Medici e infermieri incrociano le braccia. In Veneto, il 5 dicembre, ha aderito allo sciopero circa il 70 per cento del personale medico

I sanitari manifestano per chiedere maggiori tutele contro le aggressioni in corsia. A livello nazionale, inoltre, 6 mila medici e 14 mila infermieri con più di 67 anni rischiano di andare in pensione nelle prossime settimane, senza essere rimpiazzati. In Veneto, allo sciopero del 5 dicembre ha aderito circa il 70 per cento del personale medico. E sulla scia delle proteste è stato indetto un altro stop per lunedì 18 dicembre

Medici e infermieri incrociano le braccia. In Veneto, il 5 dicembre, ha aderito allo sciopero circa il 70 per cento del personale medico

I numeri raccontano uno sciopero in piena regola, sentito e partecipato: il 70 per cento del personale medico e infermieristico del Veneto il 5 dicembre ha aderito all’astensione dal lavoro per manifestare un profondo disagio sempre più diffuso. Molte le sigle sindacali coinvolte: Anaao, Cimo, Anpo e Fesmed per i medici, Nursing Up per gli infermieri, mentre la Cgil aveva già organizzato una mobilitazione lo scorso 17 novembre. Al netto dunque del personale precettato, cioè in servizio per non interrompere le prestazioni mediche minime, l’adesione ha rafforzato le voci di protesta che – secondo i lavoratori e le lavoratrici – da tempo sono inascoltate. E non è tutto perché sulla scia di quanto avvenuto, il 18 dicembre medici, veterinari, farmacisti, psicologi, biologi e dirigenti sanitari delle suddette sigle incroceranno nuovamente le braccia. A fare il punto sulla situazione è Guerrino Silvestri, dirigente responsabile di Nursing Up Veneto, che rappresenta gli infermieri e i professionisti sanitari: «In Veneto è andata bene, ma in altre Regioni si sono toccate anche punte dell’85 per cento di medici e infermieri in sciopero. Contestualmente alla giornata di agitazione abbiamo inviato una lettera ai prefetti, che sono i rappresentanti del Governo sui territori, per esprimere le nostre doglianze». L’elenco delle richieste è lungo, i problemi annosi: «Uno dei temi per i quali ci stiamo battendo è il potenziamento della sicurezza nelle strutture sanitarie perché molti di noi continuano a subire quotidianamente aggressioni. Anche a livello economico la situazione non è buona: il nostro Contratto collettivo nazionale di lavoro è scaduto da un anno e mezzo e nella nuova finanziaria la nostra professione non rientra – per il momento – tra quelle “da valorizzare”. In terza battuta, ma non per importanza, c’è nell’aria l’idea di inserire un taglio delle pensioni degli assunti prima del 1996 per passare definitivamente dal sistema retributivo a quello contributivo: in questo modo gli infermieri perderebbero due o trecento euro al mese, mentre i medici addirittura sei o settecento. C’è la promessa del Governo di rivedere la posizione, vedremo».

Le criticità riguardano tutta Italia, compresi il Veneto e la provincia di Padova che da sempre sono stati fiori all’occhiello della sanità nazionale. Si registra una diffusa carenza di medici (quasi il 40 per cento nei pronto soccorso dell’Ulss 6) e manca un quarto degli anestesisti; a Cittadella e Schiavonia ci sarebbe bisogno del doppio dei pediatri e per questo si cerca di compensare con contratti libero professionali, in attesa di rimpinguare l’organico. «A livello regionale abbiamo espresso le nostre lamentele in merito alle risorse aggiuntive che da anni non vengono erogate e che servirebbero a incentivare i rientri in servizio per diminuire liste d’attesa perché c’è carenza di personale e gli stipendi di chi fa straordinari sono super tassati. Ancora, bisogna rendere attrattiva la professione del personale infermieristico, va interrotto l’esodo sia verso il privato, sia perso l’estero perché attualmente è impossibile gestire i turn over con un conseguente deficit tra entrata ed uscita. C’è un cortocircuito» conclude Silvestri. Dopo aver registrato le adesioni allo sciopero, le sigle sindacali hanno diramato una nota che guarda alle prossime azioni: «Apprendiamo con soddisfazione della dilatazione dei tempi parlamentari per l’approvazione della manovra, ottenuta anche per rivedere la norma sul taglio delle pensioni dei sanitari all’indomani del successo della nostra protesta. In assenza di risposte la vertenza non si fermerà, e per dar seguito alla nostra azione congiunta iniziata il 5 dicembre e nel rispetto dei regolamenti, siamo pronti a proclamare altre giornate di sciopero, già a partire da lunedì 18 dicembre e per gennaio 2024».

Ulss 6 Euganea, in arrivo 336 assunzioni

La Regione Veneto ha autorizzato 336 assunzioni all’interno dell’Ulss 6 Euganea che, secondo la Cisl, dovranno essere formalizzate «entro al massimo due mesi». Nel dettaglio, sono 91 i dirigenti sanitari che verranno interessati dalle nuove assunzioni, fra cui 82 medici, tre veterinari, un biologo, un farmacista e quattro psicologi. Ci sono anche 96 infermieri, 32 operatori socio sanitari. Per Fabio Turato, responsabile funzione pubblica Cisl «sono sufficienti per tornare al minimo dell’organico».

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