Covid, Fabi: 311 miliardi di aiuti pubblici in prestiti, con lo stop sarà emergenza

"Urgente prorogarli tutti, a rischio 1,2 milioni tra imprese e famiglie". Il quadro che emerge dalla "Mappa degli aiuti di Stato sui prestiti bancari" realizzata dalla Fabi

Covid, Fabi: 311 miliardi di aiuti pubblici in prestiti, con lo stop sarà emergenza

In totale 311 miliardi di euro, così ripartiti: circa 60 miliardi di moratorie ancora attive, a fronte di 500mila sospensioni accordate, tre milioni di richieste di finanziamenti presentate, più di 220 miliardi di prestiti garantiti da Mediocredito centrale e 31 miliardi quelli erogati attraverso Sace. È il bilancio del sostegno che il settore bancario, con il supporto dello Stato, in termini di garanzie, ha assicurato alle imprese e alle famiglie italiane. Una parte delle misure, tuttavia, non è più attiva, altre scadranno tra pochi mesi col risultato che oltre 1,2 milioni di soggetti, tra cittadini e aziende, potrebbe trovarsi in enorme difficoltà: lo scenario è quello di una emergenza di liquidità a livello nazionale che potrebbe portare a dissesti finanziari e fallimenti. Questo il quadro che emerge dalla "Mappa degli aiuti di Stato sui prestiti bancari" realizzata dalla Fabi.

"Lo Stato e il settore bancario, anche grazie agli sforzi e al lavoro quotidiano delle lavoratrici e dei lavoratori delle stesse banche, hanno svolto un ruolo essenziale, durante la pandemia, per sostenere l'economia italiana: le agenzie bancarie sono rimaste sempre aperte e il personale ha costantemente supportato tutta la clientela- spiega commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni- Alcune misure di sostegno introdotte dai governo non sono più in vigore e altre scadranno tra pochi mesi: perciò è urgente prorogare tutti gli aiuti pubblici per imprese e famiglie, sia riattivando le moratorie sui vecchi prestiti sia estendendo le garanzie sui nuovi finanziamenti oltre il termine attuale del 30 giugno prossimo. Condivido in pieno, pertanto, l'appello rivolto al governo italiano dal presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. Oltre un milione di imprese e famiglie potrebbero trovarsi in grandissima difficoltà. La pandemia durerà ancora a lungo e l'economia subirà danni per molto tempo", avverte Sileoni.

A due anni dall'inizio della pandemia, il bilancio dei prestiti garantiti "mostra cifre da capogiro perché se l'impatto del virus sull'economia italiana è stato profondo ed esteso, altrettanto valide sono state le misure attivate dal governo". E così, se il calo dei ricavi e la caduta dei margini di redditività sono stati i segnali di una battuta di arresto del sistema produttivo italiano negli ultimi 18 mesi, "la crescita delle misure di sostegno governative ha decisamente consentito alle imprese tricolori di resistere all'urto della pandemia e di governare l'incertezza".

Le imprese italiane "hanno imparato solo in parte a resistere a una crisi inaspettata e governarne l'incertezza- avverte Fabi- il vero stress test è infatti ancora atteso nel corso del 2022, quando le imprese italiane dovranno fare i conti con la fine delle moratorie, le restrizioni sui finanziamenti riduzione al 60% le garanzie del Fondo centrale di garanzia sui finanziamenti per liquidità per operazioni di importo superiore a 30mila e dal 90% al 80% su quelle di importo entro i 30mila) e l'introduzione di una tassa occulta sotto forma di commissione che non serviranno certamente a incoraggiare la qualità economico-finanziaria del sistema imprese e che non aiuteranno a governare la fase, appena avviata, di eliminazione graduale".

Nel panorama europeo, spiega Fabi, l'Italia - insieme alla Spagna - non solo si distingue per la percentuale di ricorso ai finanziamenti assistiti da garanzia pubblica (circa il 5% dei in essere del sistema bancario), ma vanta anche il primato del grado di copertura più elevato con un 85% medio rispetto alla Spagna e Germania (80%) e Francia (55%).

