Diritti umani, le forze dell’ordine di Bogotà sotto accusa

Le organizzazione le ritengono responsabili di quel che è accaduto dal 9 settembre in avanti: 14 morti in pochi giorni, violenze di ogni genere, armi ad altezza uomo, pestaggi di civili. Cosa sta accedendo in Colombia

Diritti umani, le forze dell’ordine di Bogotà sotto accusa

Le forze dell’ordine di Bogotà finiscono al centro delle denunce delle organizzazioni dei diritti umani che le ritengono responsabili di quel che è accaduto dal 9 settembre in avanti: 14 morti in pochi giorni, violenze di ogni genere, armi ad altezza uomo, pestaggi di civili. E anche una giornalista che ha dichiarato di essersi dovuta togliere i vestiti davanti ai poliziotti ed essere stata vittima di “comportamenti umilianti”. In questi giorni, inoltre, in Colombia stanno circolando centinaia di video che mostrano gravi abusi di potere.

Il contesto. Le nuove manifestazioni sono scattate con l’uccisione dell’avvocato Jarvier Ordóñez da parte degli agenti, ma il malumore cresceva da tempo. L’economia del paese è in picchiata, tanto che la commissione economica per l'America latina delle Nazioni Unite stima un -10% di Pil a fine anno. E l’origine di tutto va fatto risalire perlomeno al novembre dello scorso anno, quando le riforme neoliberiste del governo di Iván Duque Márquez avevano fatto esplodere le prime manifestazioni, poi bloccate dall’arrivo della pandemia.

I dati. L’ong Temblores analizza gli abusi da ormai 18 anni e calcola che tra il 9 e il 12 settembre abbiano perso la vita 14 persone. Inoltre, durante gli scontri ci sono stati 300 feriti, tra cui 63 colpiti da proiettili vaganti. L’organizzazione raccoglie anche le denunce presentate in Colombia contro la polizia e conta che ne siano state presentate 320 da inizio 2020 e, tra queste, ben 150 solo la notte del 9 settembre.

Le responsabilità. Sono sempre di più le voci di chi chiede le dimissioni del ministro della Difesa, Carlos Holmes Trujillo, che però ha solo promesso indagini interne. Eppure le accuse sono gravi. Temblores ha scritto nei scorsi giorni: “Tra le varie pratiche della polizia che minacciano la convivenza e l'ordine costituzionale, ieri abbiamo registrato l'uso indiscriminato delle armi da fuoco, l'uso di armi non in dotazione come bastoni e spranghe di ferro, lo scambio e la consegna di armi a civili incappucciati, la presenza di agenti non identificati per strada e l'occultamento delle placche di riconoscimento con il numero di identificazione”. In altre parole, dunque, l’ong ritiene che ci sia “una chiara politica interna alla polizia metropolitana”.

L’articolo integrale di Samuel Bregolin (da Bogotà, Colombia), Polizia colombiana sotto accusa: violenze, torture e spari contro i civili, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)