Assegno unico per figlio, un passo avanti: ecco il testo che andrà in Aula

Concluse in Commissione Affari sociali le votazioni sugli emendamenti alla proposta di legge Delrio: prevista una delega al governo. Cifra legata all’Isee, più alta dal terzo figlio e per figli disabili: andrà anche ai maggiorenni fino a 21 anni. Il relatore Lepri: “Attenzione dimostrata da tutti i gruppi”

Assegno unico per figlio, un passo avanti: ecco il testo che andrà in Aula

Primo scoglio superato per l’assegno unico per i figli, la proposta voluta dalla maggioranza di governo che promette di modificare in modo radicale il sostegno alle famiglie nel nostro paese. La Commissione Affari Sociali della Camera ha completato infatti, nella seduta di ieri, la votazione sugli emendamenti al testo che ora, dopo aver ricevuto i pareri prescritti delle altre commissioni, potrà giungere all’esame dell’Aula. Quando andrà in porto, il governo sarà così  delegato ad adottare, entro dodici mesi, uno o più decreti legislativi volti a riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale.

L’esame del provvedimento, che racchiude il pdl 687 a prima firma Delrio voluto dal Partito Democratico (vera base di confronto iniziale), nonché i testi sullo stesso argomento presentati successivamente da Forza Italia (2155 a prima firma Gelmini) e Lega (2249 a prima firma Locatelli), ha visto l’approvazione di una serie di emendamenti presentati dal relatore Stefano Lepri (Pd) che dice: “Sono molto soddisfatto del lavoro finora fatto e apprezzo l'attenzione dimostrata da tutti i gruppi parlamentari, anche di minoranza, che hanno rinunciato a ogni forma ostruzionistica".

CIFRA LEGATA ALL'ISEE, IMPORTO MAGGIORATO DAL TERZO FIGLIO

Una delle modifiche più rilevanti rispetto al testo iniziale riguarda l’ammontare dell’assegno, che non viene indicato nella sua misura (la proposta originaria parlava di 240 euro a figlio) ma lasciato alla determinazione in sede di decreti attuativi: l’importo viene però “modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, come individuata dall’Isee o da sue componenti, tenendo conto dell’età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo all’offerta di lavoro del secondo percettore di reddito nel nucleo familiare”. Criteri dunque di “universalità e progressività”, che prevedono la decorrenza del beneficio ancor prima della nascita (si parte dal settimo mese di gravidanza)  e un importo “maggiorato” a partire dal terzo figlio.

ASSEGNO ANCHE PER I MAGGIORENNI IN CERCA DI AUTONOMIA

Il testo prevede che l’assegno, rivolto ai figli minorenni, sia assegnato anche ai figli maggiorenni a carico fino al compimento del 21esimo anno: in tal caso l’importo sarà comunque “inferiore” a quello riconosciuto ai minorenni e, “al fine di favorirne l’autonomia”, si prevede possa essere corrisposto direttamente al figlio, su sua richiesta. Ciò sarà possibile, precisa il testo, “solo nel caso in cui il figlio maggiorenne frequenti un percorso di formazione scolastica o professionale, un corso di laurea, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa limitata con redditi complessivi inferiori a un certo importo annuale, sia registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro, svolga il servizio civile universale”.

In presenza di un figlio con disabilità, il corrispondente assegno mensile sarà maggiorato rispetto agli importi standard “in misura non inferiore al 30 per cento e non superiore al 50 per cento”, con una precisazione: tale maggiorazione sarà graduata “secondo le classificazioni di condizione di disabilità”. Se a carico, l’assegno sarà dovuto per il figlio con disabilità anche dopo il compimento dei 21 anni.

L'assegno viene indicato come "pienamente compatibile con la fruizione del reddito di cittadinanza" e "non è considerato per la richiesta e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate". Fra i criteri di accesso, è prevista la condizione di essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, oppure essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale. Sono possibili deroghe per specifici casi, legati a "comprovate esigenze" segnalate dai servizi sociali e sanitari, che possono essere concesse da una apposita Commissione nazionale istituita di comune accordo fra il Ministero per la famiglia e il Ministero del lavoro e Politiche sociali.

LE RISORSE DISPONIBILI

Quanto alle risorse, viene fatto riferimento ai fondi già stanziati nell’ultima legge di bilancio 2019 (un miliardo per il 2021 e 1,2 miliardi annui a partire dal 2022), nonché a tutte quelle risorse che saranno disponibili in seguito all’abrogazione delle misure destinate a scomparire e di fatto a confluire nel sistema dell’assegno unico: si tratta nello specifico dell’assegno al nucleo familiare con almeno tre figli minori (art. 65 della legge 23 dicembre 1998, n. 448), dell’assegno di natalità (legge 17 dicembre 2018, n. 136 e legge 27 dicembre 2019, n. 160), del premio alla nascita e del fondo di sostegno alla natalità (legge 11 dicembre 2016, n. 232), nonché, dentro “una più ampia riforma del sistema fiscale”, del sistema delle detrazioni fiscali e degli assegni per il nucleo familiare.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)