Fuoriuscita di acque tossiche in Ciad, la multinazionale Glencore davanti all’Ocse

Il governo inglese ha accolto la denuncia di tre organizzazioni contro la multinazionale mineraria per un evento legato alla fuoriuscita di acque reflue tossiche, che avrebbe causato gravi danni alla salute degli abitanti e all’ambiente

Fuoriuscita di acque tossiche in Ciad, la multinazionale Glencore davanti all’Ocse

Glencore dovrà rispondere del proprio comportamento in Ciad davanti all’Ocse britannica. Il governo inglese ha infatti accolto la denuncia di tre organizzazioni contro la multinazionale mineraria per un evento legato alla fuoriuscita di acque reflue tossiche, che avrebbe causato gravi danni alla salute degli abitanti e all’ambiente. Le accuse, ha giudicato il dipartimento competente, “meritano un ulteriore esame” e il Punto di contato nazionale potrà quindi pubblicare le proprie conclusioni.

L’accusa. A presentare la denuncia sono state tre organizzazioni: la britannica Rights and Accountability in Development (Riad), la ciadiana Public interest law Center e l'Associazione dei giovani ciadiani della zona petrolifera. L’azione è stata avviata in rappresentanza di circa 18.000 cittadini coinvolti dalle attività di Badila, nel sud del Paese.

L’incidente. L’evento a cui si riferisce la denuncia risale al 10 settembre 2018 quando, secondo quanto sostenuto dalle organizzazioni, è caduta una cisterna che aveva al suo interno l’acqua di scarto della lavorazione del petrolio. Circa 85 milioni di litri di acque reflue sono così andate a finire nei campi agricoli e, alla fine, nel fiume Nya Pende. Secondo il report pubblicato nel 2020 da Riad, la cisterna sarebbe stata danneggiata da settimane, ma Glencore non si sarebbe attivata per risolvere, né per dare informazioni agli abitanti della zona.

La salute. Almeno 50 persone hanno dichiarato di avere subito lesioni cutanee di vario genere, malattie e diarrea per aver fatto il bagno nel fiume o dopo aver bevuto l’acqua. Tra i feriti, inoltre, ci sarebbero diversi bambini. Oltre a questo, proprio in quei giorni sono morti molti capi di bestiame.
Il commento. Secondo Anneke Van Woudenberg, direttore esecutivo di Raid, “nessuna comunità, in Africa o altrove, dovrebbe aspettare due anni perché si avviino indagini per sapere se la fuoriuscita di sostanze tossiche ha avuto effetti sulla salute di bambini e altri cittadini. Riteniamo che Glencore abbia violato le linee guida dell'Ocse e speriamo che il governo britannico si impegni al massimo per fare luce e riparare la popolazione dai torti subiti”.

Un altro sversamento è accaduto il 21 luglio dello scorso anno, quando era uscito dell’olio da un pezzetto che è andato ad inquinare fiume e campi. Gli abitanti del villaggio di Melom hanno parlato di una patina di idrocarburi sull’acqua del loro pozzo. Glencore aveva provveduto ad aggiornare la popolazione e a rimediare ai danni e ha poi dichiarato che dalle analisi “non c'è alcuna prova che possa dimostrare che l'inquinamento dell'acqua del pozzo di Melom sia dovuto al rilascio di sostanze dal sito estrattivo di Badila”.

L’articolo integrale di Daniele Bellocchio, “Glencore, le azioni del gigante minerario in Ciad saranno giudicate dall’Ocse”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)