La storia di Emilia, che a 85 anni nella pandemia ha trovato una nuova famiglia

Emilia ama scrivere, cucire e cucinare. Chiusa in casa con il marito per l’emergenza sanitaria, ha cominciato a lasciare poesie e barzellette sul pianerottolo per gli altri condomini. Da Bologna una storia di “solidarietà condominiale” ai tempi del coronavirus

La storia di Emilia, che a 85 anni nella pandemia ha trovato una nuova famiglia

Il 30 maggio la signora Emilia ha compiuto 85 anni. Da 50 vive con il marito Giorgio, che oggi di anni ne ha 90, in un condominio del Quartiere Porto-Saragozza, in una via su cui, dall’alto, vigila il Santuario di San Luca. Nel condominio, gli appartamenti sono dieci: giovani coppie, famiglie con figli grandi, una signora coetanea, studenti fuorisede. Il 10 marzo tutti hanno cominciato a lavorare in smart working e il condominio, di solito vuoto e silenzioso lungo tutto l’arco della giornata, si è improvvisamente popolato di passi e voci nuovi. “Pensavo a tutti questi ragazzi soli, con le famiglie lontane – racconta Emilia –. E anche io ero parecchio preoccupata: soffro di aritmia, ho problemi a un rene. Avevo paura di sentirmi male, di dover andare in ospedale, di espormi al coronavirus. E io sono il tipico soggetto a rischio, non sopravviverei al Covid

Ma, prima che lo sconforto prendesse il sopravvento, mi sono detta: ‘Capperi Emilia, devi reagire’. Così ho scritto una barzelletta ai ragazzi del condominio e l’ho appesa alla mia piantina sul tavolino del pianerottolo. Ho pensato che, forse, sarei riuscita a strappare un sorriso a qualcuno”. La prima a sorridere è stata Concetta, giovane donna di origini abruzzesi, l’inquilina che condivide il pianerottolo con “l’Emilia” – l’articolo è d’obbligo – e Giorgio: “Ho sempre avuto un buon rapporto con le famiglie, ma le cose sono cambiate durante la pandemia, e il merito è dell’Emilia. Ho fotografato la sua barzelletta e l’ho condivisa sulla chat di gruppo che abbiamo con gli altri inquilini. Tutti sono rimasti sorpresi. Così, ho detto a Emilia che ogni giorno avrebbe dovuto lasciarci un messaggino. Io l’avrei fotografato e condiviso con gli altri”. È tutto documentato: poesie e pensieri sulla Pasqua, il 25 aprile, sulla sua vita privata. C’è “Il giorno in cui Giorgio sposò l’Emilia”: “2 ottobre 1960. Al mattino la cerimonia in chiesa, poi andammo alla nostra nuova casa con i genitori e i fratelli e festeggiammo con la torta. Complimenti per l’arredo (camera e cucina), baci e abbracci poi ognuno a casa sua. E noi lì come due salami! Pensavamo che i nostri genitori ci avrebbero chiamati a cena, e invece niente! Quella notte non abbiamo dormito… Ma per la fame!”. Poi c’è il giorno della comunione – era il 1946 – con le scarpe strette che il padre, volontario alla Croce Rossa, era riuscito a recuperare; le domeniche pomeriggio passate a ballare di casa in casa con “amici dello stradello”; la gita a Vidiciatico; la Liberazione di Bologna il 21 aprile del 1944. E poi ricette e barzellette.

Visto il successo riscosso da Emilia in chat, Concetta ha cominciato a pubblicare i lavori anche sul suo profilo Facebook, ogni domenica, con l’hashtag #iorestoacasaconunsorriso. Una sessantina di manoscritti in tutto, l’ultimo realizzato proprio il giorno del suo compleanno (dal titolo “I miei primi 85 anni”), come sempre firmato “La cacciatrice di sorrisi”. “Questa mattina mi sono detta: qui bisogna farsi belli. Dopo mesi di quarantena, di pigiama, una pettinata e via, bisogna ricorrere a un bel restauro”: comincia così. “Eh sì – racconta Emilia, emozionata, al telefono –. Mi sono messa cipria, rossetto, smalto, orecchini, l’anello, il mio vestitino preferito – che per fortuna mi va ancora bene –, ho fatto la messa in piega casalinga e con Giorgio per pranzo ci siamo mangiati gnocchi alla romana, che a lui piacciono tanto, e tortelloni. Al pomeriggio ho fatto i cannoli e li ho offerti ai ragazzi”. Concetta l’ha iscritta a un concorso di poesia, per provare a dare corpo al grande desiderio di Emilia: divulgare e condividere i suoi piccoli componimenti. Perché Emilia, la passione per la scrittura, l’ha sempre avuta: di fianco alla sua macchina da cucire, un foglio e una penna ci sono sempre stati. “Un po’ cucivo, un po’ piangevo, un po’ scrivevo – racconta –. Mi veniva in mente un parola, e subito riuscivo a scrivere tutta la storia. Non so come sia possibile”.

