Voci dal Brasile. Una terra al bivio. Nell'incontro di “Lunedì della missione” emersi i gravi problemi che mettono in ginocchio il Paese

Nell’ultimo appuntamento dei “Lunedì della missione” sono emersi i gravi problemi che stanno mettendo in ginocchio il Paese: l’emergenza sanitaria, certo, ma c’è anche molto altro...

Voci dal Brasile. Una terra al bivio. Nell'incontro di “Lunedì della missione” emersi i gravi problemi che mettono in ginocchio il Paese

«Il prossimo anno, se il Signore vorrà, celebrerò cinquant’anni qui in Brasile, ma non ho dubbi nel dire che non ho mai visto un momento così difficile». Sono parole vibranti quelle di mons. Francesco Biasin, il fidei donum padovano, oggi vescovo emerito di Barra di Piraì-Volta Redonda. «Oggi nel Paese stanno saltando tutti i parametri, vale tutto e il grande rischio è che le elezioni del prossimo anno polarizzino le posizioni nella società civile, producendo anche scontri». Don Francisco, com’è conosciuto in Brasile, è intervenuto il 24 maggio all’ultimo appuntamento con i Lunedì della missione. “Quale speranza per il Brasile? Voci da una terra al bivio” è il titolo scelto per la puntata speciale del format – ideato da Centro missionario diocesano di Padova, Medici con l’Africa Cuamm e missionari Comboniani, con la collaborazione dei Centri missionari di Vicenza e Treviso – nella quale le testimonianze di missionari di lunga esperienza hanno messo a fuoco molte delle grandi questioni del Brasile oggi.

Questioni che mons. Biasin ha ripresto, rifacendosi alla lettera scritta dai vescovi alla popolazione dopo l’incontro del 18 e 19 maggio per fare il punto sulla recezione del Sinodo panamazzonico del 2019 e dell’esortazione Querida Amazonia. Una lettera dai toni netti e coraggiosi, nella quale i pastori ammettono che il Sinodo non è stato compreso fino in fondo, ma che dà la possibilità alla Chiesa cattolica di aprire strade nuove, di generare una Chiesa inculturata, vicina ai popoli amazzonici, che valorizzi i laici, le donne e i giovani. Un testo che non teme nemmeno di denunciare il «progetto genocida architettato sfacciatamente contro le popolazioni indigene» smontando le politiche di protezione e sicurezza.

Il Paese sembra non essersi mai liberato della dinamica coloniale che ha attraversato la sua storia. «Le disuguaglianze tra ricchi e poveri, a causa della pandemia, si stanno acuendo – ha spiegato padre Dario Bossi, provinciale dei Comboniani – Nonostante la situazione che stiamo vivendo, il bilancio preventivo del 2021 prevede una spesa sanitaria pari a un terzo degli interessi sul debito pubblico. Non solo, il presidente Bolsonaro ha sostenuto una legge che per vent’anni impone un tetto per le spese in politiche sanitarie, sociali ed educative, quindi non può spendere di fronte al disastro. Per questo la Chiesa ha detto chiaramente che l’inefficienza del governo federale è il primo colpevole per gli effetti della pandemia», che ha toccato quota 16 milioni di contagi e 450 mila vittime.

Le immagini dei cimiteri improvvisati – simili più a fosse comuni – di Manaus, assieme alla ricerca disperata di ossigeno, hanno fatto il giro del mondo e hanno colpito l’opinione pubblica internazionale. Eppure, come ha raccontato il missionario fidei donum della Diocesi di Treviso don Roberto Bovolenta, la città oggi ha una preoccupazione maggiore del Covid: «In questo momento ci sono cittadine interne e parti di periferia sommerse dal Rio Negro in piena, vicino al record dell’anno scorso. I più poveri cercano spasmodicamente del legname attraverso cui salvarsi».

La campagna vaccinale procede, con 10.400 dosi iniettate nella giornata di lunedì. «La partenza era stata ottima – riprende don Bovolenta – ma una volta raggiunti i 60enni abbiamo assistito a un rallentamento. Oggi si tende a procedere per categorie abbandonando così il criterio “democratico” dell’età: la proposta del sindaco, la scorsa settimana, di vaccinare i giornalisti appare come il tentativo di attirarsi le simpatie della stampa».

Le parole di don Enrico Lovato, fidei donum della Diocesi di Vicenza, e di suor Antonia Storti, Orsolina, sono arrivate da Boa Vista, capitale del Roraima, la porta attraverso cui sono entrati i 260 mila profughi venezuelani al momento in Brasile. «Dopo il picco di duemila ingressi al giorno dal confine con il Venezuela, anche causa Covid, i flussi sono diminuiti, ma ancora adesso, seppur illegalmente, si stima che le persone arrivino attraverso i sentieri montani», ha spiegato don Enrico, che ha descritto l’operazione “Accoglienza” che ha visto governo e Nazioni unite nella creazione di 14 rifugi.

Grande apporto è stato offerto dalla Chiesa: «La Diocesi ha accelerato la creazione della Caritas, la quale ha sostenuto molti piccoli progetti. Anche le congregazioni religiose hanno dato un grande apporto – commenta suor Antonia – per esempio le suore Scalabriniane, le suore di Madre Teresa e le suore della Consolata che sono arrivate a distribuire 2 mila pasti al giorno. Certo, non sono mancate le tensioni e i momenti di rifiuto da parte della popolazione, ma questo povero stato ha anche dato prova di grande generosità, sfamando e spesso offrendo un tetto a intere famiglie che dormivano in strada sotto la pioggia».

“Tutto è in relazione”, tema dei Lunedì

Nell’ultimo incontro dei Lunedì della missione – che nell’edizione 20-21 avevano come tema “Tutto è in relazione” – hanno partecipato padre Dario Bossi (comboniano), mons. Francesco Biasin (fidei donum padovano), don Roberto Bovolenta e don Claudio Trabacchin (fidei donum di Treviso), don Enrico Lovato (fidei donum di Vicenza) e suor Antonia Storti (orsolina).

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