Bologna: il Pilastro oltre lo spaccio, tra riscatto e rigenerazione sociale

Dopo le polemiche per la scelta di Matteo Salvini di citofonare a una famiglia tunisina, il rione della periferia bolognese alza la voce e chiede rispetto per la propria storia, per il suo presente e per il suo futuro: “Qui cittadini e istituzioni impegnati da anni per il rilancio della zona”

Bologna: il Pilastro oltre lo spaccio, tra riscatto e rigenerazione sociale

BOLOGNA – Il Pilastro è un rione del Quartiere San Donato-San Vitale, zona nord est di Bologna. Era il 1991 quando finì sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali: in via Casini, cuore del Pilastro, la sera del 4 gennaio la banda della Uno Bianca trucidò, con una raffica di colpi, tra carabinieri, Andrea Moneta, Otello Stefanini e Mauro Mitilini, tutti di età compresa tra i 20 e i 22 anni. Il rione bolognese è tornato a tenere banco sui media mainstream ieri sera, quando Matteo Salvini, in città per la campagna elettorale, ha citofonato a una famiglia tunisina chiedendo, di fronte ai microfoni, “Voglio riabilitare il nome della sua famiglia, qualcuno dice che lei e suo figlio spacciate”.

“Vivo al Pilastro dal maggio 1966, sono stato uno delle prime 411 famiglie a venire a vivere nelle case popolari appena costruite”. A parlare è Oscar De Pauli, tra le altre – tante – cose, primo presidente dello storico circolo La fattoria, dove ancora oggi fa il volontario a tempo pieno. “Inizialmente, qui abitavano solo persone dei ceti più bassi, soprattutto immigrati, dalle montagne, dalle campagne, dai paesi limitrofi. Negli anni si è passati all’immigrazione dal sud Italia e anche di origine straniera. Grazie a una variante del piano urbanistico, l’amministrazione ha cominciato a promuovere anche l’accesso al ceto medio, tra insegnanti, artigiani, professionisti”. Tra anni Sessanta e Settanta, grazie anche all’impegno del Comitato inquilini, di cui De Pauli faceva parte, sono arrivate le prime conquiste di classe: i servizi, il trasporto pubblico, le scuole, gli ambulatori, i negozi, gli impianti sportivi. “Qui oggi non manca nulla: abbiamo tutti i servizi, una percentuale di verde altissima, tanti circoli, associazioni, strutture per persone con disabilità, biblioteche, spazi culturali. Quello che abbiamo noi, in altre zone di Bologna non c’è. E nemmeno in tante altre città italiane”.

E proprio queste associazioni, realtà di volontariato, reti di cittadini attivi da anni sono impegnate in un intenso lavoro di riqualificazione del nome del rione: “Il Pilastro è una zona della nostra città che in questi decenni è cambiata. Da quartiere dormitorio separato dal resto di Bologna, oggi il Pilastro è un luogo di molti servizi e con eccellenze culturali”, ha scritto il sindaco Virginio Merola su Facebook, rivendicando il proprio passato e il proprio presente: “Io in questo posto sono cresciuto e qui torno ogni settimana da mia madre”. Citando i 9 milioni di euro del bando periferie destinati a progetti per il Pilastro, dalla caserma dei carabinieri alla ristrutturazione della biblioteca, aggiunge: “Nessuno ha mai negato l’esistenza di problemi, di un tessuto sociale che si confronta anche con fenomeni di spaccio e microcriminalità, con il tema di chi viene posto agli arresti domiciliari dalla magistratura nelle abitazioni di edilizia popolare. Di questa questione vorrei discutere presto in Prefettura”.

