbero voluti dieci anni. Da noi ogni singola comunità ha messo a servizio delle altre la sua vocazione particolare: l’attenzione al sociale di Sant’Anna, l’aspetto spirituale del Santuario, l’attenzione al territorio di Tognana e Piovega e l’essere chiesa madre per il Duomo. Tutti sono diventati punti di forza per gli altri».

Dal 2020 le scelte per la Chiesa di domani

Nicola Bertin, 20 anni, studia economia all’università. Alla Madonna delle Grazie è impegnato nell’animazione dei ragazzi. Per lui la crisi del Covid ha costretto tutti ad allargare i propri orizzonti: «Abbiamo dovuto fare i conti con le scelte necessarie per la Chiesa di domani ma da mettere in atto ora, come il tema dell’ecologia integrale presente nella Laudato si’. Ci siamo ritrovati come consiglio pastorale unitario e tutti quanti, sebbene di parrocchie e realtà diverse, abbiamo manifestato volontà di discernere e di rimettere in discussione noi stessi e quello che si è sempre fatto».

Paolo Berti, 50 anni, è vicepresidente del consiglio pastorale del Duomo di Piove di Sacco: «Anche se si sono ridotte le occasioni di incontro ci siamo sentiti ancora più comunità, proprio a partire dai valori in cui tutti ci riconosciamo».

Una pastorale della precarietà

Don Giorgio De Checchi, parroco e moderatore dell’unità pastorale, invita ad analizzare l’estrema complessità del momento: «Sarebbe ingenuo, adesso, a nemmeno un anno dall’arrivo del Coronavirus dire di averci già capito qualcosa. Solo in futuro capiremo davvero questa situazione difficile. È bello l’esserci fatti interpellare dalla realtà senza la presunzione di avere già delle risposte pronte. Abbiamo abbracciato la precarietà per cogliere ciò che la precarietà ci stava dicendo, consapevoli che la vita ci dà sempre delle dritte anche per ripensare il nostro modo di essere Chiesa». Anche per Sara Russo il fil rouge del 2020 è stata la fragilità, con una rinnovata attenzione alla persona, mentre per Massimo Durello, è stata cruciale la scelta di vivere anche il tempo di fatica come opportunità di crescita.

La distanza fisica tra le persone, la fatica all’adattarsi ai nuovi comportamenti, nonché il dover ricostruire nuovi modi per vivere le relazioni con amici e conoscenti sono le principali prove con cui il 2020 ha sfidato anche le comunità della Saccisica.

Un assaggio di futuro

Il tema del 2020 come grande acceleratore ritorna spesso tra le risposte degli operatori pastorali di Piove e dintorni. «Abbiamo concentrato troppo il nostro essere Chiesa nei culti e nei riti comunitari negli ambienti parrocchiali – osserva don Giorgio De Checchi – dovremo ritrovare il modo di accompagnare le famiglie a trasmettere la fede nella loro quotidianità». Assaggi di futuro anche negli esperimenti a distanza, come il gruppo giovani, la domenica pomeriggio, con don Giuliano Piovan in videoconferenza, ciascuno a casa sua: «Con questo metodo – racconta Nicola Bertin – si è venuta a creare profondità in relazioni tra giovani che magari prima erano solo funzionali all’organizzazione di attività». Massimo Durello richiama l’impegno che attende i laici: «Centrale sarà il tema del discernimento vocazionale. Dovremo ripensare – ciascuno di noi – a quale sia la nostra vocazione all’interno della Chiesa». E l’essere sarà più importante del fare: «Bisogna valorizzare le relazioni importanti che ci permettono di essere Chiesa anche al di là delle liturgie» sottolinea Sara Russo.

L’essenziale

C’è chi ha visto nel 2020 un’occasione, per la Chiesa, di fermarsi, di bloccare molte sue attività e di fissare l’essenziale, tra ciò che ci mancava – i sacramenti – e ciò per cui siamo stati chiamati a spenderci – la carità. Per Massimo Durello «bisogna vincere la tentazione del ritorno alla vita di prima, per riscoprirci cristiani attorno al fonte battesimale e all’eucaristia, senza dimenticare di recuperare le persone che abbiamo perso per strada». Aggiunge don Giorgio De Checchi: «Ci ricordava il vescovo come la comunità cristiana esiste perché ci sono cristiani che condividono la stessa speranza in Gesù Cristo. Lo abbiamo constatato in questi mesi nella fraternità del vivere le cose importanti. E su questo non torneremo indietro».