La geografia complessiva delle concessioni ci mostra però "un quadro ancora una volta a due velocita perché più del 50% delle operazioni complessive sono state presentate nelle regioni con il maggior numero di imprese e lavoratori del territorio nazionale e che, probabilmente, sono anche state colpite in maggior misura dalla crisi".

La mappatura dei 250 miliardi di aiuti, spiega Fabi, racconta che la maggior fetta è andata alle regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna), seguite da quelle del Centro quali Lazio, Toscana, Abruzzo, Umbria e Marche. Il tessuto delle piccole e medie imprese italiane, che è concentrato nel Sud Italia, sebbene abbia invece ricevuto solo il 18,7% dei finanziamenti complessivi, è quello che vanta il primato - dopo le prime cinque del Nord - per gli importi fino a 30mila euro. Resta invece ancora penalizzato nella categoria di prestiti di importo superiore a 30mila, dove il Mezzogiorno raccoglie solo il 17,6% delle risorse di aiuti complessivi, a fronte del 52,3% dell'area settentrionale d'Italia e del 24,2% del distretto del Centro Nord. Se i finanziamenti sono stati destinati a tutte le attività economiche sul territorio italiano, la classe dimensionale più rappresentativa è stata quella dei prestiti di importo superiore ai 30mila euro che ha attratto quasi il 90% delle risorse complessivamente utilizzate. La quota residuale del 10% è andata invece a favore di operazioni di importo inferiore a 30mila euro.

Con 2.578.052 domande presentate, per un importo globale di circa 221 miliardi, il dettaglio degli aiuti sotto forma di prestiti garanzia si presenta così distribuito: 1.179.579 le richieste di finanziamento fino a 30mila euro per un totale di 22,9 miliardi (importo medio di 19.476 euro) e 1.398.473 le richieste di finanziamento superiori a 30mila euro per un totale di 197,5 miliardi (importo medio di 141.258 euro).

Analizzando nel dettaglio le operazioni di importo superiori a 30mila euro, spiega Fabi, sino a ora la maggior fetta di finanziamenti è andata alle regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) con 103,3 miliardi, assorbendo circa il 52,3% delle risorse complessive per questa fascia di importo. Segue l'area del Centro Nord con 47,7 miliardi, di cui il 37% destinato al Lazio, il 34% alla Toscana, l'8% all'Abruzzo e il restante 21% distribuito tra Umbria e Marche. Il tessuto delle piccole e medie imprese tricolori, che è concentrato nel Sud Italia, ha invece ricevuto solo il 17,62% dei finanziamenti superiori a 30mila euro. In particolare, il Molise e la Basilicata sono le regioni con le percentuali più basse di aiuti pubblici in questa categoria di importo (rispettivamente lo 0,3% e lo 0,5%), seguite da Calabria (1%) e Sardegna (1,4%).

Anche in termini di numero di operazioni, le regioni con il numero inferiore di richieste sono rappresentate dal Molise (5.411) e Basilicata (8.442) - rispetto a un numero nazionale medio di 1-398.473 - che insieme a Sicilia, Puglia e Basilicata hanno beneficiato complessivamente lo 0,8% delle operazioni totali. Tra le regioni del Meridione, il picco di finanziamenti è stato erogato in favore della Campania che con il 6,5% del totale delle risorse erogate per classe di importo, ha beneficiato di 12,9 miliardi di euro di aiuti statali. In termini di distribuzione e concessione, le percentuali e i grandi numeri si ripetono anche con riferimento alle operazioni di importo inferiore a 30mila euro, dove, su 1.179.579 operazioni, più di un quarto sono state presentate nelle regioni con il maggior numero di imprese e lavoratori del territorio nazionale e che, probabilmente, sono anche state colpite in maggior misura dalla crisi: si tratta della Lombardia (16,4%) e Lazio (9,1%) seguite dall'Emilia Romagna (8,8%) e Veneto (8,2%). (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)