Conferenza internazionale sull’Aids, le proposte di Medici senza frontiere

L’organizzazione: “I dati attuali sull’Hiv mostrano che la risposta nella lotta alla diffusione del virus sta facendo passi indietro in termini di copertura e velocità nella risposta alla malattia”. Ecco le 4 proposte di Msf

Conferenza internazionale sull’Aids, le proposte di Medici senza frontiere

Msf partecipa alla 24° Conferenza Internazionale sull’Aids  che si apre oggi a Montreal fino al 2 agosto. I dati attuali sull’Hiv mostrano che la risposta nella lotta alla diffusione del virus sta facendo passi indietro in termini di copertura e velocità nella risposta alla malattia”, afferma l’organizzazione, che porterà all’attenzione della conferenza di Montreal alcuni punti fondamentali.

“Il quadro attuale non appare positivo perché stiamo perdendo terreno rispetto alle conquiste degli ultimi 20 anni nella lotta all’Hiv. L’impatto negativo del Covid-19 unito alle pericolose lacune nei finanziamenti ai programmi per l’Hiv stanno bloccando i progressi fatti in alcuni paesi mentre in altri la situazione sta addirittura peggiorando - dichiara il dott. Bern-Thomas Nyang’wa, responsabile medico di Medici Senza Frontiere -. I nostri team impegnati nei progetti per l’Hiv vedono quotidianamente le conseguenze di questa situazione: meno prevenzione, meno test, meno accesso alle cure. In molti paesi, la mortalità delle persone sieropositive è in aumento. Se non vogliamo perdere la battaglia contro l’HIV, dobbiamo subito focalizzare tutti i nostri sforzi sulle persone a maggior rischio e colmare immediatamente le lacune nei finanziamenti”.  

Quattro i punti fondamentali che Medici Senza Frontiere presenterà alla Conferenza. Eccoli. 
Necessità di un maggiore impegno politico dei donatori internazionali, “soprattutto in occasione del rilancio del Global Fund a settembre prossimo per rilanciare la lotta all’Hiv nei prossimi anni e recuperare l'impatto negativo del Covid-19. I fondi che verranno chiesti a settembre sono destinati al biennio 2024-2026 – afferma l’organizzazione -, ma già ora sono necessarie risorse aggiuntive per colmare le lacune più urgenti. Senza un impegno forte dei donatori internazionali, i paesi più colpiti difficilmente riusciranno a trovare le risorse interne necessarie e questo acuirà ancora di più il divario nella risposta a livello globale”.

Ridurre la mortalità concentrandosi sulle persone più a rischio e favorire una diagnosi precoce. “Test e farmaci non disponibili o a costi elevati favoriscono diagnosi ritardate e di conseguenza un aumento di complicazioni gravi, degenze ospedaliere più lunghe e un tasso di mortalità più elevato. Il Covid-19 ha impattato notevolmente sull’accesso rapido alle cure, per questo è necessario che le persone con Hiv possano ricominciare o iniziare subito la cura, solo così sarà possibile ridurre la mortalità per Aids a meno di 250.000 persone all’anno entro il 2025 e raggiungere l’obiettivo globale (per il 2020, l’Unaids aveva stimato una riduzione di meno di 680.000)”.

Rendere disponibile e accessibile il Cabotegravir - Long Acting (CAB-LA), un nuovo farmaco antiretrovirale fondamentale per prevenire nuove infezioni da Hiv nelle persone ad alto rischio, raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) durante la conferenza. Msf vuole avviare un progetto con il CAB-LA per le persone a maggior rischio in Mozambico e in Swaziland.

Sottolineare il ruolo centrale delle comunità nei programmi per la lotta all’Hiv per rendere la prevenzione, la diagnosi e il trattamento più vicini ai pazienti. “La gestione delle forniture mediche a livello comunitario ha già dato segni positivi e consente di superare le barriere di accesso alle cure in sistemi sanitari a basse risorse”, conclude Msf.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)