La droga del 110%. Il bonus è costato alle casse dello Stato qualcosa come 86 miliardi di euro a maggio 2023

Il salasso è stato spaventoso, il debito pubblico italiano è decollato, ne pagheremo le conseguenze per diversi anni ancora

La droga del 110%. Il bonus è costato alle casse dello Stato qualcosa come 86 miliardi di euro a maggio 2023

È impossibile tracciare una cronistoria lineare del cosiddetto superbonus edilizio 110%, introdotto dal secondo governo Conte nel maggio 2020, e che è costato alle casse dello Stato qualcosa come 86 miliardi di euro a maggio 2023. Ma le previsioni sono assai peggiori, si stimano molte altre decine di miliardi di euro fino a quando esaurirà i suoi effetti sulla contabilità dello Stato.
Il meccanismo era (è) semplice, quanto sbalorditivo: sui lavori di riqualificazione degli edifici che tra l’altro miglioravano l’efficienza energetica, lo Stato rimborsa l’intera somma spesa. Il 10% in più serviva per favorire la cosiddetta cessione del credito alle banche: insomma al contribuente l’intervento costava poco o nulla. L’effetto positivo è che una simile regalìa (aggiungiamoci l’ancor più nefasto bonus facciate, una vera istigazione alle truffe) ha fatto esplodere il settore edilizio che per due anni ha lavorato a pienissimo regime, dando una spinta al Pil italiano caduto sotto le grinfie della pandemia. E qui finisce il lato bello della medaglia.
L’altro lato racconta di una spesa pubblica colossale e fuori controllo che ha piegato i bilanci dei due governi successivi (e dei prossimi); ha recuperato una frazione infinitesimale degli edifici italiani, soprattutto al Nord, soprattutto nei quartieri più “pregiati”: poco o niente nelle periferie. Ha creato storture varie (villette unifamiliari al mare ristrutturate con i soldi pubblici…) e soprattutto un abuso insito nel meccanismo della legge: se paga tutto Pantalone, che scrupoli mi faccio a spendere 100 invece che 80 o meno ancora? Per non parlare dell’esplosione dei prezzi dei materiali edili e delle imprese costruttrici, totalmente oberate di lavoro: una forte spinta inflattiva e una penalizzazione per tutti coloro che nel frattempo iniziavano altri tipi di lavori in casa propria.
Era stato molto, ma molto più efficace il bonus ristrutturazioni introdotto dal primo governo Prodi nel lontano 1997 e tuttora in vigore: la restituzione fiscale da parte dello Stato della metà dei costi sostenuti, fino ad un limite assai ampio. Però con bonifici bancari e fatture: un bel colpo al “nero”, un forte stimolo all’edilizia e ai settori collegati, un ritorno fiscale per lo Stato tramite Iva e Irpef precedentemente assai “dimenticate”, nessun regalo ai contribuenti evasori.
Ma si voleva fare qualcosa di più, anzi molto di più nello spirito di quei governi che nel giro di tre anni abbassarono l’età pensionabile, crearono il reddito di cittadinanza e introdussero il 110%. Il salasso è stato spaventoso, il debito pubblico italiano è decollato, ne pagheremo le conseguenze per diversi anni ancora. Anche perché il metadone di quei bonus è difficile da eliminare e il bonus 110% – seppur ridotto nella percentuale, seppur probabilmente gravato da imposte, seppur limitato nei tempi e nei destinatari – non riesce proprio a sparire dalla scena.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir