Le cliniche musulmane che negli Usa curano chi non ha l’assicurazione

Supplire a un enorme bisogno e contrastare il crescente sentimento anti-musulmani. Negli Stati Uniti sono sempre di più le cliniche gestite da musulmani che curano, gratuitamente, tutte le persone che non possono permetterselo

Le cliniche musulmane che negli Usa curano chi non ha l’assicurazione

Ce n’è una a Indianapolis. “Non hai l’assicurazione medica? Ok, vieni a trovarci, ti cureremo gratuitamente. Siamo la Hoosier Crescent Foundation”. Le parole, riportate da una nicchia di stampa americana, sono quelle di Nadeem Siddiki, ingegnere. Non è un medico, ma sa quanto sia difficile riuscire a curarsi in Indiana, dove 1 persona su 10 non ha l’assicurazione sanitaria e molti di più sono sottoassicurati. La sua vita è cambiata nel momento in cui è venuto a conoscenza di una clinica musulmana gratuita a Jacksonville, in Florida. Dopo essersi confrontato con alcuni medici della comunità islamica, ha scelto di ripetere l’esperienza. La clinica di Indianapolis è nata così. Prima ha convinto alcuni medici docenti universitari a concedergli uno spazio per la clinica nel college locale. Poi ha trasformato una classe in un laboratorio per le analisi, infine ha chiesto agli ospedali vicini di regalargli un po’ di materiale. Contemporaneamente, ha dato vita alla Hoosier Crescent Foundation , organizzazione con l’obiettivo di fornire assistenza medica gratuita a tutti gli adulti senza distinzioni di età, etnia, origini, genere, abilità, orientamento sessuale, opinioni politiche e credo religioso. Si legge nel loro sito: “Nel nostro operato si ritrovano i valori morali dell’Islam e le fondamenta etiche americane”.

Oggi sono 70 le cliniche musulmane che curano gratuitamente su suolo americano. Il ricercatore di Cambridge Nabil Khan, pachistano cresciuto ad Abu Dhabi, psicologo da sempre impegnato a studiare l’intersezione tra scienze, religione e medicina, ha deciso di studiare questo fenomeno e ha capito che queste cliniche, annualmente, curano in totale 50 mila persone. Contemporaneamente, insieme al collega della Boston University School of Medicine Lance Laird, ha messo in piedi una rete di accademici, studenti, professionisti che va sotto il nome di Greater Boston Muslim Health Initiative. “Insieme – ci spiega – abbiamo scelto di impegnarci per mappare, con accuratezza, le cliniche musulmane. Due aspetti ci hanno particolarmente colpito. Il primo è che la maggior parte di esse sono nelle Stati meridionali; il secondo è che, pur essendo nate come strutture che avrebbero dovuto curare musulmani, oggi servono una platea decisamente eterogenea. Tutte offrono le cure primarie, molte sono specializzate nel trattamento del disagio mentale e psichico”. Diplomaticamente, Khan sottolinea che quelle musulmane non sono le uniche cliniche gratuite nate a partire dagli anni ’60. Da allora si stimano ne siano sorte, in territorio americano, 1400: molte sono legate ad associazioni religiose, ma ce ne sono numerose laiche.

Il 9 per cento degli americani tra i 18 e i 64 anni – circa 27 milioni di persone – non ha un’assicurazione sanitaria, mentre sono 44 milioni le persone sottoassicurate. “Questo secondo numero è raddoppiato tra 2010, anno dell’approvazione del cosiddetto Obamacare, e 2018”. Perché? Obama ha esteso il diritto alla copertura assicurativa a fasce di reddito che prima non rientravano nei criteri stabiliti dal Medicaid, misura introdotta nel 1965 che aiuta gli individui e le famiglie a basso reddito a sostenere i costi di un'assicurazione sanitaria, coprendone – a seconda del reddito dichiarato – una parte più o meno rilevante. “Con l’Obamacare la richiesta di coperture assicurative è cresciuta, e con lei i prezzi imposti da molte compagnie assicurative. Così, se da una parte è diminuito il numero delle persone senza assicurazione, dall’altro è cresciuto quello dei sottoassicurati. Va anche ricordato che la misura introdotta da Obama è stata più volte messa in discussione, sfidata e criticata”.

La presidenza Trump non ha migliorato la situazione: secondo il ricercatore, le politiche dell’amministrazione in carica ha reso i costi assicurati sempre meno accessibili per gli americani. “Non c’è stata nessuna volontà, da parte del presidente, di convincere il Congresso né a ridurre il costo delle assicurazioni private, né quello delle prescrizioni. Un dato per capire di cosa stiamo parlando: il costo pro capite per gli americani nella sanità è superiore a quello di qualsiasi altro Paese sviluppato”. A tutto questo, è la denuncia di Khan, va aggiunto il fallimento firmato Trump del sistema della sicurezza e dei servizi, la disparità di trattamento e di accesso ai servizi per musulmani, immigrati e delle minoranze in generale.

Secondo il report, l’adesione a queste cliniche da parte di medici e volontari ha una duplice motivazione: da un lato, vogliono semplicemente provare a rispondere a un enorme bisogno. Dall’altro, spiega Siddiki, lo fanno per rispettare il passo del Corano secondo il quale “salvare una vita significa salvare l’umanità intera”. In molti, poi, hanno dichiarato di impegnarsi nella sanità per contrastare i sentimenti di intolleranza sempre crescenti nei confronti della comunità musulmana. “Naturalmente – puntualizza Khan – l’atteggiamento, i toni e, soprattutto, i contenuti dei discorsi di Trump non aiutano. Curando non solo musulmani, queste persone contribuiscono a combattere la percezione negativa che si ha di loro”.

Una filosofia che si concretizza perfettamente nella clinica musulmana di Jacksonville, quella da cui siano partiti. I membri del centro islamico della Florida nord-orientale l’hanno realizzata nel 2010, esattamente 6 mesi dopo che il loro centro era stato colpito da una serie di molotov durante un raid. Quella clinica oggi cura oltre mille pazienti all’anno ed è diventata anche il soggetto di un documentario, “Unconditional Care”: “Una delle pazienti intervistate per il documentario – spiega Khan – ha dichiarato che, all’inizio, non aveva detto alla famiglia che si era rivolta a una clinica islamica. ‘Non volevano nemmeno sentire la parola musulmano’, ha raccontato. Ma sono stati proprio i medici musulmani a curarle l’insufficienza cardiaca congestizia di cui soffriva. Adesso dice che la clinica, per lei, è stata come la manna del cielo. Dice che i musulmani le hanno salvato la vita”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)