Le buone intenzioni. A volte pure le buone leggi (o presunte tali) possono innescare controindicazioni

Abbiamo imparato in questi anni (a nostre spese) a leggere con attenzione le normative italiane che promettono soldi e agevolazioni economiche

Le buone intenzioni. A volte pure le buone leggi (o presunte tali) possono innescare controindicazioni

Se le buone intenzioni possono lastricare la strada per l’inferno, a volte pure le buone leggi (o presunte tali) possono innescare controindicazioni non immaginate dal legislatore né desiderate dai cittadini a cui si applicano.

Esempio abbastanza recente è il cosiddetto bonus Renzi, quegli 80 euro in busta paga che allietarono molti lavoratori dipendenti. Meno, quei lavoratori che, a causa appunto di quel migliaio di euro annui in più, superarono l’aliquota fiscale e restituirono col 730 a Cesare ciò che Cesare aveva dato loro.

Errore irripetibile? Macché. Gli ultimi provvedimenti governativi in tema di taglio del cuneo fiscale e di assegno unico per i figli hanno determinato – con le soglie decise dal legislatore – una penalizzazione che l’Istat ha calcolato per circa un milione di famiglie nel primo caso, un altro mezzo milione nel secondo. E non di rado si è in presenza di famiglie che hanno avuto la doppia penalizzazione.

Per non parlare della decontribuzione previdenziale per le madri lavoratrici, prevista in via provvisoria per tre o un anno, a seconda che abbiano almeno tre o due figli. Stiamo parlando di parecchi soldi lasciati alle lavoratrici, si può arrivare a 3mila euro l’anno. Ma… c’è sempre un ma, nelle leggi italiane. Deve esserci almeno un figlio con meno di 10 anni. Basta un giorno in più di quanto previsto – o qualche settimana, la rabbia è uguale – e niente decontribuzione. Quindi una madre lavoratrice con tre figli a carico, ma col più piccolo che ha dieci anni e un paio di settimane rispetto ai limiti previsti dalla legge, perde fino a 3mila euro. Non è una penalizzazione: è un’ingiustizia.

Abbiamo imparato in questi anni (a nostre spese) a leggere con attenzione le normative italiane che promettono soldi e agevolazioni economiche. Vengono presentate con un titolo semplice e accattivante, vengono infine approvate con barriere e paletti, codicilli e ulteriori specificazioni che limitano molto – e non sempre con giusta causa – la platea dei beneficiari.

L’ultima assurdità? L’Imu agevolata – la metà – per la casa non abitata dal proprietario ma, ad esempio, dalla madre in comodato d’uso gratuito. Sarebbe crudele far pagare al proprietario l’Imu come fosse una seconda casa al mare: l’ha lasciata a un genitore. Peccato che un successivo “chiarimento” del Fisco abbia specificato che il proprietario in quella casa vi deve giuridicamente risiedere e pure abitare, per godere dell’agevolazione. Insomma viene considerata una villetta al mare e non un aiuto alla mamma. Così impara.

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Fonte: Sir