Emilia è bolognese da generazioni, nata e cresciuta a Chiesa Nuova. Si chiama come la sua nonna, morta per parto a 24 anni. I suoi genitori erano contadini, si sono spostati verso la città per andare a lavorare in fonderia. Bravissima a scuola, agli studi ha preferito il lavoro: sarta da sempre, ha interrotto una brillante carriera nel mondo della moda italiana (erano gli anni Cinquanta) per amore: prima c’erano i figli da accudire, la famiglia a cui pensare. Poi, quando sarebbe stato possibile, aprire un’attività sarebbe stato troppo dispendioso. Ha vissuto la guerra, la povertà e l’Italia che provava a rialzarsi, “eravamo felici – ricorda . È vero, non avevamo niente, ma nessuno aveva niente”. Emilia e Giorgio hanno due figli, uno dei quali vive con loro, ma sta fuori tutto il giorno per lavoro: “Giorgio ha il Parkinson, ama stare seduto a vedere i suoi programmi televisivi preferiti. Mio figlio esce di casa la mattina alle 6 e rientra alle 6 di pomeriggio, lavora a Granarolo. In pratica sono sempre sola. Mi fa tanto piacere avere conosciuto meglio gli altri condomini: sapere di dovere scrivere loro ogni giorno un pensierino mi ha dato una bella forza per andare avanti. Per me era un sollievo. Loro ci tenevano, e io non volevo deluderli”. Ed è così che, da una pandemia, è nata una straordinaria storia di “unione e solidarietà condominiale”, come la chiama Concetta. “Il suo quotidiano foglio colorato è stato per noi un grande incoraggiamento. E poi ci ha viziati, ha una grande manualità”. Emilia lavora la pasta di mais ed è un’ottima cuoca: “Alla Concetta ho preparato tortellini e tortelloni, i castagnacci e i cannoli, le raviole con l’alchermes per San Giuseppe, come da tradizione bolognese”. Un giorno Emilia ha portato a Concetta, in una pausa dallo smart working, il caffè: la moka, la crema, il latte montato. “Una coccola che nemmeno al bar. Non credevo ai miei occhi”.

Durante il lockdown tutti abbiamo avuto paura – ricorda Concetta –. Ma sapere di non essere soli, di avere amici sul pianerottolo o agli altri piani è stato bello. Io mi sono sentita al sicuro ed ero contenta. Puntualmente, suonavo all’Emilia e, da porta a porta, mi facevo raccontare la sua giornata, insieme commentavamo le notizie del giorno. E così abbiamo fatto tutti. Due ragazzi del condominio dovevano sposarsi, ma hanno dovuto rimandare tutto, anche i lavori per la nuova casa. Abbiamo condiviso anche quell’avventura. Nella tristezza e tragicità del periodo, abbiamo vissuto momenti bellissimi”. Momenti che, Concetta e gli altri condomini hanno scelto di raccontare a tutta la città mandando un messaggio al sindaco Virginio Merola, che ha condiviso il loro messaggio sul profilo personale raccogliendo centinaia di pollici alzati, cuori, abbracci e condivisioni.

E adesso che tutto sta ricominciando? “Le relazioni che abbiamo intessuto si manterranno più salde che mai. Le nostre vite ricominceranno, torneremo a viaggiare, ma tra noi non cambierà nulla”. Intanto, Concetta, in Abruzzo ci è già tornata: “Due settimane a maggio, ho ancora la residenza là. Parenti e amici hanno seguito le vicissitudini del nostro condominio sin dall’inizio. Cosa hanno detto? Che non vedono l’ora di venire a Bologna per conoscere l’Emilia di persona. Ormai si sono affezionati anche loro”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)