Migranti, continuano i respingimenti tra Italia e Francia. Medu: “Rimandati indietro anche i minori”

In un report di Medici per i diritti umani la situazione alla frontiera occidentale: in quattro mesi il team a Oulx ha registrato 1814 arrivi al rifugio Fraternità Massi, tra cui 66 famiglie e 132 minori stranieri non accompagnati. Oltre mille i respinti (669 al Monginevro, 344 al Frejus)

Migranti, continuano i respingimenti tra Italia e Francia. Medu: “Rimandati indietro anche i minori”

Continuano i controlli di polizia alla frontiera interna e i respingimenti dalla Francia all’Italia, che avvengono ormai in maniera sistematica. Molto spesso succede anche nel caso di minori non accompagnati, nonostante il diritto alla circolazione sia sancito dal Codice frontiere Schengen (CFS) e i controlli alle frontiere interne siano consentiti solo in circostanze eccezionali. A denunciare la militarizzazione della frontiera francese è un report di Medici per i diritti umani, che opera a Oulx, nel rifugio Fraternità Massi all’interno del progetto Frontiere solidali. “Il timore dei transitanti di rimanere intrappolati a causa della difficoltà degli spostamenti continua a causare tragedie durante l’attraversamento. Due incidenti mortali sono avvenuti sulle Alpi nel solo mese di gennaio: Fathallah Blafhail, 32 anni di origine marocchina, annegato nella diga del Freney nei pressi di Modane e Ullah Rezwan Sheyzad, 15 anni di origine afghana, stritolato sotto le rotaie del treno” si legge nel rapporto.

Il team di Medu si è insediato in Val di Susa all’inizio del 2022 per fornire assistenza medica alle migliaia di persone che ogni anno attraversano la frontiera alpina nord-occidentale per raggiungere la Francia. Nei primi quattro mesi di intervento (gennaio-aprile 2022) il team multidisciplinare - composto da una coordinatrice di progetto, medici, mediatori culturali, antropologi, esperti legali e ricercatori - ha operato quattro giorni a settimana presso un ambulatorio messo a disposizione dall’associazione Rainbow for Africa all’interno del Rifugio Fraternità Massi, gestito dalla cooperativa Talità Kum. L’attività è svolta in collaborazione con tutti gli attori presenti presso il rifugio, in particolare operatori dell’ente gestore, volontari, attivisti, organizzazioni intergovernative e altre associazioni.

In totale, nei quattro mesi presi in considerazione dal report, si sono registrati 1814 arrivi presso il rifugio Fraternità Massi, tra cui 66 famiglie e 132 minori stranieri non accompagnati (msna), a fronte di  2116 partenze (il numero è superiore agli arrivi perché alcune persone vengono respinte alla frontiera e tornano al rifugio per poi tentare nuovamente l’attraversamento). I respinti al Monginevro sono stati 669, 344 i respinti al Frejus. La maggior parte delle persone che arrivano a Oulx sono afghani, iraniani e curdi delle diverse nazioni (rappresentano più del 60% del totale). Sono presenti famiglie con bambini, neonati, anche se non sempre accompagnati da tutti i genitori. Non è raro vedere la presenza di magrebini, in maggioranza uomini, che hanno scelto la via più lunga per sfuggire alle violenze libiche e al Mediterraneo. Ci sono poi persone dell'area subsahariana, altri della parte orientale del continente, qualcuno del Corno d’Africa. Molto spesso chi arriva a Oulx ha alle spalle un viaggio lungo la rotta balcanica, che significa ripetuti respingimenti nel tentativo di superare il “game” e maltrattamenti subiti alle diverse frontiere.

Sono state invece 1.079 le persone che hanno avuto accesso ad uno screening sanitario e ad un primo bilancio di salute presso l’ambulatorio del rifugio e di queste 320 sono state visitate in maniera più approfondita dal team di Medu. Le patologie più frequentemente riscontrate sono state infezioni cutanee, dolori muscolo-scheletrici dovuti al cammino prolungato e ai traumi subiti, cefalee, insonnia e scabbia. Il periodo invernale è stato caratterizzato da lesioni da freddo, ipotermie, congelamento degli arti inferiori e superiori e sintomi influenzali. Non di rado sono emersi anche i segni delle violenze subite nei paesi d’origine e durante il viaggio, eventi che lasciano tracce indelebili sulla persona sia dal punto di vista fisico che psicologico. I segni di violenza più frequentemente documentati sono stati: esiti di fratture, lesioni da bruciature, ferite da taglio e amputazioni, che oltre al danno psicologico determinano deficit della mobilità o dolori che costituiscono un ulteriore ostacolo all’attraversamento delle frontiere.

In queste settimane anche Tous migrants e Borders Forensic hanno denunciato i rischi di una continua militarizzazione del confine tra Italia e Francia, chiedendo giustizia per Blessing Matthew, una ragazza morta nel 2018 nel tentativo di passare la frontiera. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)