Vita consacrata. «Nella “carovana sinodale” con il nostro specifico»

Religiose e religiosi hanno vissuto i gruppi di discernimento sinodale su iniziativa del delegato per la vita consacrata e la sua équipe. D’ispirazione le parole del papa: «Il mondo in cui viviamo esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie»

Vita consacrata. «Nella “carovana sinodale” con il nostro specifico»

Favorire la conoscenza reciproca fra religiosi e istituti, lavorare insieme in maniera semplice ma produttiva, collaborare fra realtà diocesane e istituzioni della vita consacrata: riassume con queste parole, don Antonio Oriente, delegato
vescovile per la vita consacrata, l’esperienza dei gruppi di discernimento sinodale dei religiosi e delle religiose. Insieme a suor Donatella Lessio (delegata Usmi), Manuela Riondato (presidenza del Sinodo) e don Leopoldo Voltan
(vicario episcopale per la pastorale e membro della presidenza del Sinodo), ha partecipato ai sette incontri che si sono tenuti in Diocesi, a Valdobbiadene, Fellette, Piove di Sacco, Este e Padova. «Mi piace dire – sottolinea don Antonio Oriente – che quando ci si riconosce viene messo in atto un “tu” riconoscente che porta poi sempre a un “noi”. Questo tu deve essere intenzionale e quando lo è, produce una direzione che è quella della comunione, della valorizzazione, della dignità fra persone che costituiscono l’unica Chiesa. Padova può contare su un patrimonio spirituale, educativo, formativo, caritativo, contemplativo proveniente dalla vita consacrata che può arricchire, innervare e promuovere le future scelte diocesane. Questo è accaduto nei gruppi di discernimento sinodale dei religiosi». L’idea degli incontri è nata dal desiderio di valorizzare il vissuto e la testimonianza della vita consacrata nella Chiesa di Padova. Cosa fare, dunque, affinché questo tassello potesse andare a incastrarsi nel puzzle dei lavori sinodali e permettere alle comunità religiose di esserci? «Sono nati quindici gruppi – spiega suor Donatella Lessio – nei quali portare il nostro specifico,
cioè quello che lo Spirito del Risorto suggerisce per la nostra Diocesi. Il nostro punto di osservazione parte da un’altra zona, abbiamo la capacità di vedere un oltre che non sempre è percepito. Mi piace quindi poter dire che nella “carovana sinodale” noi ci siamo, e abbiamo qualcosa da dire con uno specifico nostro. Un altro aspetto è che la sinodalità, anche solo partecipando al gruppo di discernimento, la viviamo perché il trovarci insieme tra istituti diversi maschili e femminili è già essere nello spirito sinodale, si realizza così uno degli obiettivi del sinodo». Questa sinodalità si rispecchia anche negli aspetti più concreti e quotidiani: ogni mese infatti gli istituti pregano con le parole di un fondatore diverso e questo aiuta a conoscere la storia dell’istituto e del fondatore dei diversi ordini. «La conoscenza diventa motivo di comunione – aggiunge la religiosa – e quindi più ci conosciamo più arriviamo a sapere dell’altro e più entriamo in quel noi che permette la comunione. Il Sinodo è camminare insieme». Nei gruppi, oltre a capire come esserci nel Sinodo, è emerso anche come si pone la vita religiosa all’interno della vita della Chiesa locale. «Alcune riflessioni e contributi – conclude suor Lessio – fanno capire che c’è desiderio di ripensarsi e ritrovare il valore della vita consacrata al giorno d’oggi. Non è più come una volta in cui il ruolo della suora o del religioso era più visibile ma anche più capito, prevalentemente in ambito di servizio. Ora invece è andato in crisi un po’ tutto, compresa la vita religiosa. Inizia a nascere una consapevolezza, un fermento di “ripensamento” negli istituti religiosi che è molto positivo». Emerge anche l’esigenza di riflettere sul rapporto fra vita religiosa e presbiteri e anche a livello di formazione nei seminari capire come la vita religiosa diventa strada di evangelizzazione. «Mi piace concludere – sottolinea don Oriente – con le parole utilizzate da papa Francesco per i cinquant’anni dell’istituzione del Sinodo dei vescovi: “Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Specularmente il pensiero del papa trova nelle parole del vescovo Claudio un’ulteriore concretizzazione per la nostra Chiesa Diocesana. Il Sinodo nasce dal desiderio del vescovo di rendere possibile la strada del futuro e della missione. Strada da percorrere tutti insieme, ognuno con il suo carisma, “avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”, al servizio di tutti coloro che il Signore ama».

Tutti coinvolti nel cercare il bene della Chiesa

«È stato molto positivo che la vita consacrata abbia preso a cuore il Sinodo diocesano, perché diventa una strada
unitaria e un contesto di formazione per il bene della Chiesa. L’interesse respirato negli incontri è segno di coinvolgimento». Queste le impressioni di don Leopoldo Voltan sui gruppi di discernimento sinodale dei religiosi e religiose. È chiara la necessità di riflettere insieme per dare un contributo sia alla vita consacrata che alla vita della Chiesa locale. «Ho apprezzato – aggiunge don Antonio Oriente – che siano stati attivati alcuni gruppi di discernimento sinodale tra istituti religiosi diversi. La speranza è che da un lato ci sia un ritorno su quello che è stato elaborato e pensato, dall’altro che si riesca a far brillare il più possibile tutte le presenze. Abbiamo tante modalità di vivere il Vangelo da parte della vita consacrata, alcune anche molto profetiche che rischiano però di restare in ombra». «La Chiesa di Padova – aggiunge Manuela Riondato della presidenza del Sinodo – ha a cuore la vita consacrata, come presenza, coinvolgimento e come voce. In questi incontri, in cui è emerso il bisogno di conoscenza, si è compreso il valore, anche teologico, del Sinodo per la nostra Chiesa».

Il Sinodo è entrato nei conventi: c’è entusiasmo

«Il Sinodo in questo modo è entrato nei conventi o in quegli ambienti dove non sarebbe mai entrato – sottolinea suor Donatella Lessio – e questa è una dimensione importante. E poi c’è entusiasmo, voglia di esserci!».

Coinvolte le religiose delle infermerie

Nella riflessione sinodale sono state coinvolte anche le religiose delle infermerie: così, dentro a questi incontri, in maniera indiretta, è stata valorizzata l’anzianità, intesa come esperienza di vita, di preghiera, di dedicarsi agli altri.

Consacrazione: come renderla più visibile?

«Siamo consapevoli che in noi c’è un potenziale comunicativo molto forte, evangelico, possiamo dire qualcosa
alla società d’oggi. Come rendere più visibile nella Chiesa e nella società la ricchezza che abbiamo con la nostra consacrazione?».

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