Elezioni. Avviso Pubblico, appello ai candidati: “Parlate di mafie e corruzione”

Appello presentato stamattina, assieme a Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, Enzo Ciconte, storico delle organizzazioni criminali. Montà (Avviso Pubblico): “Necessario rinunciare ad ogni singolo voto dei mafiosi, che possono influire pesantemente sul risultato elettorale”

Elezioni. Avviso Pubblico, appello ai candidati: “Parlate di mafie e corruzione”

#Nosilenziosullemafie. È questo il titolo dell’appello, rivolto alle candidate e ai candidati alle elezioni politiche del 25 settembre, che Avviso Pubblico ha presentato questa mattina nel corso di una videoconferenza, insieme a Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, Enzo Ciconte, storico delle organizzazioni criminali e Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico.

Un appello che vuole sollecitare i candidati e le candidate alle prossime elezioni a parlare di mafie e corruzione nel corso della campagna elettorale e ad impegnarsi, se eletti/e, a portare avanti cinque politiche e cinque proposte di impegno che l’associazione ha elaborato, recependo le istanze di più di 500 enti locali e 11 Regioni attualmente associate, nonché monitorando costantemente i lavori di Camera e Senato tramite il suo Osservatorio parlamentare.

Ci sono politiche da perseguire e riforme da approvare, lavori che il Parlamento attualmente in carica non ha concluso, leggi che aspettano di essere emanate da tempo. “Chiediamo un impegno per i candidati e le candidate e, al contempo, come già fatto anche in occasione dell’ultima tornata di elezioni amministrative, anche alla cittadinanza tutta, a cui ribadiamo l’importanza di andare a votare - dichiara Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico -. A candidati e candidate chiediamo, in primo luogo, di parlare di mafie, coinvolgendo la popolazione e assumendo impegni concreti sul tema. È necessario, inoltre, rinunciare ad ogni singolo voto dei mafiosi che, in certi contesti, possono anche influire pesantemente sul risultato elettorale, condizionando la composizione del futuro Parlamento. Con questo appello proponiamo una visione sistemica e complessiva su mafie e corruzione. L’appello si compone di dieci punti, cinque proposte di politiche e cinque proposte di impegno”.

A seguire lo storico delle organizzazioni criminali, Enzo Ciconte, ha sottolineato: “La prima considerazione da fare è che se, a quarant’anni di distanza dall’omicidio dalla Chiesa e a trenta dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio, è ancora necessario un appello per parlare di mafie e criminalità organizzata, vuol dire che ancora qualche problema c’è su questo tema. La mafia, del resto, in questi anni, non è affatto scomparsa dalla società: forse si è eclissata dalla narrazione di grandi mass media. Bisogna chiedersi, innanzitutto, le ragioni di ciò: una possibile risposta può essere che, oggi, ci sono problemi percepiti come più importanti di cui parlare, tra cui la crisi economica in corso”.

“Bisogna però riconoscere che le mafie agiscono nei gangli della società e dei livelli decisionali del Paese e, pertanto, incidono anche su questi problemi, che vengono percepiti come più urgenti e attuali – ha continuato -. Un altro motivo risiede nel timore che alcuni candidati e candidate potrebbero avere nel sollevare pubblicamente il tema. Per alcuni di loro, cioè, potrebbe riproporsi la tentazione di non parlare di mafia per non perdere voti e consenso. Si tratta di un grave errore, anche di valutazione: esiste, e va riconosciuta, una maggioranza di persone che vuole essere chiamata a raccolta contro le mafie”.
“I punti dell’appello sono tutti di natura politica, e non solo di ordine pubblico. È a livello politico, dunque, che si deve intervenire: parlare di mafie rafforza, dunque, in primo luogo, la democrazia”, ha concluso Ciconte.

A chiudere la conferenza stampa Rosy Bindi, già presidente della Commissione parlamentare antimafia, la quale ha ribadito come “la lotta alle mafie deve costituire un elemento di unità della politica perché le mafie vanno riconosciute come nemiche della democrazia stessa. Il silenzio su questo tema durante la campagna elettorale, benché non sia una novità, rimane incomprensibile”.
“Il primo invito va, dunque, rivolto, ai Partiti politici che, come recita la Costituzione, concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Bisogna guardare, in primo luogo, alla sostanza del metodo democratico, a partire dalla selezione della classe dirigente del Paese. Il tema mafie va, dunque, liberato dall’attenzione dei soli gruppi specialistici che se ne occupano. È un argomento che riguarda tutti e le forze politiche dovrebbero esserne consapevoli, proponendo percorsi di formazione, a partire dalle stesse classi dirigenti interne e sul territorio, specialmente in quelle zone dove sono frequenti gli scioglimenti dei comuni per mafia”.

“Lo Stato nel corso degli anni ha vinto la battaglia contro la mafia delle stragi. Quella di oggi è, però, se possibile anche più insidiosa. Oggi la mafia ha più complici che vittime. In questo quadro, così difficile e complesso, è necessario che il legislatore sia ancora più avveduto e raffinato. Ci sono tanti settori che sono oggetto degli interessi mafiosi, e vengono citati nell’Appello. La sfida per il legislatore di domani sarà quella di saper normare tutti gli ambiti del nostro vivere civile con maggior rigore per combattere efficacemente le mafie”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)