Il pasticcio del decreto Cutro, tra errori e criticità

Approvato al Senato, torna alla Camera ma un articolo presenta profili di incostituzionalità. Il Governo dovrà ovviare con un provvedimento ad hoc. Intanto le organizzazioni alzano la voce. Miraglia (Arci): “Aumenterà solo il caos e il disagio delle persone costrette a diventare irregolari”

Il pasticcio del decreto Cutro, tra errori e criticità

C’è un errore nel decreto Cutro: l’articolo 7ter, che rende impossibile il ricorso contro l’inammissibilità della protezione internazionale, avrebbe profili di incostituzionalità. A rilevarlo è stato il comitato per la legislazione della Camera. Ora il Governo dovrà intervenire con un provvedimento ad hoc per correggere il dl, che riscrive alcune norme su accoglienza e asilo e che in queste settimane è stato al centro di aspre polemiche. 

In particolare, le organizzazioni umanitarie che lavorano sui diritti dei migranti hanno sottolineato il rischio di un ritorno ai decreti sicurezza voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, con un peggioramento in alcune parti. “L’intervento sul sistema accoglienza aumenterà il caos e il disagio, con un aumento conseguente delle persone che si ritroveranno a vivere per strada- sottolinea Filippo Miraglia di Arci, tra i portavoce del Tavolo asilo -. Non solo, ma il restringimento della protezione speciale e la non convertibilità dei permessi in permessi di lavoro creerà soltanto più irregolarità sul territorio. E’ davvero una misura incomprensibile”.

Il decreto, approvato ieri in Senato con 92 voti favorevoli e 64 contrari, ora passa alla Camera, che lo deve convertire entro il 10 maggio. Nel dettaglio, interviene su alcuni punti della normativa sull’immigrazione: modifica l’articolo 19 del cosiddetto decreto Lamorgese ( dl n. 130 del 2020) che prevedeva il divieto di espulsione o allontanamento di una persona verso uno Stato nel caso in cui ci fossero “fondati motivi di ritenere che l'allontanamento comporti una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare". La norma prevedeva una valutazione sulla natura e l'effettività dei “vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese d'origine". Ed era stata introdotta a seguito di una sentenza della Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) del 2019 che aveva condannato l'Italia. 

Il decreto Cutro modifica anche la parte dell’articolo 19 che vietava i rimpatri nel caso di persone in "gravi condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie". Con la nuova norma il divieto permane solo in caso di "patologie di particolare gravità, non adeguatamente curabili nel paese di origine". 

Non solo, si va verso un restringimento della protezione speciale introdotta dal decreto Lamorgese nel 2020 per ovviare all’abrogazione della protezione umanitaria nel 2018. Secondo la nuova formulazione sarà più difficile ottenere la protezione in caso di calamità (che non dovrà essere solo “grave” ma “costringente ed eccezionale”) e per cure mediche. E non sarà più possibile fare la conversione in permessi per lavoro. Inoltre, come già successo con i decreti sicurezza, l’accoglienza nel Sistema Sai (ex Sprar) sarà riservata solo a chi ha già ottenuto lo status e non più anche ai richiedenti asilo. 

“Tra i piani di questo governo c’è anche l’idea di aumentare gli hotspot e i Cpr, cioè la dimensione di  incostituzionalità della detenzione e della criminalizzazione dei migranti - aggiunge Miraglia -. Questo alimenterà i contenziosi in tribunale e creerà solo nuovi problemi alle persone. L’intento persecutorio mi sembra chiaro, così come quello di non rispettare la Costituzione”. 

“Le modifiche introdotte dal dl 20/2023, meglio conosciuto come d.l. ‘Cutro’ in quanto varato all’indomani del naufragio del 26 febbraio scorso, avranno l’effetto di rendere estremamente più complicato l’accesso a un permesso di soggiorno per i  cittadini stranieri. In particolare, la modifica della protezione speciale influirà sulla vita  di migliaia di persone che in Italia hanno maturato solidi legami, sociali e famigliari, e fruttuosi percorsi lavorativi” sottolinea in una nota il Coordinamento per l’asilo Lombardia (Cral) - Con la conversione in legge del decreto Cutro, la protezione speciale rischia di  tornare a quella che era nel 2018, privando di ogni tutela quei legami familiari, sociali  e lavorativi maturati con fatica e rischiando di fare diventare irregolari e invisibili  anche le persone, che grazie al permesso di soggiorno per protezione speciale hanno iniziato a costruire la loro vita in Italia”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)