San Francesco in Padova, restauri tra storia e sguardo al futuro

È partito l’intervento al lungo porticato antistante la chiesa e il convento di San Francesco, nel centro storico di Padova

San Francesco in Padova, restauri tra storia e sguardo al futuro

Chi passa in queste settimane sotto i secolari portici della chiesa di San Francesco, nella via omonima del centro di Padova, si imbatte in alcune impalcature: rimarranno fino all’estate e sono motivate da restauri che attualmente riguardano il sottoportico e, a seguire, passeranno alla facciata lungo la strada. La chiesa rimarrà tuttavia sempre accessibile, ed entrare a darvi uno sguardo è consigliato. Oltre a essere un concentrato di storia dell’arte è anche il centro di un complesso, una vera “cittadella”, e di un convento che fino a un anno e mezzo fa ospitava ancora otto frati francescani, ora invece è tornata a essere parrocchia curata da un presbitero diocesano. Quello di San Francesco detto “Grande” è in realtà un vero complesso monumentale, ancora oggi composto da tre distinte realtà edilizie nate dall’intento e dalla munificenza dei coniugi Bonafari, una famiglia importante e in vista nell’organizzazione della Padova carrarese, che a inizio Quattrocento costituì un vero polo di assistenza sanitaria e religiosa assieme: nacquero così l’ospedale con l’attigua chiesa e convento. L’elemento che tiene assieme queste diverse realtà funzionali e architettoniche è ancora oggi proprio il lungo portico che corre lungo la via: consta di ben 37 archi, di cui undici già restaurati in occasione dell’intervento che ha poi dato vita al Museo della medicina Musme, che occupa gli spazi dell’ex ospedale, e i restanti 26 oggetto del restauro in atto. Il portico era elemento di unione anche all’interno: sopra di esso corre il corridoio che collegava il convento dei frati all’ospedale. All’esterno, lo percorre una cornice composta da una serie di filari di mattoni in cotto lavorati e posati in modo da sviluppare un’articolata composizione plastica: fregio a denti di sega alternato con un listello o pianetto in cotto. La fascia sottostante, raffinata e pregevole, è intonacata e decorata con motivi floreali. L’edificio mostrava gravi segni di degrado dovuto in primis a fattori umani e animali (piccioni), biologici (muschi e licheni) e metereologici, ma anche a infiltrazioni e umidità di risalita. Il restauro in atto riguarda le arcate del portico lungo via San Francesco, e la facciata superiore dell’edificio, poco visibile dalla strada e caratterizzata dalla presenza di un rosone. In particolare, l’intervento consiste nel restauro conservativo delle superfici con muratura faccia a vista, il restauro delle fasce intonacate e dipinte e dell’apparato lapideo delle superfici esterne, il trattamento degli elementi in ferro, in metallo e, ove necessario, il restauro dei portoni lignei. Non sono oggetto di intervento le altre facciate che volgono sugli spazi scoperti interni al complesso. La progettazione e direzione lavori è a cura dello studio R&S Engineering srl, e in particolare dell’architetto Andrea Schiavon. Il restauro è affidato alle ditte RWS srl e Francese Giuseppe.

Una vera “cittadella francescana” tutta da riscoprire

La “cittadella francescana” iniziava lungo la via omonima che parte dall’interrato ponte romano di San Lorenzo e passa sotto il medievale palazzo degli Zabarella, con il lungo e alto porticato che annuncia, sulla destra, l’ex ospedale di San Francesco, ora sede del Musme (Museo di storia della medicina), e prosegue con la chiesa e il convento di San Francesco detto Grande. Dall’altra parte della via, l’oratorio di Santa Margherita introduce a un’altra serie di edifici legati all’ex ospedale, ovvero il collegio universitario Granzotto e la scuola della Carità. L’ospedale di San Francesco Grande fu il primo della città: attivo fino al 1798, fu eretto nel 1414 per la volontà e con le risorse dei coniugi Sibilia de’ Cetto – di cui l’anno scorso ricorrevano i seicento anni dalla morte – e Baldo Bonafari, che chiamarono i frati francescani a gestirlo. Qui operarono molti professori e studiosi dell’università che sono all’origine dell’odierna medicina, in particolare della pratica clinica. L’oratorio di Santa Margherita di Antiochia di Pisidia fu eretto in stile neoclassico da Tommaso Temanza e conserva statue dei fratelli Bonazza. Cinquecentesco è l’attiguo palazzo Marcello
ora collegio Granzotto, ma perla della via è la scuola della Carità, con affreschi sulla Vita di Maria di Dario Varotari (1579). La chiesa di San Francesco fu iniziata già nel 1416 e ampliata da Lorenzo Pardi da Bologna. Conserva molte opere d’arte tra cui vanno citate almeno la pala dell’Ascensione del Veronese, la cappella dell’Immacolata (o della Carità) affrescata con le Storie della Vergine e la Genealogia del Cristo, capolavoro di Girolamo Tessari detto dal Santo, il monumento Roccabonella del Briosco. È visitabile il primo chiostro del convento: il secondo è inglobato nella scuola media Pascoli.

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