Congo, "genocidio di un popolo": l'appello di padre Zanotelli

Il missionario comboniano rivolge un appello a giornalisti e giornaliste perché facciano conoscere la drammatica situazione in cui vive la popolazione della Repubblica democratica del Congo

Congo, "genocidio di un popolo": l'appello di padre Zanotelli

"Il mio è un pressante appello a voi giornalisti e giornaliste perché facciate conoscere la drammatica situazione in cui vive la popolazione" della Repubblica democratica del Congo. Le parole sono di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano con una lunga esperienza di lavoro in Africa nonchè volto storico del movimento pacifista italiano: il suo appello è stato pubblicato da Focus on Africa.

"Alcuni anni fa- si legge nel messaggio del religioso- vi avevo rivolto un altro appello, 'Rompiamo il silenzio sull'Africa', con il quale non vi chiedevo atti eroici, anche perché sappiamo bene che i media sono nelle mani dei 'poteri forti', ma uno sforzo per diffondere qualche notizia in più sui tanti drammi che vivono i popoli dell'Africa. E ringrazio tutti coloro che continuano a prodigarsi per questo".

"Ora - prosegue padre Zanotelli - sono qui a chiedervi di fare lo stesso per il Congo che vive una immensa tragedia. È stato il noto ginecologo congolese, Denis Mukwege, a lanciare un grido di aiuto all'Occidente per il suo popolo, durante il suo soggiorno a Napoli. Il Premio Nobel per la Pace, nella sua lectio magistralis per la laurea Honoris Causa, conferitagli il 6 dicembre, dall'Università di Napoli Federico II, ha denunciato l'"umanesimo variabile" dell'Occidente. Lo ha fatto mettendo a confronto la spaventosa guerra che insanguina il Congo, che non mobilita le coscienze dei Paesi ricchi, e la guerra in Ucraina che ha visto 'uno slancio di umanità e solidarietà senza precedenti'. Nel pomeriggio, ospite del Centro missionario di Napoli, Il Premio Nobel - ricorda Zanotelli - ha evidenziato ulteriormente l'ipocrisia occidentale e l'ignavia della nostra stampa. È incredibile notare quanto sia abbondante l'informazione sulla guerra ucraina e quanto silenzio ci sia sulla guerra in Congo, ma anche su tanti altri conflitti africani dimenticati, come quello in Sud Sudan".

"Una guerra, quella del Congo - scrive Zanotelli -, che dura da sessant'anni e ha già fatto dodici milioni di morti. E tutto questo per l'immensa ricchezza mineraria del Congo che è diventata la sua maledizione. Nel Paese, infatti, ci sono i minerali essenziali per l'high-tech come il coltan (80 per cento della produzione mondiale), il cobalto, il litio, (e molti altri) che sono elementi fondamentali per i nostri telefonini, per le pile elettriche delle nostre auto… Tutti questi minerali, frutto, spesso, del lavoro dei bambini, non passano per Kinshasa (la capitale del Congo), ma vengono trasferiti illegalmente in Uganda e in Rwanda, per entrare poi nel circuito internazionale. A guadagnarci è soprattutto l’Occidente e le multinazionali, ma a perderci è il Congo, classificato come il terzo paese più povero del mondo. La maledizione del ‘gigante’ dell’Africa è la sua ricchezza mineraria. Ecco perché il Ruanda sta facendo la guerra al Congo per annettere le confinanti province dell’Ituri e del Nord Kivu, ricche di questi minerali. Lo fa oggi tramite il Movimento 23 marzo (M23) che sta avanzando verso Goma, il capoluogo del Nord- Est. (Oltre al M23 ci sono altri gruppi che incutono terrore come il Maj-Maj e le Forze Democratiche Alleate). Il movimento M23 lascia dietro a sé una scia di sangue e di orrore: stupri come arma di guerra, neonati uccisi e pestati in mortai di legno, donne incinte sventrate e altri atti ancora più orribili. A fronteggiare questa spaventosa situazione c’è l’Esercito Congolese e la missione Onu per la stabilizzazione del Congo, nota come Monusco, forte di 15.000 soldati, ma incapace di assicurare una protezione alla popolazione. Ma nel Nord-est del Congo ci sono oggi anche soldati dell’Uganda, del Burundi e del Sud Sudan. Non solo,  ora anche il Kenya ha inviato, in nome della comunità dell’Africa Orientale, 900 soldati keniani. “La parola giusta per definire quanto accade nel Kivu — ha detto il vescovo di Butembo, Melchisedek Sikul – è genocidio”.

"Tutto questo - aggiunge padre Zanotelli nel suo messaggio - ha indotto mezzo milione di congolesi a fuggire nei Paesi vicini e sei milioni a cercare rifugio in altre parti del Congo. La situazione è talmente grave che molti temono che possa scoppiare la seconda guerra internazionale africana. ( La prima è stata combattuta dal 1998 al 2003 ed ha coinvolto otto Paesi e 25 gruppi armati, provocando ben cinque milioni di morti) Non dimentichiamoci che dietro alle forze in campo in Congo ci sono le grandi potenze: Usa, Ue, ma anche la Russia e soprattutto la Cina. In questo contesto è provvidenziale il viaggio apostolico di Papa Francesco in Congo e nel Sud Sudan (annullato lo scorso luglio a causa dei problemi al ginocchio del Pontefice)".

"Il mio - conclude quindi padre Zanotelli- è un appello accorato a voi giornaliste e giornalisti perché possiate divulgare più spesso notizie sulla guerra in Congo, che è un genocidio. Non si vuol parlare di genocidio perché l'Occidente ha troppi interessi in quel Paese! E questa crudeltà può cessare solo se intervengono le democrazie occidentali. Rompiamo il silenzio sul Congo e sul suo popolo crocifisso".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)