Famiglia, nel 2022 nel Mezzogiorno reddito disponibile per abitante più basso d’Italia

Nel 2022, il Pil in volume è aumentato del 4,3% nel Nord-est, del 4,2% nel Centro, del 3,6% nel Mezzogiorno e del 3,1% nel Nord-ovest (+3,7% a livello nazionale). Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite. Nel 2022 il reddito disponibile per abitante delle famiglie del Mezzogiorno (16,1 mila euro annui) si conferma il più basso del Paese e aumenta la distanza con quello del Centro-nord (23,6 mila euro annui)

Famiglia, nel 2022 nel Mezzogiorno reddito disponibile per abitante più basso d’Italia

Nel 2022, il Pil in volume è aumentato del 4,3% nel Nord-est, del 4,2% nel Centro, del 3,6% nel Mezzogiorno e del 3,1% nel Nord-ovest (+3,7% a livello nazionale).
Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 40,9mila euro annui, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta leggermente inferiore a 22mila euro annui.
Nel 2022 il reddito disponibile per abitante delle famiglie del Mezzogiorno (16,1mila euro annui) si conferma il più basso del Paese e aumenta la distanza con quello del Centro-nord (23,6mila euro annui).

Pil: tasso di crescita più elevato nel Nord-est

Nel 2022 il Pil in volume a livello nazionale è aumentato del 3,7% rispetto all’anno precedente. Il Nord-est mostra la crescita più marcata (+4,3%), sostenuta dalla dinamica particolarmente positiva registrata nei settori del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+11,8% rispetto al 2021, a fronte del +8,8% a livello nazionale) e delle Costruzioni (+10,2%). L’Industria è risultata stabile rispetto al 2021 mentre gli altri settori hanno mostrato una cresciuta più contenuta.

Nel Nord-ovest il Pil è aumentato del 3,1%, circa mezzo punto percentuale al di sotto della media nazionale. In questa ripartizione la crescita è legata alla dinamica positiva del valore aggiunto nei settori delle Costruzioni (+11,5%, a fronte del +10,1 a livello nazionale) e del Commercio (+6,8%). Si registra, invece, una marcata riduzione in Agricoltura (-8,8%) e una flessione nell’Industria (-1,3%).

La crescita al Centro è pari al 4,2%, superiore di circa mezzo punto percentuale rispetto alla media nazionale. Gli incrementi più consistenti si registrano nel Commercio (+9,9%) e nelle Costruzioni (+7,3%). Anche l’Industria, il cui valore aggiunto cresce del 3%, contribuisce in termini positivi, in controtendenza con i risultati registrati nelle altre ripartizioni. Un incremento leggermente inferiore alla media nazionale si registra nel Mezzogiorno, dove il Pil è cresciuto del 3,6% rispetto al 2021, trainato prevalentemente, anche in questa ripartizione, dal settore delle Costruzioni (+10,5%) e del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (+8%).

Nel 2022, all’espansione dell’attività produttiva si è accompagnata una crescita in volume dei consumi finali delle famiglie del 6,1% a livello nazionale. Incrementi superiori alla media nazionale si sono registrati al Centro e nel Nord-est (rispettivamente +6,8% e +6,3% rispetto al 2021) mentre una dinamica più contenuta si è osservata nel Mezzogiorno (+5,5%).
Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto del 5,5% a livello nazionale. La crescita è stata più marcata nel Nord-ovest (+5,7%), in linea con la media nazionale al Centro e nel Nord-est, più contenuta nel Mezzogiorno (+5,3%).

Crescita più marcata del Pil nella Provincia autonoma di Bolzano

A livello regionale la crescita del Pil in volume più sostenuta si registra per la Provincia autonoma di Bolzano-Bozen (+7,1% rispetto all’anno precedente), seguita da Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+6%), Toscana (+5,9%), Provincia autonoma di Trento (+5,4%), Liguria (+5,1%) e Puglia (+5%). Incrementi superiori alla media nazionale si registrano anche in Veneto (+4,9%), Campania (+4,5%), Molise (+4,3%) e Friuli Venezia Giulia (+3,8%).

La crescita del Pil più contenuta è quella dell’Abruzzo (+0,9% rispetto al 2021), seguito da Umbria (+1,3%), Piemonte e Sicilia (+2,7% per entrambe). Incrementi inferiori alla media nazionale si registrano anche in Lombardia (+2,9%), Calabria e Basilicata (+3,2% per entrambe) e Emilia Romagna (+3,4%). Il Lazio mostra una crescita del Pil pari a quella media nazionale (+3,7%), mentre in Sardegna e Marche l’incremento è leggermente inferiore (+3,5%).