2021: storia nuova da scrivere insieme

«No, non torni tutto come prima – l’augurio di Sara Russo – spero che il 2021 ci permetta di trovare ciò che di buono c’è in noi, ma questo sia diverso da ciò che è stato finora». Di «storia nuova da scrivere insieme» parla don Giorgio De Checchi, mentre Massimo Durello spera che «si ritrovi la gioia delle nostre comunità». Auguri che si fanno via via sempre più pratici e operativi. Nicola Bertin auspica che il 2021 sia l’anno «in cui l’unità pastorale di Piove di Sacco dia la dimostrazione che l’ecologia integrale è un tema che si può affrontare, concretizzando la Laudato si’». E Sara Russo ricorda il progetto di accogliere, tramite i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio, una famiglia di rifugiati siriani. «Questo progetto – le fa eco Massimo Durello – illuminerà il 2021 all’insegna delle linee pastorali incentrate sulla carità». Ma Durello spera che il 2021 sia anche l’anno in cui sviluppare i desideri «che le persone hanno su come mettersi al servizio di Cristo nelle varie realtà possibili, facendolo con gioia e dedizione».

L’annuncio si estende a tutto il territorio: «Continuerà il lavoro del tavolo sull’educazione – comunica don Giorgio De Checchi – tavolo che coinvolge cinque Comuni differenti, i comprensori educativi e le associazioni. La comunità cristiana può in questo caso facilitare gli sguardi condivisi su queste tematiche, sguardi nuovi, provenienti da una comprensione profonda dell’uomo e dell’ambiente in cui viviamo».

Fiduciosi, ma… pronti

Dopo l’annus horribilis, un 2021 chiamato a essere annus mirabilis? «Fiduciosi sempre – sottolinea don Giorgio De Checchi – ma anche preoccupati. I veri effetti della pandemia non li abbiamo ancora visti. Cominciamo solo adesso a intuirli in tutta la loro drammaticità. Per questo, il tema della solidarietà sarà sempre più cruciale, specie quando verranno a mancare gli ammortizzatori sociali». La fiducia si trova «nelle relazioni rafforzate in questi mesi» ricorda Massimo Durello, ma anche negli spunti dell’ultima visita pastorale del vescovo Claudio, «tradotti per noi in un progetto parrocchiale che ci fa da guida in questo tempo» aggiunge Paolo Berti. Ma soprattutto, la fiducia sta nel fatto «che il Signore ci sta accompagnando, il Signore non ci lascia. Stare insieme con questa convinzione ci darà serenità anche nei momenti di fatica» conclude don Giorgio De Checchi di fronte alle prime luci di un 2021 mai così carico di speranze e di preoccupazioni contrastanti. No, nulla sarà come prima.

Abbiamo sperimentato cosa vuol dire essere cristiani

«La comunità cristiana – ci ricordava in vescovo – esiste perché ci sono cristiani che condividono la stessa speranza in Gesù. Lo abbiamo constatato in questi mesi nella fraternità del vivere le cose importanti. Non torneremo indietro».

7 parrocchie

Già da tempo, ma ancor di più dopo la visita pastorale del vescovo Claudio – che si è tenuta a dicembre 2018 – le sette parrocchie del comune di Piove di Sacco compongono una "collaborazione pastorale". Al suo interno troviamo l'unità pastorale di Piove di Sacco, che comprende le comunità del Duomo, Madonna delle Grazie, Piovega, Sant'Anna e Tognana. Si sono aggiunte Arzerello e Corte.

«In questo anno così particolare – sottolinea Massimo Durello, vicepresidente del consiglio pastorale unitario – ogni singola comunità ha messo a servizio delle altre la sua vocazione particolare: l’attenzione al sociale di Sant’Anna, l’aspetto spirituale della Madonna delle Grazie, l’attenzione al territorio di Tognana e Piovega e l’essere chiesa madre per il Duomo. Tutti sono diventati punti di forza per gli altri».

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