La storia del Pilastro è complessa, ma esemplare – continua De Pauli –. La sua parte migliore si è sempre battuta perché la malavita fosse emarginata. L’ha fatto con i malavitosi arrivati in città decenni fa, lo fa oggi con gli spacciatori. Ma ci siamo sempre mossi nell’ambito della legalità. La droga, il consumo e l’abuso, lo spaccio, sono fenomeni molto seri, che non possono essere affrontati con una battuta”. Tra gli abitanti del Pilastro c’è anche Claudia Boattini, tra gli animatori del blog “Pilastro Bologna ” – la cui redazione è composta da cittadini-giornalisti volontari – nato all’interno di Pilastro 2016, progetto promosso dal Comune di Bologna nel 2016, 50° anniversario della fondazione del rione: “Insieme garantiamo l’informazione delle attività svolte da associazioni e comunità, facendo conoscere la storia e le curiosità di questo territorio, raccontando chi abita e lavora al Pilastro, raccogliendo foto, poesie e racconti di chi ha voluto collaborare con noi”, si legge online. “Qui al Pilastro si vive piuttosto bene – racconta Boattini –. Mio figlio sta cercando casa, si era trasferito in campagna ma ora vuole tornare. Personalmente, ritengo si viva molto meglio che nel centro storico. Sono sola da molti anni, di sera esco sola, non ho paura e non mi è mai successo nulla. Certo abbiamo i nostri problemi, lo spaccio c’è qui come ovunque. Ma le cose, negli ultimi anni, sono decisamente cambiate, e anche noi, collaborando, abbiamo fatto la nostra parte per abbattere i pregiudizi e gli stereotipi ancora legati, a torto, al nome del nostro rione. Ieri sera ci siamo sentiti offesi: Salvini ha dimostrato di non sapere nulla della nostra storia, né di conoscere minimamente cos’è oggi il Pilastro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Susi Realti di Mastropilastro , associazione di promozione sociale per lo sviluppo di attività e comunità, nata sempre nell’ambito dal progetto Pilastro 2016 per la riqualificazione e rigenerazione urbana del rione: “Con l’incursione di ieri sera ci siamo sentiti presi in giro: l’ex ministro degli interni, con le sue provocazioni elettorali ha buttato all’aria anni di lavoro, serio e impegnato, sul territorio. Il Pilastro non è quello che lui vuole far credere: è un’area viva, verde e solidale. Salvini ha dimostrato di non avere nessun rispetto per questa zona: è passato di fianco al cippo dei carabinieri uccisi nel 1991, non ha fatto una piega, nascosto com’era da uno sproporzionato cordone di forze dell’ordine. Ha detto che ci tornerà, lontano dalle telecamere. Stiamo a vedere”.

Con lo stesso orgoglio di De Pauli, Boattini e Realti, anche Simone Borsari, presidente del Quartiere San Donato, rivendica i passi avanti fatti dal Pilastro in questi ultimi anni: “Con impegno, fatica e determinazione la comunità sta percorrendo la strada del riscatto e del rilancio: certo è ancora lunga, ma è già abbondantemente avviata”. Borsari parla di riqualificazione urbana e rigenerazione sociale, di collaborazione per una convivenza civile: “È questo che fa paura”. Un lavoro portato avanti tra pubblico e privato, con associazioni ed educatori di strada, con servizi scolastici tra i più quotati della città. “È indubbio che persistano sacche di illegalità, che la sicurezza sia tra le domande più forti dei cittadini. Tanto c’è da fare ma tanto è anche già stato fatto. Però ci serve la collaborazione delle forze dell’ordine. La sicurezza si costruisce combattendo la criminalità ma anche favorendo l’integrazione”. Quanto a Salvini, Borsari scrive su Facebook: “Davanti ai cittadini del Pilastro avrebbe dovuto solo scusarsi. Per quello che non ha fatto quando era al Governo: non ha inviato gli agenti di polizia sul nostro territorio quando gli venivano chiesti; non ha modificato la legge che scarcera i piccoli spacciatori poco dopo il loro arresto; è corresponsabile del congelamento delle risorse del ‘Bando Periferie’ che se fossero arrivate senza quel colpevole ritardo, avrebbero permesso di costruire la Stazione dei Carabinieri già da tempo”.

Intanto, i cittadini del Pilastro hanno convocato, per venerdì 24 alle ore 18 una manifestazione pacifica dedicata a “chi ama il Pilastro”. L’appuntamento è davanti alla Biblioteca Spina Parco Mitilini, Moneta Stefanini. “Cerchiamo di essere tanti senza sigle di partito né slogan contro qualcuno. Solo persone che vogliono democrazia e vivibilità”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)