Quanto alla spesa per consumi delle famiglie, gli incrementi in volume più significativi si registrano nella Provincia autonoma di Bolzano (+8,4%), in Valle d’Aosta (+7,7%), nella Provincia Autonoma di Trento (+7,6%) e nel Lazio (+7,3%); seguono Toscana (+6,7%), Piemonte (+6,6%) e Emilia-Romagna (+6,4%).

Una crescita più contenuta dei consumi finali delle famiglie in volume si riscontra in Umbria (+4,6%), Calabria (+4,7%), Sicilia e Friuli-Venezia Giulia (+5% per entrambe). Sono in linea con la media nazionale (+6,1% rispetto al 2021) le dinamiche osservate in Basilicata, Puglia e Marche; leggermente più contenute quelle registrate in Veneto (+6%), Campania (+5,9%) e Liguria (+5,8%).

Pil per abitante: continua ad aumentare il divario tra Mezzogiorno e Centro-nord

Con 40,9 mila euro nel 2022 (38,4mila euro nel 2021), il Nord-ovest resta la ripartizione con il Pil per abitante più elevato (misurato in termini nominali). Seguono il Nord-est, con 39,3mila euro (36,7mila nel 2021) e il Centro, con 35,1mila euro (32,6mila nel 2021). Il Mezzogiorno si conferma ultimo, con 21,7mila euro (20,2mila nel 2021), e si rafforza ulteriormente il divario con il Centro-nord: la differenza del Pil per abitante nel 2022 sale a 17mila euro dai 16mila euro del 2021 (era 14,5mila euro nel 2020).

La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia autonoma di Bolzano, con un Pil per abitante di 54,5mila euro, seguita da Lombardia (44,4mila), Provincia autonoma di Trento (44,2mila euro) e Valle d’Aosta (43,7mila euro). Il Lazio si conferma la prima regione del Centro, con il Pil per abitante pari a 37,2mila euro, seguita dalla Toscana (35,1mila) e, a una certa distanza, da Marche e Umbria (rispettivamente 30,8mila e 28,2mila euro).

Nel 2022 la Basilicata è la regione con il Pil per abitante più alto nel Mezzogiorno (27,8mila euro), a seguire Abruzzo (27mila), Molise (24,5mila) e Sardegna (23,7mila). La Calabria resta stabilmente all’ultimo posto della graduatoria con 19,4mila euro, preceduta dalla Sicilia, con un valore del Pil per abitante solo lievemente superiore (20,1mila euro).

Nel 2022, in Italia, la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata di 19,9mila euro. I valori più elevati si registrano nel Nord-ovest (22,8mila euro) e nel Nord-est (22,4mila euro); segue il Centro con 20,9mila euro, mentre il Mezzogiorno si conferma l’area in cui il livello di spesa è più basso (15,6mila euro).
A un maggior livello di dettaglio territoriale, consumi finali pro-capite più elevati si registrano in Valle d’Aosta, nella Provincia autonoma di Bolzano e nella Provincia autonoma di Trento (rispettivamente 28,1mila, 25,8mila e 24,2mila euro); quelli più contenuti si registrano invece in Campania (14,4mila euro), Puglia (14,9mila) e Sicilia (15,9mila).

Occupazione in aumento in tutte le aree del Paese

Nel 2022, a livello nazionale, l’input di lavoro complessivo, misurato in termini di numero di occupati, è aumentato dell’1,7%. L’incremento ha interessato tutte le ripartizioni geografiche. Più nel dettaglio, la ripartizione più dinamica in termini di crescita occupazionale è il Nord-est, dove il numero degli occupati è aumentato del 2,4%. Il Centro ha mostrato un incremento leggermente superiore alla media nazionale (+1,9%), mentre nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno gli incrementi sono stati più contenuti, rispettivamente dell’1,5% e dell’1,4%.

L’incremento più consistente del Nord-est è dovuto prevalentemente alle dinamiche dei settori delle Costruzioni e dei Servizi, che hanno registrato crescite del numero degli occupati pari rispettivamente al 6,7% e al 2,5%. In Agricoltura la contrazione dell’occupazione è stata più forte rispetto alla media nazionale (-3,2% rispetto al 2021, a fronte di una diminuzione del 2% registrato a livello Italia), mentre gli occupati dell’Industria sono cresciuti dell’1,7%.

Nel Nord-ovest la crescita complessiva dell’input di lavoro è trainata essenzialmente dall’aumento registrato nel settore delle Costruzioni (+7,1% rispetto al 2021, in linea con la media nazionale). Più contenuta è la crescita degli occupati nei settori dei Servizi e dell’Industria (rispettivamente +1,4% e +0,9%); si registra, invece, una forte contrazione nell’Agricoltura (-6,1%).

