Nel giorno del ricordo di Cristina Pavese, il messaggio di don Aniello Manganiello ai ragazzi di Campolongo Maggiore

Don Aniello, parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia, è arrivato martedì 13 nel comune veneziano (noto per aver dato i natali a Felice Maniero, capo della Mala del Brenta) per partecipare agli eventi in ricordo di Cristina Pavesi, la studentessa universitaria di Conegliano Veneto uccisa il 13 dicembre 1990 dalla Mafia del Brenta mentre era sul treno Bologna-Venezia. Incontrando i ragazzi delle scuole secondarie di Campolongo Maggiore don Aniello ha provato a provocarli: «Una parte di loro avrebbe accettato affari con la criminalità per aiutare la famiglia economicamente in difficoltà. Ecco questo è il canale che usano. Fanno credere di aiutare, offrire soldi e lavoro facile ma in realtà distruggono le vite delle persone solo per raggiungere il loro unico fine: il guadagno». Per l'occasione è stato realizzato sul muro di quella che fu la villa di Maniero, oggi bene confiscato alla mafia e sede di associazioni, il dipinto “Un metro quadro di legalità” che raffigura i volti di alcune vittime innocenti di mafie. Ogni anno in occasione del 13 dicembre si aggiungerà un volto per non dimenticare chi ha perso ingiustamente la vita.

Nel giorno del ricordo di Cristina Pavese, il messaggio di don Aniello Manganiello ai ragazzi di Campolongo Maggiore

«La Camorra è pulviscolare». Così don Aniello Manganiello, storico parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia, ha spiegato ai ragazzi delle scuole di Campolongo Maggiore (Ve) cos'è l’organizzazione criminale campana da cui da anni cerca di tenere lontani i ragazzi e i più fragili del quartiere Nord di Napoli.

Don Aniello è arrivato martedì 13 nel comune veneziano (noto per aver dato i natali a Felice Maniero, capo della Mala del Brenta) per partecipare agli eventi in ricordo di Cristina Pavesi, la studentessa universitaria di Conegliano Veneto uccisa il 13 dicembre 1990 dalla Mafia del Brenta mentre era sul treno Bologna-Venezia. La banda di Felice Maniero, infatti, aveva posizionato una carica di tritolo sui binari per dare l'assalto a un treno postale partito da Venezia con direzione Milano. L’obiettivo era un bottino di 6 miliardi di lire. Purtroppo però quando i binari esplosero nella direzione opposta stava passando, all'altezza di Barbariga di Vigonza, anche il Bologna-Venezia su cui era seduta Cristina.

«Abbiamo voluto ricordare Cristina – spiega don Emanuele Degan, parroco di Campolongo Maggiore – con una messa presieduta da don Aniello ma, anche, realizzando sul muro di quella che fu la villa di Maniero, oggi bene confiscato alla mafia e sede di associazioni, il dipinto “Un metro quadro di legalità” che raffigura i volti di alcune vittime innocenti di mafie. Ogni anno in occasione del 13 dicembre aggiungeremo un volto per non dimenticare chi ha perso ingiustamente la vita».

pavesi

Le mafie sono ovunque e non fa eccezione la Camorra. È di pochi giorni fa la notizia che una tra le oltre venti persone arrestate nel blitz della Polizia di Napoli contro il clan Mazzarella, organizzazione criminale tra le più potente di tutta la Camorra, risiedeva da settimane nel padovano.

«Non mi stupisco – commenta don Aniello – Il Nord per loro è una sorta di fuga dove si “nascondono” continuando a fare i loro affari. Non usano più le pistole ma fanno affari. Anche a Scampia la criminalità ha cambiato pelle. Alla luce del sole non si spaccia, non si spara e non c’è più una Camorra sfacciata. Ma continua a vendere auto per il ricavato di ritorno. A sostenere e aprire punti scommesse o Compro-oro usando prestanomi in difficoltà economica. I malavitosi gli fanno proposte di guadagni, anche di tremila euro al mese, in cambio del loro nome e cognome incensurati. Questi per sfamare la famiglia accettano».

Martedì incontrando i ragazzi delle scuole secondarie di Campolongo Maggiore don Aniello ha provato a provocarli chiedendogli se sarebbero stati disposti ad accettare una proposta del genere. «Una parte di loro – racconta don Aniello – mi ha risposto di sì. Avrebbero accettato per aiutare la famiglia economicamente in difficoltà. Ecco questo è il canale che usano. Fanno credere di aiutare, offrire soldi e lavoro facile ma in realtà distruggono le vite delle persone solo per raggiungere il loro unico fine: il guadagno».

La criminalità campana ama apparire, vivere nel lusso e dare tutto ai propri figli. «Forse è proprio la smania di guadagno che spesso porta a disperdere i clan – spiega don Aniello – I sodali proprio come pulviscolo si separano. Nella Camorra è più facile trovare collaboratori di giustizia rispetto a quanto avviene nella ‘Ndrangheta perché il patto tra gli affiliati non è di sangue. In una famiglia ci può il figlio che ha scelto una vita criminale ma i genitori o gli altri fratelli sono persone lontane da quel mondo».

Don Aniello da sempre non fa differenze. Le sue porte sono aperte per tutti i ragazzi del quartiere. Parroco di Santa Maria della Provvidenza dai primi anni Novanta fino a settembre 2010 fu poi trasferito suscitando non poche proteste della gente del quartiere. Nel 2020 è tornato a lavorare come sacerdote a Scampia dov'è responsabile della Scuola Calcio dell’Oratorio Don Guanella. Nel 2012 ha fondato l’Associazione “Ultimi contro le mafie e per la legalità”.

donaniello1

«La paura per me è un moto interiore che abbiamo tutti e che ci tutela – conclude don Aniello Manganiello – In questi anni ho cercato di fagocitare la paura spinto dalle motivazioni per cui agisco. Il Vangelo è la mia forte motivazione ma anche l’amore per quella gente a cui bisogna dare coraggio e sostegno. Rinunciai alla scorta perché non avrei messo le persone nella condizione di superare quel blocco che è dato dall’omertà. Credo che il prete con la scorta non ti incoraggia a denunciare. Io voglio promuovere la voglia di quella gente di riscattare quel luogo e denunciare il male».

Forse questo investimento di tempo, energia e denaro che questo parroco, di origine campane, ha fatto per i ragazzi di Scampia per dare loro la possibilità di divertirsi in oratorio in maniera sana offrendo loro campi, spogliatoi e strutture che nulla hanno da invidiare a quello che hanno i ragazzi del Vomero, ha permesso a don Aniello di salvare dalla strada tanti ragazzi che oggi sono mariti, padri e onesti lavoratori. Come Marco che ha abbandonato la sua vita di spacciatore e oggi, dopo aver studiato e superato un concorso è macchinista di treni.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)