Coronavirus, stop a discoteche e balli all’aperto. Speranza: “Non vanifichiamo gli sforzi fatti”

L’annuncio del ministro Speranza. Ma i gestori protestano: “La discoteca è come sempre un grandioso capro espiatorio di piaghe sociali come l’alcol, la droga, la violenza. E ora capro espiatorio di un virus che ci risulta di carica virale bassissima”. Boccia: “L’Italia resta uno dei paesi più sicuri al mondo”

Coronavirus, stop a discoteche e balli all’aperto. Speranza: “Non vanifichiamo gli sforzi fatti”

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova ordinanza che prevede la “sospensione delle attività del ballo, all’aperto e al chiuso, che abbiano luogo in discoteche e in ogni altro spazio aperto al pubblico”. “I numeri del contagio in Italia - scrive Speranza - anche se tra i più bassi in Europa, sono in crescita. Non possiamo vanificare i sacrifici fatti nei mesi passati”.
“La nostra priorià – ribadisce - deve essere riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza”. La nuova ordinanza prevede anche “l’obbligo di mascherina anche all’aperto dalle 18 alle 6 nei luoghi dove c’è rischio di assembramento”.

I gestori delle discoteche protestano: “Noi capro espiatorio”. “La Conferenza Stato regioni decreta la chiusura delle attività di intrattenimento. Prendiamo atto del provvedimento, basato su un aumento dei contagi. Non ci sentiamo responsabili. Le nostre attività hanno lavorato al pari di altri settori della società: la gente vive a contatto e spesso si assembra in ogni dove da due mesi a questa parte. In spiaggia, al bar, per strada, ovunque. Nonostante ciò tutte le attività restano aperte!” Cosi’ Maurizio Pasca, presidente Silb Fipe – Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da ballo e di spettacolo – commenta la decisione di chiudere i locali da ballo.

“Ma la discoteca è come sempre un grandioso capro espiatorio– continua Pasca -. Capro espiatorio di piaghe sociali come l’alcol, la droga, la violenza, che secondo le statistiche trovano sfogo al di fuori di essa e non dentro. E ora, capro espiatorio di un virus che ci risulta di carica virale bassissima. Secondo il titolare del reparto di microbiologia di Treviso, addirittura difficile da trovare. Abbiamo sanificato, tracciato, imposto regole come tutti. E ora pare che l’avanzamento del virus sia imputabile a noi, ai giovani e alle vacanze! Ma una cosa faremo: osserveremo nei prossimi mesi se a discoteche chiuse il ‘contagio’ si fermera’! Lo osserveremo attentamente, e agiremo di conseguenza. Per ora, chiediamo al Governo aiuti fattivi per le nostre aziende, che sono chiuse da fine febbraio e hanno dipendenti, affitti, tasse da pagare come tutte le altre realtà imprenditoriali”.
A fine emergenza, “chiariremo a media e opinione pubblica la sostanza di un pregiudizio vergognoso - conclude Pasca -. Qualunque categoria sociale ha le pecore nere. Ciò non significa che la categoria sia nera. Se un insegnante vessa i ragazzi non significa che tutto il corpo docente sia da infamare. Se uno su tremila uno non rispetta le regole non significa che gli altri 2.999 siano rei di comportamenti irresponsabili. La discoteca è un luogo come altri. Gestita da imprenditori che fanno rispettare le regole. I comportamenti non sono imputabili al luogo, bensì agli esseri umani che li compiono. Dentro una discoteca così come altrove”.

Boccia: “Italia resta uno dei paesi più sicuri al mondo”. “So che i giovani, e non solo, amano ballare; e li capisco. Ma non si può rischiare che si balli nelle discoteche, nei lidi, nei bar o nei ristoranti o in ogni luogo in cui il contagio può diffondersi rapidamente”. Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le autonomie, lo scrive su Facebook. “L’Italia resta uno dei Paesi più sicuri al mondo per la sicurezza sanitaria; questa condizione non è casuale ma figlia dei sacrifici che abbiamo fatto e che vanno difesi”, aggiunge Boccia. “Utilizziamo il passaggio parlamentare del Dl agosto per ristorare le attività che subiranno perdite“, prosegue il ministro. “Ora è il momento di andare avanti, limitando al massimo le attività che presuppongono contatti fisici e assembramenti incontrollabili”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)