Riparare i peccati contro l’Eucaristia. Scrive il vescovo emerito di Padova Antonio Mattiazzo

Mancanza di fede, indifferenza, perdita del senso del sacro... sono solo alcune delle offese, a cui nessuno può dirsi immune, che colpiscono Gesù. Come ripararle? Soprattutto con l’amore

Riparare i peccati contro l’Eucaristia. Scrive il vescovo emerito di Padova Antonio Mattiazzo

Un aspetto importante dell’adorazione e dell’amore all’Eucaristia è la riparazione. Riparare significa ricompensare per un bene violato, chiedere perdono per un’offesa arrecata. Riferita all’Eucaristia la riparazione intende riparare le molteplici offese commesse contro Gesù Cristo presente in questo mirabile sacramento del suo amore. Da che cosa è motivata la riparazione eucaristica? Dalla fede viva e da un amore ardente per Gesù presente nell’Eucaristia. Si è mossi a riparare se si è intimamente consapevoli della sublimità di questo sacramento nel quale «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, ossia lo stesso Cristo, nostra Pasqua» (CCC 1325). L’Eucaristia non è semplicemente una cosa sacra, è la Persona stessa di Gesù, vivo e vero, con un cuore sensibile ai nostri atteggiamenti di adorazione e di amore, ma anche alle nostre mancanze. L’Eucaristia è un prodigio più grande della creazione del mondo. È nata dal cuore di Gesù infiammato di amore e desideroso di restare sempre con noi pellegrini nel tempo e soprattutto di unirci a lui in comunione intima per avere la vita eterna, la gioia piena. Per questo le offese contro Gesù nell’Eucaristia hanno una particolare gravità. È importante riflettere che Gesù è intimamente toccato dalle ingratitudini e offese alla sua Persona e al suo amore. Possiamo applicare all’Eucaristia il lamento che ha espresso mostrando il suo sacratissimo Cuore a santa Margherita M. Alacoque: «Ecco questo cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo amore; e per riconoscenza, io non ricevo dalla maggior parte che ingratitudini, per il disprezzo, le irriverenze, i sacrilegi e freddezze che hanno per me in questo sacramento d’amore. Ma ciò che è più ripugnante è che sono dei cuori, che mi sono consacrati». Gesù chiese che fosse istituita, dopo la solennità del Corpus Domini, la festa particolare per onorare il suo Cuore, facendo in quel giorno «riparazione d’amore, con un’ammenda onorevole per riparare le indegnità che ha ricevute durante il tempo che è stato esposto sugli altari». Da allora alla devozione al Sacro Cuore è stata collegata la riparazione. Pensiamo ai peccati e alle offese che Gesù riceve in questo santissimo sacramento. Impressiona il fatto che all’annuncio e promessa di «donare la sua carne per la vita del mondo» (Gv 6,51) Gesù ha sperimentato dalla maggior parte dei discepoli incomprensione e rifiuto. Nella cena pasquale, quando ha istituito l’Eucaristia, Giuda il traditore ha ricevuto sacrilegamente il Corpo di Cristo. Questo fatto, che ha profondamente addolorato Gesù, viene ricordato nella III Prece eucaristica in cui le parole della consacrazione sono introdotte con la menzione «nella notte in cui veniva tradito»; perciò suona come un ammonimento per noi. Da allora, quante offese di vario genere e gravità hanno colpito Gesù nell’Eucaristia, di cui anche noi non possiamo dirci immuni. Anzitutto la mancanza di fede e l’indifferenza di tanti cristiani, che hanno abbandonato la partecipazione alla santa messa la domenica. Gesù è spesso lasciato solo nelle Chiese chiuse e deserte. È da considerare anche la perdita del senso del sacro, del rispetto e dell’adorazione con cui si entra e si sta in Chiesa, come se fosse un luogo qualunque, quasi ignorando la presenza di Gesù. È vero che Gesù si è fatto povero e umile nell’Eucaristia, ma noi dobbiamo riconoscerlo e onorarlo ancor di più per l’abbassamento ispirato dal suo immenso amore. Pensiamo