Le mascherine solidali dei richiedenti asilo (e il sogno di aprire un atelier)

A Palermo il progetto L'Art - Laboratorio per ricucire tessuti e relazioni: si concluderà con la costituzione di una micro impresa con i ragazzi, tutti già con esperienze di sartoria nei loro paesi

Le mascherine solidali dei richiedenti asilo (e il sogno di aprire un atelier)

Hanno iniziato con le mascherine solidali multistrato e filtranti, tutte colorate, ma sperano di continuare con i vestiti e con altri capi originali di abbigliamento. Sono quattro giovani richiedenti asilo, tutti originari dell'Africa, che stanno lavorando al progetto L'Art (Laboratorio per ricucire tessuti e relazioni) proponendo il marchio Mitzica Labstore, portato avanti dalla cooperativa sociale Libera...mente con il Centro Penc onlus, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza del comune di Palermo ed il sostegno economico della Fondazione Museke di Brescia. Il progetto di sartoria, nato lo scorso settembre del 2019 e che ha la durata di un anno, si concluderà con la costituzione di una micro impresa in cui i ragazzi, tutti con esperienze già di sartoria nei loro Paesi, desiderano, affinare ulteriormente le loro competenze, realizzando una realtà di produzione artigianale di abiti. I quattro ragazzi sono: Omar Kinteh, giovane neo-maggiorenne del Gambia; Souleymane Bah, neo-maggiorenne della Giunea Conakry; Ebrima Darboe di 30 anni del Gambia; John Collins, neo-maggiorenne, arrivato in Italia da minore non accompagnato e originario della Nigeria.

Il progetto, tra le altre cose, sta avendo anche la collaborazione della parrocchia Maria SS delle Grazie a Roccella guidata da don Ugo Di Marzo che, per l'occasione, ha dato in prestito per il laboratorio i locali ampi di una ex chiesetta sconsacrata del quartiere popolare Sperone, prima della pandemia utilizzati per attività di formazione dell'ente Euromadonie che ha sospeso le sue attività. Oltre ai locali, sono state date in comodato d'uso anche tre macchine da cucire. “Considerato che nel mio Paese facevo già vestiti africani, - racconta Ebrima che è a Palermo da 4 anni e vive a Piana degli Albanesi - la possibilità di continuare a fare ciò che mi piace per me è molto bella. Stiamo iniziando con le mascherine per rispondere ad un bisogno di questo momento storico ma la nostra idea è quella di miglioraci sempre di più per poi iniziare a realizzare altri capi di abbigliamento aprendo magari un atelier sartoria tutta nostro”. Uno dei più giovani è Jonh da soli tre mesi nel capoluogo siciliano. “Non so bene cosa farò ancora in futuro – dice – però in questo momento cucire facendo delle cose utili agli altri mi piace molto”. Appassionato di moda, invece, da sempre e con il desiderio di andare a Milano per affinare questa arte è Souleymane che ha 25 anni ed è a Palermo da due anni. “Quello che faccio mi piace molto perché il settore della moda - racconta - è quello in cui mi vorrei specializzare sempre di più. Il mio desiderio forte è quello di potere andare a Milano per proseguire gli studi universitari. Dopo le mascherine, stiamo pensando pure di realizzare qualche altro capo di sartoria che possa piacere agli altri”.
“Sostenere i giovani migranti vuol dire aiutarli a valorizzare i loro saperi - dice Angela Natoli della cooperativa Libera...mente - e il loro 'saper fare' che è. sorprendentemente di alto livello. Per il momento le mascherine, proposte attraverso i canali social ad un prezzo solidale di 5 euro, stanno avendo successo. Ci sono, infatti, arrivate pure richieste di spedizione oltre che da altre parti della Sicilia, dal nord Italia anche dalla Germania e dall'Inghilterra. I ragazzi iniziano a credere molto in quello che stanno facendo, e questa è per noi una bella soddisfazione. L'intenzione non è solo di sostenerli nelle loro idee creative ma anche di accompagnarli verso lo sviluppo di una loro auto-imprenditorialità affinché possa diventare in futuro il lavoro della loro vita. Dopo le mascherine, stanno pensando di lanciare anche una nuova linea di abbigliamento combinando le influenze africane con le richieste del mercato occidentale”.  “All’arrivo dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, i ragazzi si sono impegnati nella produzione artigianale di mascherine filtranti a tre strati – spiega Maria Chiara Monti una dei fondatori del centro Penc onlus -, non mettendo però da parte la loro creatività e l’anima del colore proprie dell’Africa; le mascherine, infatti, oltre a rispondere ai criteri per il filtraggio efficace, sono tutte originali, uniche, con fantasie molto colorate, anche per i più piccolini. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di uniformare tutte le loro diverse competenze per creare un gruppo omogeneo di lavoro, saldo e motivato ad andare avanti. In questo modo stanno valorizzando le competenze di sartoria che avevano acquisito nei loro Paesi. Noi stiamo facendo da facilitatori e, proprio per questo, dopo il progetto, capiremo quali strade intraprendere per dare continuità a quello che vogliono realizzare magari con il reperimento di altri fondi ad hoc dedicati alle start-up”.
I giovani nelle loro prime realizzazioni sono guidati dalla fashion stylist Alice Salmeri. “Sto seguendo i ragazzi in questo progetto in cui credo molto- aggiunge la stilista -. Lo standard del made in Italy è alto e puntiamo non solo a fare dei prodotti solidali ed etici ma anche belli che piacciano soprattutto dal punto di vista creativo e qualitativo. Per un locale estivo, per adesso, stiamo facendo pure delle divise molto originali. Potremmo anche fare stampare delle magliette. Abbiamo diverse idee su cui ci stiamo confrontando per capire dove ci si potrà orientare meglio”. Libera…mente da anni è impegnata a Palermo nell’inserimento lavorativo e nello sviluppo di competenze di giovani 'più svantaggiati'; il Centro Penc si occupa di etnopsicologia e dunque ha una forte attenzione al benessere psicologico, che passa anche dal benessere sociale e dall’autonomia lavorativa; il Garante per l’infanzia e l’adolescenza del comune di Palermo supporta da sempre iniziative promosse da comunità educanti per una cultura dei diritti e l'applicazione di essi nella società.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)