Covid, la minaccia alla sicurezza alimentare nel terzo mondo

Un’indagine sui mezzi di sussistenza in nove paesi vulnerabili in Asia, Africa e Sud America. È la nuova iniziativa della ong Coopi: “La riduzione della capacità di produrre e distribuire cibo, unita alla diminuzione del potere d'acquisto delle persone, sta compromettendo l'accesso a un’alimentazione sufficiente e nutriente”

Covid, la minaccia alla sicurezza alimentare nel terzo mondo

Un’indagine per comprendere gli effetti del Covid-19 sulla sicurezza alimentare nei paesi del terzo mondo, con l’obiettivo di elaborare interventi capaci di preservare i mezzi di sussistenza, contribuendo alla ripresa delle comunità e allo sviluppo economico a lungo termine. È la nuova iniziativa della ong Coopi, attiva da più di cinquant’anni nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario nei paesi più poveri al mondo.

“La pandemia sta colpendo direttamente i sistemi alimentari, incidendo sia sull’offerta che sulla domanda di cibo – spiega lo staff di Coopi –. La riduzione della capacità di produrre e distribuire cibo, unita alla diminuzione del potere d'acquisto delle persone, sta compromettendo l'accesso a un’alimentazione sufficiente e nutriente, soprattutto nei paesi colpiti dal coronavirus o con alti livelli di insicurezza alimentare. Con l'imposizione delle restrizioni alla circolazione, i piccoli agricoltori che producono per l'esportazione hanno perso l'accesso ai mercati globali. In più, le catene di approvvigionamento di sementi, fertilizzanti, insetticidi e bestiame sono fortemente colpite, e l'accesso ai terreni agricoli è limitato, così come il trasporto delle merci verso gli impianti di lavorazione o verso i mercati. Di conseguenza la produzione, la capacità di raccolta e l'accesso dei lavoratori informali ai salari sono ridotte”.

L’indagine sarà divisa in due parti: un’analisi del contesto nazionale di ciascun paese e un questionario. Nella prima parte, per tracciare un quadro generale della situazione economica, si effettuerà una ricerca basata su una serie di rapporti istituzionali: quello dell’ufficio per il coordinamento delle emergenze della Nazioni Unite, del Programma alimentare mondiale, della Fao, dell’Oil e dei gruppi di lavoro del Global Food Security Cluster Covid-19.

Nella seconda parte, per meglio comprendere la situazione delle comunità locali in termini di consumo e accesso al cibo e ai mezzi di sussistenza, verrà distribuito un questionario in nove Paesi tra Africa, Asia e Sud America: nello specifico si analizzerà la situazione della Repubblica Democratica del Congo, Niger, Mali, Nigeria, Etiopia, Iraq, Bolivia, Ecuador, Guatemala. Nell’arco di tre mesi, per tre volte, lo staff di Coopi intervisterà 200-250 persone in media per paese, beneficiari dei progetti, per studiare il contesto precedente al Covid, la situazione attuale e i cambiamenti intercorsi nel lasso di tempo della pandemia. Il campione, per essere rappresentativo, si concentrerà su un'area omogenea in relazione alle caratteristiche socioeconomiche, urbane, periurbane e rurali.

“Le conseguenze della pandemia non si misurano solo a livello di mobilità e mortalità, ma anche sul piano della tenuta socioeconomica – concludono da Coopi –. Le misure di contenimento e di distanziamento sociale hanno causato un rallentamento della produzione e una riduzione dei consumi: la vita di milioni di persone, soprattutto quelle che vivono nei Paesi in crisi umanitaria, sono (e saranno) pesantemente colpite”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)