Abbas rinchiuso nel Cara per errore. Minacce per il ragazzo che ha denunciato il caso

La vicenda dell’uomo pakistano trasferito nel centro di Isola Capo Rizzuto dopo le proteste ad Amantea. E’ malato, è stato trasferito in infermeria ma non gli è consentito tornare nella sua città. Giulio Vita, che per primo ha fatto conoscere la storia ha ricevuto telefonate minatorie. “Ho denunciato e ricevuto solidarietà. Nessuno dei politici però si sta muovendo per Abbas, e per questa palese violazione dei diritti”

Abbas rinchiuso nel Cara per errore. Minacce per il ragazzo che ha denunciato il caso

 Dopo giorni di silenzio Abbas è riuscito a chiamare: sta bene, dice, e ringrazia quanti si stanno mobilitando per lui. Intanto, però, resta nel Cara di Isola Capo Rizzuto, senza poter uscire. Non si sa se a questo punto dovrà fare la quarantena (perché entrato in contatto con i migranti appena sbarcati) nel centro oppure se nelle prossime ore potrà tornare nel Cas di Amantea, dove viveva, e trascorrere lì il periodo di isolamento. L’unica novità è che “è stato trasferito in infermeria, dove ha una sua stanza e dove viene seguito dal punto di vista sanitario”, spiega il responsabile del Cara di Isola Capo Rizzuto, Mario Siniscalco. “Gli stiamo assicurando l’assistenza di cui necessita”.

Che il suo trasferimento sia stato un errore è ormai chiaro a tutti, ma non si capisce, perché non gli sia consentito tornare nella sua città. “Ci dispiace che non ci sia una presa di posizione politica nel paese su un caso di palese violazione della libertà di un cittadino - sottolinea Giulio Vita dell’associazione La Guarimba, che cura un festival di cinema con l’obiettivo di riportare la settima arte tra la gente in Calabria -. E’ stato preso e trasferito senza motivo, per errore. Deve uscire, è malato, non deve stare lì”. Giulio, che per primo ha denunciato lo strano caso del trasferimento di Abbas, nei giorni scorsi ha ricevuto una telefonata di insulti e minacce. “Ho denunciato tutto alla polizia - aggiunge - e in queste ore sto ricevendo messaggi di solidarietà Anche il Partito democratico si è espresso con un post di vicinanza alla mia persona. Sono grato per questo ma mi piacerebbe che qualcuno si attivasse per Abbas, che invece non viene neanche menzionato. In questi giorni abbiamo scritto a tantissimi parlamentari, politici nazionali e locali, nessuno si è mosso. E questo ci sembra assurdo”.

La storia ha inizio una settimana fa. Per un errore dovuto probabilmente alla concitazione del momento e alle proteste, Abbas Mian Nadeem, 46 anni e di origine pakistana, da anni in Italia con regolare permesso, viene fatto salire su un pullman e portato nel Cara di Isola Capo Rizzuto. E’ finito in mezzo alle persone trasferite dopo le proteste ad Amantea per l’arrivo di 26 migranti, sbarcati qualche giorno prima a Roccella Jonica, alcuni dei quali positivi al Covid 19. Abbas, titolare di protezione, vive nel centro di accoglienza straordinaria Linfa Marina, un ex hotel che oggi ospita i richiedenti asilo. “Era qui con noi, ci stava dando una mano durante il trasferimento dei migranti- ha raccontato a Redattore Sociale un mediatore culturale del centro, che preferisce restare anonimo -.  A un certo punto, mentre i ragazzi salivano sul pullman una signora ha gridato dicendo ai poliziotti di portare via anche lui e senza pensarci su lo hanno preso e fatto salire. Ma è assurdo, Abbas non sta bene, noi qui lo seguiamo anche da un punto di vista sanitario, non può stare in una struttura fatiscente”. L’uomo è infatti sieropositivo e malato di epatite.
 “E’ malato, ha l’hiv e l’epatite, temiamo che lì possa contrarre anche il coronavirus perché vive insieme ai ragazzi che sono stati in contatto con gli altri risultati positivi - aggiunge Giulio Vita -. E’ una situazione assurda, lo hanno portato via solo perché una persona ha protestato. E il primo giorno è rimasto anche senza cibo, perché dicevano che era stato lui ad intrufolarsi con gli altri e che i pasti erano contati. E’ quasi kafkiano tutto ciò, noi chiediamo che Abbas venga subito rilasciato, non c’è motivo per trattenerlo lì, è un errore e basta”. 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)