L'Europa resta impassibile di fronte all'emergenza continua a Lesbo

A Kara Tepe, il nuovo campo profughi che a Lesbo da settembre ospita 7 mila profughi (di cui 2.500 minori) dopo l'incendio divampato a Moria, le condizioni restano disumane. Un altro anno sta per cominciare e l'Europa resta immobile di fronte alla tragedia di migliaia di esseri umani scampati a guerre, carestie e violenze.

L'Europa resta impassibile di fronte all'emergenza continua a Lesbo

«Come possiamo festeggiare Natale mentre siamo sotto le tende e le forti piogge, angosciati, esposti al Covid?». I migranti a Lesbo continuano a rappresentare la vergogna dell’Europa incapace di rispettare i più elementari diritti umani.
“Stato di emergenza costante” ha titolato Die Tageszeitung di Berlino, pubblicando il reportage di Franziska Grillmeier (la giovane fotogiornalista indipendente che da anni fa base a Mitylene, capitale dell’isola nell’Egeo).
Sono oltre più di 7 mila gli “esodati” dal mega-campo di Moria, ridotto in cenere dall’incendio di settembre. Circa 2.500 sono bambini e minori, i più esposti nell’area in riva al mare di Kara Tepe, circondata dal filo spinato.

«Continuiamo a vedere disperazione, sintomi depressivi e casi estremi di psicosi reattiva, autolesionismo e idee suicidarie» afferma Thanasis Chirvatidis, psicologo infantile di Medici Senza Frontiere. L’ong denuncia la tragedia di una bambina di tre anni violentata all’interno del campo. E il capo missione Stephan Obberreit aggiunge: «Il futuro sembra ancora più disperato. Un nuovo “centro di accoglienza e identificazione” è stato costruito a 5 km dal campo di Vathy e un altro sarà realizzato a Lesbo. Quel lungo filo spinato circonderà perfino i parchi giochi dei bambini. Questi piani distopici non faranno altro che rinnovare l’inaccettabile politica migratoria dell’Ue, portando a enormi sofferenze umane e rendendole ancora più invisibili».

Per Parwana Amiri (la ragazza afgana di “Lettere al mondo da Moria” che ora attende asilo nel campo di Risona, a 70 km da Atene), «la nuova tendopoli più che 2.0 è Moria 0.2... ».
Eppure il ministro delle migrazioni Notis Mitarakis, in visita a fine novembre, garantiva: «La struttura non ha paragoni con il caos di Moria. Pulita, con ordine e sicurezza». In realtà, il governo greco ha clonato la “ricetta sovranista” e messo nel mirino gli sbarchi, con la complicità della guardia costiera turca e perfino di Frontex.

Volontari, ong, attivisti, gruppi locali e internazionali scontano da mesi la nuova normativa che comporta l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. In particolare, se documentano episodi inquietanti.
Come la ricostruzione di Aegean Boat Report: 5 dicembre a Kalymnos un barcone è stato respinto in due gruppi. Il giorno dopo, 17 fra donne e bambini sono stati trovati in una zattera fuori Didim. Altri 11 uomini sono stati prelevati in mare fuori Bodrum l’8 dicembre: «Mostravano tutti chiari segni di abuso. Ossa rotte, fratture del cranio, ferite alla testa e contusioni su tutto il corpo. Sembravano disorientati, alcuni incapaci di camminare. Hanno spiegato che prima sono stati picchiati a bordo della nave della Guardia costiera ellenica, poi in un piccolo campo sono stati trattenuti in due giorni, senza cibo né acqua».

Da Kara Tepe alla vigilia di Natale è partita la lettera ai cittadini europei: «Siamo d’accordo con il ministro tedesco, il signor Mueller, che la scorsa settimana ha detto che la situazione in questo campo è peggiore che in qualsiasi paese africano in crisi. Vogliamo ringraziarlo per le sue parole così chiare, ma ci chiediamo: come mai dopo tre mesi e tanti milioni donati dai governi e raccolti dalle Ong siamo ancora senza acqua corrente, docce calde e un sistema di fognature funzionante? Vogliamo essere molto chiari: è difficile sopportare l’idea che per i rifugiati di Lesbo e degli altri campi come Samos e Chios, inizi un nuovo anno uguale a questo che sta finendo. Vi chiediamo di non lasciare che ciò accada.... ».

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