Al Centro l’aumento dell’occupazione nel 2022, poco sopra la media nazionale ma più contenuto rispetto a quello registrato nelle regioni del Nord-est, si è concentrato prevalentemente nel settore delle Costruzioni (+5,4%) e in quello dell’Industria (+3,6%). I Servizi hanno segnato un aumento più modesto (+1,4%) e il settore Agricolo ha mostrato invece una diminuzione dell’1,6%.
Anche nel Mezzogiorno la crescita occupazionale è legata soprattutto all’andamento del settore delle Costruzioni, che ha registrato, in quest’area, l’aumento più consistente (+8,7% rispetto al 2021, a fronte del +7,2% a livello nazionale). Da segnalare, inoltre, il modesto aumento degli occupati nell’Industria (+0,3% rispetto al 2021, a fronte del +1,5% a livello nazionale) e la contenuta diminuzione nell’Agricoltura (-0,6% rispetto al 2021, a fronte di -2% a livello nazionale).

Nel Mezzogiorno ancora l’incidenza più elevata dell’economia non osservata

Nel 2021, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni, l’economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale ii ) ha rappresentato in Italia l’11,7% del valore aggiunto complessivo. Le componenti più rilevanti si confermano la rivalutazione della sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese (5,6%) e l’impiego di lavoro irregolare (4,2%), mentre l’economia illegale e le restanti componenti minori (mance, fitti in nero e integrazione domanda-offerta) hanno inciso per il 2%. L’incidenza sul Pil, stabile rispetto al 2020, è stata pari al 10,5%.

L’economia non osservata ha un peso molto alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 17,2% del complesso del valore aggiunto, seguito dal Centro (12,3%). Sensibilmente più limitata, inferiore alla media nazionale, è l’incidenza nel Nord-est (9,7%) e nel Nord-ovest (9,2%).
Anche nelle ripartizioni si conferma la diversa rilevanza delle tre componenti dell’economia non osservata rilevata a livello nazionale. Prevale ovunque l’incidenza della rivalutazione da sotto-dichiarazione; questa raggiunge il livello più alto nel Mezzogiorno, pari al 7,8% del valore aggiunto, mentre è più contenuta nel Nord-ovest (4,4%).

Anche la quota di valore aggiunto generato da impiego di lavoro irregolare è particolarmente elevata nel Mezzogiorno (6,5%). La sua incidenza risulta lievemente superiore alla media nazionale al Centro (4,3%) ed è inferiore di 1 punto percentuale nelle altre due ripartizioni (3,2% per entrambe).
A livello regionale il peso dell’economia non osservata è massimo in Calabria, con il 19,2% del valore aggiunto complessivo, e minimo nella Provincia autonoma di Bolzano (8,1%).
Puglia (8,4%), Molise, Calabria e Campania (7,9% per le tre regioni) presentano la quota più alta di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato; l’incidenza più bassa si registra, invece, nella Provincia autonoma di Bolzano (2,9%) e, a seguire, nella Provincia autonoma di Trento (3,5%).

Il peso del sommerso dovuto all’impiego di input di lavoro irregolare è particolarmente elevato in Calabria (8% del valore aggiunto), Campania (+7%) e Sicilia (6,4%); le quote minori sono osservate in Lombardia (3%), Veneto (3,1%), Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano (entrambe +3,2%).
Infine, l’economia illegale e le altre componenti dell’economia non osservata presentano un’incidenza sul valore aggiunto che oscilla tra il 3,4% della Sicilia e l’1,4% della Lombardia.

Milano, Bolzano e Bologna le province con valore aggiunto per abitante più alto

Nel 2021 è ancora Milano la provincia con il valore aggiunto per abitante, valutato a prezzi correnti, più elevato, pari a 53,8mila euro, quasi il doppio della media nazionale (27,7mila euro). Seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con 43,6mila euro, Bologna e Parma, entrambe con valori di poco superiori ai 38mila euro.

Con 14,6mila euro, Agrigento presenta il valore aggiunto per abitante più basso, seguita da Cosenza, con 14,8mila euro; in posizione solo marginalmente migliore si pongono Enna, Sud Sardegna e Vibo Valentia, con 15mila euro.

Con riferimento ai segmenti produttivi, il contributo maggiore in termini assoluti alla formazione del valore aggiunto per abitante è rappresentato, nella maggioranza delle province, dai Servizi alle imprese, finanziari e immobiliari (che a livello nazionale pesano per il 28%), con 19,3mila euro per abitante a Milano, 11,3mila euro a Roma e 10,6mila euro a Bologna; il valore aggiunto per abitante più basso di questo settore si registra, invece, a Crotone, Vibo Valentia (per entrambe 3,5mila euro) e Reggio Calabria (3,6mila euro).

Anche l’apporto del settore del Commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni è più elevato nella provincia di Milano (17,4mila euro per abitante); seguono la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (11,7mila euro), Roma (9,8mila) e Trieste (9,4mila). I valori più bassi si registrano a Enna e Agrigento, con meno di 3mila euro per abitante.

Il contributo dei Servizi pubblici e degli Altri servizi è significativo nelle province di Bolzano (9,7mila il valore aggiunto per abitante), Aosta (9,4mila euro), Roma (9,2mila), Cagliari e La Spezia (8,3mila). Il valore più basso si riscontra a Barletta-Andria-Trani (3,9mila euro).

Il peso dell’Industria è particolarmente rilevante nelle province del Nord-est, in particolare in quelle di Modena (14mila euro), Vicenza (13,5mila) e Parma (13mila). Il valore aggiunto pro-capite dell’Industria è, invece, pari a 1.000 euro a Reggio Calabria e a 1.200 euro a Cosenza e Agrigento.
Il valore aggiunto per abitante del settore delle Costruzioni supera i 3mila euro solo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. A Trapani, Reggio Calabria e Enna si registra il valore pro-capite minimo, di poco inferiore a 800 euro.
Infine, l’Agricoltura fornisce il contributo più significativo nella provincia di Pistoia, nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (con 2mila euro di valore aggiunto per abitante in entrambe) e nella provincia di Matera (1,8mila euro).

Nel Nord-ovest la crescita più sostenuta del reddito disponibile delle famiglie

Nel 2022 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, misurato a prezzi correnti, ha segnato per il complesso dell’economia nazionale una crescita del 5,5% rispetto al 2021. Più marcata della media nazionale è risultata la crescita nel Nord-ovest (+5,7%), dove il reddito è stato sostenuto dalla dinamica dei redditi da lavoro dipendente e dei redditi da capitale ricevuti dalle famiglie. In questa ripartizione si registrano aumenti superiori alla media nazionale per Valle d’Aosta (+6,8%), Liguria (+6,2%) e Lombardia (+5,8%), mentre è leggermente al di sotto della media nazionale la crescita in Piemonte (+5,4%).

L’andamento del reddito disponibile delle famiglie nel Nord-est e al Centro è in linea con la media nazionale. Nel Nord-est, le regioni in cui si registrano gli maggiori del reddito disponibile sono le province autonome di Trento e Bolzano/Bozen (rispettivamente, +6,7% e +6,6% rispetto al 2021). In linea con la media nazionale sono risultate le dinamiche sperimentate in Emilia-Romagna e Friuli- Venezia Giulia (+5,5% per entrambe), mentre l’unica regione al di sotto della media è il Veneto (+5,2%). Nel Centro spicca la Toscana (+6%), unica regione nella ripartizione a avere un andamento migliore della media nazionale; seguono Lazio (+5,3%), Marche (+5,2%) e Umbria (+4%).

Nel Mezzogiorno il reddito disponibile delle famiglie cresce del 5,3%. Si registrano dinamiche superiori alla media nazionale in Molise e Sicilia (rispettivamente, +5,9% e +5,6% rispetto al 2021), mentre è risultata in linea con la media la crescita osservata in Campania e Sardegna. Sono inferiori alla media nazionale quelle registrate in Puglia (+4,9%), Basilicata (+4,6%) e Abruzzo (+4,3%).

Nel 2022 le famiglie residenti nel Nord-ovest hanno registrato il livello di reddito disponibile per abitante più elevato (24,8mila euro annui), seguono quelle residenti nel Nord-est (23,7mila euro) e nel Centro (22,1mila euro). Nel Mezzogiorno il reddito disponibile per abitante raggiunge 16,1mila euro annui, dai 15,2mila euro dell’anno precedente (+5,5%). Nonostante la riduzione della popolazione residente (-0,3% nel Mezzogiorno, a fronte del -0,2% per l’Italia), nel Mezzogiorno si osserva una crescita contenuta del reddito disponibile per abitante, che non ha permesso di recuperare il divario rispetto al livello medio nazionale. Infatti, il differenziale del reddito disponibile pro-capite si porta al 23,8%, dal 23,7% dell’anno precedente.

La graduatoria del reddito disponibile per abitante conferma sostanzialmente la situazione del 2021: in alto si pone la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con 28,7mila euro correnti (26,7mila euro nel 2021), seguita da Lombardia (25,6mila euro) ed Emilia-Romagna (24,7mila euro). La Calabria risulta ultima con 15mila euro (14,2mila euro nel 2021), preceduta da Campania e Sicilia (rispettivamente 15,5mila e 15,8mila euro).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)