poi alle offese che Gesù riceve nelle comunioni sacrileghe fatte col peccato mortale nell’anima: lui che è santità divina dover venire in contatto con ciò che vi è di più immondo. Ma non lascia indifferente Gesù neppure il partecipare alla santa messa e ricevere la comunione con poca fede e cuore freddo. Vi sono altri generi di mancanze. Il peccato più orrendo, scaturito dall’odio di Satana contro l’Eucaristia, viene perpetrato nelle “messe nere”. Per questi riti demoniaci vengono rubate le particole consacrate, con la consapevolezza, quindi, di voler oltraggiare direttamente con atti osceni il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù. Coloro che le praticano sono strumenti di Satana che sfoga tutto il suo disprezzo e il suo livore contro Gesù. Vediamo ora alcune forme della riparazione. Un fatto interessante è che la riparazione si è innestata quasi naturalmente nell’adorazione eucaristica. La solennità del Corpus Domini con la processione pubblica, istituita dal papa Urbano nel 1264, aveva e ha come scopo di ravvivare la fede del popolo cristiano, ma anche di espiare i peccati commessi contro il sacramento dell’Eucaristia. Un’importante pratica di riparazione è quella delle “40 ore” (le ore trascorse da Gesù dalla sepoltura alla risurrezione). I gesuiti, che la promossero, ne fissarono la data nei giorni del carnevale per riparare i peccati di malcostume durante quei giorni di sfrenato divertimento. A seguito delle “rivelazioni” del Sacro Cuore di Gesù presero inizio e si diffusero la comunione riparatrice nei primi venerdì del mese e l’“ora santa” tra il giovedì notte e il venerdì per commemorare l’agonia di Gesù nel Getsemani. Nell’adorazione eucaristica che facciamo è opportuno inserire sempre delle preghiere di riparazione per le nostre mancanze e per le offese che Gesù riceve per tutte le sante messe mal celebrate, per tutte le particole sparse, profanate e oltraggiate. Esistono dei formulari di litanie di riparazione delle offese all’Eucaristia che possiamo utilizzare. Ciascuno può farlo con parole e sentimenti personali. Riflettiamo che è l’amore quello che soprattutto ripara. Le offese all’Eucaristia sono offese all’Amore sconfinato di Gesù. Ripariamo quindi col nostro amore, che dev’essere come una lampada che arde davanti al Santissimo. Un aspetto particolare della riparazione è la consolazione da offrire al Signore addolorato per i peccati e l’ingratitudine, trovando un fondamento anche nel salmo 68 (69): «L’insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto». L’intenzione di chi ripara è di essere come l’angelo che nel Getsemani ha recato conforto a Gesù che sudava sangue (cf. Lc 22,64). Santa Teresa di Gesù Bambino e del santo Volto è stata molto sensibile a questo aspetto; in una lettera alla sorella Celine le dice: «Facciamo della nostra vita un continuo sacrificio, un martirio d’amore, per consolare Gesù». La vera consolazione non deve ridursi al sentimento, ma dev’essere connotata dall’esercizio delle virtù, al modo con cui Gesù stesso, come osservava sant’Ireneo, ha consolato il Padre, ossia «l’ha consolato della nostra disobbedienza con la sua obbedienza».

Antonio Mattiazzo
Vescovo Emerito di Padova

Rete mondiale di preghiera del papa: luglio

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Preghiamo perché i cattolici mettano al centro della vita la celebrazione dell’Eucaristia, che trasforma in profondità le relazioni umane e apre all’incontro con Dio e con i fratelli.

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Ogni primo venerdì del mese al Corpus Domini

Appuntamento alle ore 18.30 con l’adorazione eucaristica animata dalla Rete mondiale di preghiera del Papa per la Diocesi di Padova. L’intenzione del mese di luglio è per una vita eucaristica.

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