Medio Oriente: “Manca la volontà politica di cambiamento”

La testimonianza di Rita Boulos, sindaca di Neve Shalom Wahat al Salam, villaggio in cui ebrei e palestinesi vivono insieme. “Oltre al dolore immediato e alla paura per i nostri cari tutti nel nostro Villaggio sono arrabbiati e rattristati da questo ennesimo scoppio di violenza”

Medio Oriente: “Manca la volontà politica di cambiamento”

 “Ogni nuovo scoppio di violenza mostra la rabbia e la disperazione di persone che vivono in una situazione intollerabile. Mostra la mancanza di preoccupazione e l’assenza di volontà politica di cambiamento da parte dei leader. Evidenzia il razzismo e l’odio che prevalgono sul terreno”. Sono le parole di Rita Boulos, palestinese e sindaca di Neve Shalom Wahat al Salam, un villaggio cooperativo nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi, tutti di cittadinanza israeliana, equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv. Nato nel 1972 il villaggio è da sempre un luogo di pace e di educazione alla pace. Con i nuovi scontri, “le nostre istituzioni educative sono chiuse”, sottolinea la sindaca.

“Nel Villaggio non siamo stati colpiti direttamente -aggiunge nella testimonianza inviata all'associazione italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam-. Anche se abbiamo sentito le sirene da alcune città vicine, la sirena del Villaggio finora non ha suonato, il che significa che non siamo ancora stati in pericolo diretto. Questo non significa che non abbiamo paura, perché tutti noi abbiamo persone care nei luoghi che sono stati colpiti. Per esempio, mia madre, mia sorella, mio fratello e altri parenti stretti vivono nella città mista arabo-ebraica di Lydda/Lod/Lid, una delle città più colpite. La città ha subito sia disordini civili, nei quali un cittadino palestinese israeliano è stato colpito a morte, sia, la scorsa notte, un missile proveniente da Gaza ha ucciso un padre e una figlia”.

“Oltre al dolore immediato e alla paura per i nostri cari -afferma Rita Boulos-, tutti nel nostro Villaggio sono arrabbiati e rattristati da questo ennesimo scoppio di violenza. Tutto il nostro lavoro mira a risvegliare la speranza di un futuro migliore, più equo, pacifico e sicuro per ebrei e palestinesi, ovunque essi vivano. Ogni nuovo scoppio di violenza fornisce la testimonianza concreta che siamo molto lontani da un tale futuro”.

“Siamo inorriditi dal fatto che persone innocenti, come quelle tre vittime di Lydda, siano così spesso quelle che pagano il prezzo di questi fallimenti politici, educativi e morali. Il modo parziale e unilaterale in cui gli eventi sono riportati non fa che aumentare il livello di violenza e il desiderio di vendetta”.

I bambini sono spaventati per quello che sta succedendo. “Ieri sera, mentre sentivamo le esplosioni e guardavamo dai nostri balconi i missili cadere su Lydda, Ramle e tutta la regione centrale, ho dovuto dire a mia nipote di tre anni che erano solo fuochi d’artificio. I bambini della nostra scuola elementare sono troppo grandi per queste storie, ma sono troppo piccoli per capire. Nella scuola, gli insegnanti hanno condotto discussioni accurate in modo che potessero esprimere i loro sentimenti”.

Il futuro per palestinesi ed ebrei è sempre più incerto. “Sullo sfondo dell’attuale conflitto, c’è il pericolo che le relazioni tra cittadini ebrei e palestinesi all’interno di Israele stesso si deteriorino ulteriormente, come abbiamo visto a Gerusalemme, a Lydda e in altri luoghi. Molto dipenderà dalla moderazione dimostrata non solo dai cittadini, ma anche dalle forze di polizia e di sicurezza, che hanno agito con insensibilità e mano pesante. Ieri, per esempio, mentre la gente era seduta a piangere la morte del giovane residente di Lydda che era stato colpito da un colono religioso, la polizia ha disperso i partecipanti al lutto con fumogeni e granate assordanti”.

La nuova crisi non nasce per caso. “L’attuale violenza è solo l’ultimo risultato di tensioni prolungate e latenti, che senza una soluzione politica e integrale, erano destinate a scoppiare. Di nuovo noi condanniamo la violenza da entrambe le parti. Ai nostri amici in tutto il mondo, il nostro messaggio è innanzitutto di chiedere la cessazione immediata della violenza. Anche se in apparenza è la parte israeliana che vuole continuare la sua campagna, la pressione internazionale deve essere applicata ovunque sia necessario per ottenere un cessate il fuoco. Un cessate il fuoco eviterà la perdita immediata di vite umane e la sofferenza di molte persone innocenti. Non impedirà il prossimo round di violenza, o il costante peggioramento verso una situazione cronicamente insostenibile in cui né i palestinesi né gli israeliani potranno vivere in pace e sicurezza. A Wahat al-Salam - Neve Shalom continueremo a educare alla pace e a fornire un esempio di una società alternativa condivisa e uguale tra cittadini ebrei e palestinesi. Infine, preghiamo che i musulmani possano godere di un pacifico e benedetto Eid al-Fitr, e gli ebrei e i cristiani possano godere di una pacifica e gioiosa festa di Shavuoth / Pentecoste”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)