Romano d'Ezzelino. Vogliamo essere aperti al nostro territorio

Occhi e orecchie per vedere e ascoltare. Cervello e cuore per pensare e progettare una Caritas capace di rispondere ai bisogni e alle necessità che si manifestano nella parrocchia. Il 26 novembre scorso don Luca Faccio di Caritas diocesana ha incontrato il consiglio pastorale di Romano d’Ezzelino.

Romano d'Ezzelino. Vogliamo essere aperti al nostro territorio

Un incontro voluto da tempo: «Nella nostra comunità – spiega il parroco don Cesarino Bordignon – ci sono volontari, anche numerosi, che svolgono dei servizi, ma manca una Caritas strutturata. Se insieme curiamo la catechesi e la liturgia, la carità è sempre stata lasciata a iniziative personali. Era arrivato il tempo di ripensare a tutto ciò».

Nel territorio ci sono tante persone pronte a mettersi a servizio, e tanti volontari prestano la loro opera all’interno del centro d’ascolto vicariale, ma c’è da lavorare ancora di più sulle relazioni: «L’attenzione costante alle persone farà sì che il povero non sarà solo il destinatario della nostra carità, ma sarà una risorsa per tutti, un dono, una provocazione. Abbiamo scelto di coinvolgere la Caritas diocesana per capire come farlo, come attivare sentinelle nel territorio che percepiscano e intervengano sui bisogni della nostra comunità. L’ascolto si dovrà tradurre in gesti concreti, ma anche nella creazione di relazioni, di rapporti vivi. È questo ciò che secondo noi deve fare Caritas dentro una parrocchia: tenere vivo quel filo rosso nella vita della comunità».

L’incontro con il consiglio pastorale è stato fruttuoso: «È sorto il desiderio di rendere tangibile questo impegno, dando il mandato a qualcuno tra di noi non perché crei un “gruppo Caritas”, chiuso al suo interno, al quale delegare la carità, ma che ci stimoli tutti e che sia un “motore di carità” anche verso l’esterno». 

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