Meno benessere e meno soddisfazione per la vita ma fiducia nel futuro

Indagine dell'università Bicocca di Milano svela gli italiani dopo l’emergenza Covid-19: 950 persone già intervistate l'anno scorso sono state risentite sulla loro condizione lavorativa, sulle relazioni amicali e sul proprio benessere psicofisico

Meno benessere e meno soddisfazione per la vita ma fiducia nel futuro

Un terzo afferma che le sue condizioni di lavoro sono peggiorate e guadagna di meno. Sostiene anche di essere meno sereno e che le relazioni amicali sono meno soddisfacenti. Come c'era da aspettarselo, il Covid-19 sta incidendo sulla vita delle persone, anche quelle mai colpite dal virus. Ma il quadro che emerge dall'indagine “L'Italia al tempo del Covid-19” quantifica quel che sta accadendo e non si basa solo sull'impressione e sul ricordo di come era la nostra vita prima della pandemia.

Il campione di 950 persone oggetto dell'indagine era già stato intervistato sugli stessi aspetti della loro vita l'anno scorso. I risultati hanno quindi un'impronta più oggettiva. E così coloro che dicono di sentirsi calmi e sereni sono scesi dal 75,6 per cento prima della pandemia al 65,3 per cento di oggi. Se prima il 68,3 per cento degli intervistati si diceva pieno di energia in tutte o quasi tutte le circostanze della vita, ora è solo il 58,2 per cento ad affermarlo. E momenti di tristezza e scoraggiamento colpiscono ormai quasi la metà della popolazione (44,3 per cento) e non più solo un italiano su quattro (26,7 per cento) come nei mesi pre-Covid.

La ricerca è condotta dall'Iassc (Institute for advanced study of social change), l'osservatorio permanente sul mutamento sociale del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca. Il campione è stato selezionato nell’ambito del progetto di ricerca “ITA.LI - Italian Lives”, l’indagine “longitudinale” e pluriennale sui corsi di vita in Italia, finanziata dal Ministero dell’Università mediante i fondi dei Dipartimenti di eccellenza, che l’istituto Iassc sta conducendo in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica (Istat) e la società di ricerca Ipsos.

Gli intervistati hanno risposto a un breve questionario – già utilizzato, in forma simile, in Germania e Regno Unito – inteso a chiarire i cambiamenti intervenuti nei principali domini di qualità di vita (salute, lavoro, relazioni familiari e amicali, qualità della vita) a causa del Covid-19 e delle misure di contenimento del contagio. Aumentano i casi di insonnia, se il 54,1 per cento del campione confessa difficoltà ad addormentarsi (40 per cento un po’, 14,1 molto), quando prima dell’emergenza era appena il 35,6 per cento (29,5 e 6,1). Per quanto riguarda invece le dipendenze, un italiano su cinque (il 20,8 per cento) ha iniziato o ricominciato a fumare o fuma più di prima, anche se il 15,2 per cento lo fa di meno. Tendenza opposta in ambito di consumo alcolici: è diminuito per un quinto del campione (19,4 per cento), aumentato per circa un decimo (11 per cento).

In ambito lavorativo, i punti critici segnalati sono l’aumento dell’intensità del lavoro (per il 28 per cento del campione, seppure per un terzo dei rispondenti l’intensità sia diminuita), dei rischi per la salute (39,8 per cento degli intervistati) e del conflitto percepito tra impegni professionali e famigliari (per un italiano su quattro, il 27,6 per cento del totale). Reddito e stipendio, poi, sono in flessione per il 34,9 per cento degli intervistati. Per circa un terzo degli italiani, la qualità del lavoro è così peggiorata, soprattutto per chi è in possesso di un titolo di studio universitario.

Quanto alla qualità della vita, diminuisce in diversi ambiti il livello di soddisfazione che era stato registrato prima dell’emergenza: relazioni famigliari, amicali (soprattutto per le donne), tempo libero e situazione finanziaria (principalmente per i 35-44enni).

Ma nonostante il quadro, nel complesso, più negativo che positivo, e la forte incertezza sulle condizioni di salute e occupazionali nel breve periodo, vi sono segnali di speranza e ottimismo verso il futuro, come indicato dalla quota elevata di rispondenti (68,6 per cento) che considerano l’emergenza Covid-19 come un periodo dal quale ciascuno può imparare qualcosa di positivo. Per il 32,3 per cento può essere addirittura un punto di svolta, che porterà la società a cambiare in meglio.

Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)