Boschi, “cibo” per tutti. I successi dell’agroalimentare basati anche sull’ambiente e quindi sulla tutela delle foreste

Il bosco è da proteggere perché rappresenta un ecosistema unico, con un grande patrimonio di biodiversità.

Boschi, “cibo” per tutti. I successi dell’agroalimentare basati anche sull’ambiente e quindi sulla tutela delle foreste

Boschi per l’agroalimentare. Boschi per tutti, anche per assicurare una corretta produzione di cibo. Passate le celebrazioni della Giornata mondiale dedicata alle foreste, e mentre si celebrano i nuovi successi dell’agroalimentare nazionale nel mondo, è bene tornare sul tema dei boschi: veri polmoni verdi per tutti e, appunto, anche per l’agricoltura.
Il tema è molto chiaro agli addetti ai lavori, meno per tutti gli altri. La presenza di boschi correttamente gestiti è fondamentale non solo per l’ambiente in generale, ma anche per la produzione agroalimentare attraverso una funzione essenziale: l’essere deposito di una biodiversità insostituibile. Che fa bene anche alla produzione agricola. Eppure, è stato spiegato proprio nei giorni scorsi, le foreste sono minacciate da incendi, parassiti, siccità e deforestazione senza precedenti, ogni anno rapporti e denunce descrivono l’abisso sull’orlo del quale siamo messi. A conti fatti, pare che ogni anno in tutto il mondo vengano persi circa 10 milioni di ettari di bosco. Se si guarda poi a casa nostra, la situazione non è certo migliore. La corretta gestione dei boschi e direttamente correlata a quella del territorio in generale e, guardando alla prodizione agricola, al consumo di suolo. Un fenomeno, quest’ultimo, che in regioni agricole per eccellenza, come per esempio la Lombardia, corre a passi da gigante. E sempre per fare qualche esempio per capire meglio, basta pensare al Piemonte dove, stando ad un allarme lanciato qualche giorno fa dagli agronomi e forestali della regione, su oltre un milione di ettari solo il 15% è correttamente gestito. Poi ci sono la siccità e gli incendi.
I coltivatori diretti hanno fatto notare che con la mancanza d’acqua ormai cronica e le temperature più alte, a causa dei cambiamenti climatici, cresce il rischio incendi in Italia dove nel 2022 si è registrato un +74% dei roghi rispetto alla media degli ultimi sedici anni (fonte Coldiretti).
Boschi da proteggere, dunque. Anche perché veri e propri “fattori della produzione agricola”. Per questo, proprio i coltivatori hanno pochi giorni fa un accordo con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco per avviare un rapporto di collaborazione sulla lotta e la prevenzione degli incendi, anche attraverso lo sviluppo di pratiche per la gestione delle emergenze. Sempre la siccità, d’altra parte, scatena anche la presenza di insetti dannosi alle foreste.
La morale è alla fine una sola e viene sintetizzata bene dai coltivatori diretti: il bosco è da proteggere perché rappresenta un ecosistema unico, con un grande patrimonio di biodiversità e una strategica capacità di assorbire Da proteggere – continua Coldiretti – c’è tutto un ecosistema forestale, con un grande patrimonio di biodiversità e una strategica capacità di assorbire anidride carbonica e mitigare i cambiamenti climatici, che integra attività umane tradizionali che vanno dalla raccolta dei tartufi e dei piccoli frutti alla ricerca dei funghi, dall’ecoturismo fino alla gestione del legname.
In altri termini, dietro ai successi dell’agroalimentare italiano ci sono anche i boschi dello Stivale. E per capire cosa tutto questo significhi, basta andare agli ultimi dati forniti in relazione all’andamento delle esportazioni: i prodotti agroalimentare italiani venduti in giro per il mondo hanno ormai un valore di oltre 60 miliardi di euro. Un tesoro per il quale, oltre che con la lotta contro i falsi agroalimentare e per la corretta informazione, può essere tutelato anche attraverso una corretta visione integrale dell’ambiente dal quale origina e del quale i boschi sono parte essenziale.

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Fonte: Sir