Bahrain, niente mascherine, gel o altri presidi igienico-sanitari per i detenuti del carcere di Jaw

Diverse organizzazioni internazionali denunciano che è in atto una violazione del diritto alla salute dei detenuti. E Amnesty International ha riportato testimonianze di familiari dei carcerati, che descrivono la drammatica situazione. La struttura, costruita per ospitare circa 1.200 detenuti, è arrivato nel 2015 a 2.700

Bahrain, niente mascherine, gel o altri presidi igienico-sanitari per i detenuti del carcere di Jaw

Niente mascherine, gel o altri presidi igienico-sanitari per i detenuti di Jaw, Bahrain, dove diverse organizzazioni internazionali denunciano che è in atto una violazione del diritto alla salute dei detenuti. Amnesty International ha anche riportato testimonianze di familiari dei carcerati, che descrivono la drammatica situazione. Per la vicedirettrice per Medio Oriente e Nord Africa dell’organizzazione, Lynn Maalouf, il governo e le autorità carcerarie del paese “non devono giocare d'azzardo con le vite di coloro che sono sotto la loro custodia. Le autorità devono garantire che tutti i prigionieri siano provvisti di adeguati presidi, che possano mantenere le distanze fisiche e siano sottoposti a controlli regolari”.

I dati. Sapere quanti siano davvero i positivi all’interno dell’istituto penitenziario non è semplice. Il 23 marzo il titolare del dicastero dell’Interno aveva parlato di tre casi. Cinque giorni dopo aveva poi dichiarato genericamente che tutti i positivi erano stati isolati e sottoposti alle cure necessarie, senza fornire altri dettagli sull’entità della diffusione del virus. Poco dopo, tra il 31 marzo e il 9 aprile, Amnesty aveva verificato la presenza di più di 70 prigionieri contagiati dal Covid-19.

Il sovraffollamento della struttura sta complicando tutto nel carcere di Jaw. L’edificio, costruito per ospitare circa 1.200 detenuti, è arrivato nel 2015 a 2.700, secondo un’indagine di Human Rights First. E pare che le cose non siano migliorate: Amnesty denuncia la presenza di celle di 3 metri per 4,5 in cui ci sono almeno una decina di carcerati.

La normativa internazionale, a partire dalle “Mandela Rules” dell’Onu, prevendono ben altri standard. Innanzitutto “tutti i prigionieri devono essere trattati con il rispetto dovuto alla loro sostanziale dignità e valore come esseri umani” e le autorità devono, tra le altre cose, dare alloggi adeguati e permettere la comunicazione con le famiglie.

L’analisi. Lynn Maalouf commenta così questa situazione: “È comune trovare una dozzina o più prigionieri detenuti in celle progettate per ospitare otto persone, ma le autorità del Bahrain devono affrontare con urgenza il sovraffollamento nella prigione di Jaw, a partire dal rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono stati incarcerati semplicemente per aver manifestato pacificamente per i propri diritti”.
L’articolo integrale di Alessia Ferri, "Bahrain, niente diritti nel carcere di Jaw", può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)