Indispensabili migranti. C’è una fetta consistente dell’economia italiana che esiste proprio grazie all'apporto lavorativo degli stranieri

Buona parte dei 5 milioni di stranieri attualmente soggiornanti in Italia svolge mansioni che non troverebbero personale “tricolore”, vuoi per la tipologia di lavoro, vuoi per le retribuzioni non certo favolose.

Indispensabili migranti. C’è una fetta consistente dell’economia italiana che esiste proprio grazie all'apporto lavorativo degli stranieri

C’è un non detto colossale che aleggia sulla questione-migranti (nello specifico: gli individui provenienti da Paesi extracomunitari di qualsiasi tipo che non siano ricchi turisti in visita a Firenze o Jesolo): c’è una fetta consistente dell’economia italiana che esiste proprio grazie al loro apporto lavorativo. Che non esisterebbe più senza di loro, e che ora sta facendo fatica mancando all’appello centinaia di migliaia di lavoratori come loro.
Poi, i discorsi su accoglienza sì-no-come-dove-quando-quanto spettano alle forze politiche e al Parlamento. Ma non dimentichiamo un fatto solare: buona parte dei 5 milioni di stranieri attualmente soggiornanti in Italia svolge mansioni che non troverebbero personale “tricolore”, vuoi per la tipologia di lavoro, vuoi per le retribuzioni non certo favolose. Senza “stranieri” si bloccherebbe quasi tutta l’agricoltura, sicuramente tutta la raccolta; sparirebbero buona parte degli allevamenti intensivi; si chiuderebbero caseifici e macelli; andrebbero in profonda crisi molte fabbriche (concerie, metallurgia, cantieristica, meccanica, tessile, agroalimentare…) e l’edilizia con i suoi molti derivati: avete mai dato un occhio ai volti di chi asfalta le strade?
Il terziario meno pregiato è sostanzialmente in mani non italiane: dalla cura delle persone alla pulizia di case e uffici. Sparirebbe in un amen buona parte dei banchetti dei mercati rionali o paesani; chiuderebbero tutti quei bar periferici ora gestiti soprattutto da cinesi; ci sarebbero ripercussioni nei negozi di ortofrutta così come in molto commercio al minuto. Finirebbe la consegna di pacchi acquistati via internet, il montaggio di arredi, la distribuzione di materiale pubblicitario; del turismo poi non ne parliamo, dal riordino delle camere ai lavapiatti fino a cuochi, pizzaioli e conduttori di auto a noleggio.
Questo l’esistente, quando molti lamentano la mancanza di personale per determinati profili: disperata soprattutto l’agricoltura ma in difficoltà sono pure il turismo e i trasporti.
Senza scendere appunto nelle scelte della politica, le soluzioni possibili prima che s’ingrippi il motore della nostra economia sono due: o si triplica la quota di ingressi che vengono decisi ogni anno dal governo (le modalità le lasciamo ad esso) o si raddoppiano determinati compensi per attirare quella fetta di italiani poco propensa ad accettare lavori faticosi, ripetitivi e sottopagati. Sempreché questa impennata dei compensi non mandi fuori giri i bilanci di pizzerie, officine, allevamenti di suini e cantieri, facendoli chiudere. Tertium non datur.
Non è una profezia: l’attuale stagnazione tedesca è dovuta in gran parte alla difficoltà di trovare manodopera di qualsiasi tipo.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir