Santa Giustina. Nella basilica la città di Padova ritrova le origini della sua fede

Alcuni recenti lavori di restauro hanno richiamato l’attenzione su uno dei complessi di arte e fede più importanti del Veneto, l’abbazia di Santa Giustina, a Padova.

Santa Giustina. Nella basilica la città di Padova ritrova le origini della sua fede

La sua chiesa e basilica, che è anche la più grande della regione, è un’importante testimonianza del passaggio di
epoche e stili e ancora oggi trasmette il significato della sua originaria costruzione: rendere omaggio ai martiri del primo cristianesimo padovano. È però un bene che necessita di valorizzazione e di vedere riconosciuto il giusto posto
che ha per la città, la fede, la storia e non ultimo il turismo, vista anche l’ubicazione non lontana dall’altra nota basilica, quella di Sant’Antonio. Una particolarità è che il complesso abbaziale è di proprietà del demanio statale, e ancora oggi una parte del monastero è una caserma. In epoca napoleonica il monastero fu infatti soppresso; la chiesa, trasformata nel 1810 in sede parrocchiale diocesana (al posto di San Daniele), rimase comunque officiata fino al ritorno dei monaci, il 21 aprile 1919. Lo Stato italiano, proprietario del bene, interviene attraverso il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Triveneto, che si occupa soprattutto della gestione delle emergenze (di recente ha messo in sicurezza le travi in legno del castello della cella campanaria), la Soprintendenza che svolge le funzioni di controllo e tutela realizzando anche piccoli interventi, il Segretariato regionale del Ministero della Cultura che si occupa soprattutto della storica biblioteca. La manutenzione ordinaria è invece totalmente a carico della comunità monastica. «Vivendo qui tutti i giorni – fa presente il padre abate don Giulio Pagnoni – ci accolliamo anche interventi non ordinari, e abbiamo promosso anche committenze artistiche come per i portali». L’ultimo intervento in ordine cronologico è stato sull’impianto audio, ampliato e potenziato per fare arrivare la voce fino a fine chiesa e sulle navate laterali. Più oneroso, circa 200 mila euro, è stato però un altro intervento, quello sulle vetrate. «I controlli – continua l’abate – a seguito del terremoto del 2012 avevano evidenziato la precarietà degli infissi della basilica. I controvetri erano presenti solo sui rosoni occidentali dei transetti, col pericolo di ingresso di acqua e di piccioni, e di caduta dei rulli dalle vetrate». Si è così deciso di intervenire, anche se per ora solo sulle vetrate più danneggiate, che presentavano fratture e parziale distacco di pannelli e frammenti, e forti imbarcamenti. L’intervento si è svolto attraverso numerose fasi di lavorazione: smontaggio, mappature, ripristino dei pezzi danneggiati e sostituzione di quelli non recuperabili. Particolare attenzione è stata dedicata al rosone di facciata, che si presentava sprovvisto di protezione, e che è stato dotato di un controvetro esterno. Il restauro ha interessato inoltre le intelaiature delle vetrate sia in legno che in ferro. Oggetto dell’intervento sono stati anche alcuni rosoni e monofore dei transetti, le monofore sottostanti un cupolino e l’ovale della cappella della Pietà. Dal punto di vista artistico è ricorrente il disegno geometrico a rulli, tipico della tradizione, impreziosito nel rosone di facciata dal simbolo di Santa Giustina: una corona, due palme e una spada. Tra i prossimi interventi in progetto in basilica vi è l’accesso per le persone con disabilità alla cripta, già autorizzato dalla Soprintendenza, e il restauro dell’organo; il rifacimento dell’illuminazione permetterebbe poi di aprire le visite ai percorsi riguardanti le cupole.

Anche Cariparo e Art Bonus tra i finanziatori

L’intervento, eseguito dalla ditta Progetto Arte Poli di Verona, ha coinvolto i restauratori in laboratorio ma anche le squadre di tecnici che si sono occupate dell’allestimento dei ponteggi per arrivare all’altezza di 30 metri, e dello smontaggio e rimontaggio delle vetrate. Il restauro è stato in parte finanziato attraverso l’Art Bonus e la Cariparo, oltre che con fondi del monastero.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)