Brasile: dilaga la discriminazione razziale, fenomeno sempre più strutturale

L’omicidio di João Alberto Silveira Freitas dello scorso 19 novembre fa riesplodere il dibattito sul razzismo in Brasile. Perché è morto picchiato da due addetti alla sicurezza di un supermercato di Porto Alegre, che lo hanno immobilizzato a terra fino a soffocarlo. I neri sono in maggioranza tra i carcerati (66,7%) e tra il totale delle vittime di violenza (74,4%)

Brasile: dilaga la discriminazione razziale, fenomeno sempre più strutturale

L’omicidio di João Alberto Silveira Freitas dello scorso 19 novembre fa riesplodere il dibattito sul razzismo in Brasile. Perché è morto picchiato da due addetti alla sicurezza di un supermercato di Porto Alegre, nel sud del paese, che lo hanno immobilizzato a terra fino a soffocarlo, con una dinamica che ricorda quanto accaduto a George Floyd negli Stati Uniti. E perché era nero, un dato importante dove oltre il 56% dei cittadini si considera “nero” e, allo stesso tempo, la discriminazione razziale è un dato strutturale. In relazione a questo evento sono state arrestate tre persone (i due addetti alla sicurezza e un dipendente del supermercato), accusate, insieme ad altre tre, a vario titolo, di omicidio colposo.

Il concetto di “razza” nel paese sudamericano è rivendicato anche tra le scienze sociali, a differenza di quanto avviene da noi. Con il termine “negro” si intende l’insieme di neri e “pardos”, ossia persone con discendenza e caratteristiche fisiche miste, e viene considerato con uno strumento di “emancipazione”. “Tutti i progressi fatti in Brasile sono il risultato della pressione e dell’azione del "movimento negro"”, dice a Osservatorio Diritti Guilherme de Azevedo, sociologo del diritto dell’università Unisinos di Porto Alegre. Progressi importanti, che oggi sono messi a rischio dall’azione politica del governo di Jair Bolsonaro.

Omicidi selettivi. Secondo Azevedo, per combattere il razzismo bisognerebbe subito “ridiscutere la politica di contrasto alla droga, responsabile del genocidio di neri, tanto fra i poliziotti quanto tra i trafficanti”, continua Azevedo. Qualche dato aiuta a capire la situazione da questo punto di vista. Per esempio, sebbene ai ranghi inferiori delle forze dell’ordine i neri sono il 40% e in quelli superiori il 20% del totale, le vittime d’omicidio sono il 65,1%. “Anche un vigilante nero in un supermercato o in centro commerciale è più attento e selettivo nei confronti di altri neri che non dei bianchi. Per non parlare dell’atteggiamento della polizia nelle strade e nei quartieri più poveri. Il risultato finale è che i poliziotti neri uccidono i neri”, dice ancora Azevedo.

I neri sono in maggioranza anche tra i carcerati (66,7%) e tra il totale delle vittime di violenza (74,4%). Inoltre, concentrando l’attenzione sulle vittime di assassini di sesso maschile, si scopre come in oltre il 75% dei casi queste siano neri. E fra le donne questa percentuale, sul totale della popolazione, è del 68%. E la tendenza è al peggioramento: gli omicidi di bianchi sono in calo di oltre l’11%, mentre quelli dei neri aumentano di una percentuale simile (+11,5% gli uomini, +12,4% le donne).

L’articolo integrale di Matteo Finco (da Porto Alegre, Brasile), “Black Lives Matter: Brasile (ancora) alle prese con il razzismo dilagante, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Sir