Non tutti hanno festeggiato… Il comparto agroalimentare continua ad essere una ricchezza per il Paese, ma troppi non hanno i soldi per mangiare

Sarebbero circa sei milioni gli italiani che, stando ad una analisi Coldiretti-Ixe’, sono rimasti senza regali principalmente a causa delle difficoltà economiche.

Non tutti hanno festeggiato… Il comparto agroalimentare continua ad essere una ricchezza per il Paese, ma troppi non hanno i soldi per mangiare

Milioni di tappi e milioni di euro. Tutti felici. Tutti – in qualche modo – a tessere le lodi di un settore, quello agroalimentare, che è davvero una delle ricchezze del Paese, ma che comunque è frutto di un duro lavoro quotidiano e, soprattutto, non deve nascondere l’altra faccia dei consumi in Italia. Anche in un periodo felice come quello delle feste di fine anno. Concluso il ciclo natalizio dei mercati, è importante capire quanto vale l’Italia che non ha festeggiato, nemmeno a tavola.

Sarebbero circa sei i milioni di italiani che, stando ad una analisi Coldiretti-Ixe’, sono rimasti senza regali principalmente a causa delle difficoltà economiche. E’ uno degli effetti del fenomeno che gli economisti visualizzano con una forbice che, appunto, si sta allargando separando sempre di più chi sta bene da chi è a rischio povertà oppure è già povero. Perché in una situazione definita di “disagio” in Italia sarebbero circa 2,7 milioni di persone. Quelli che, lo scorso anno sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare e che non hanno certo fatto un cenone a Natale oppure a fine anno.

E’ anche l’economia del pacco alimentare quella che esiste ancora oggi in Italia. Un’economia legata a quelli che vengono definiti nuovi poveri e cioè pensionati, disoccupati, famiglie con bambini che, spiegano anche i coltivatori diretti, per vergogna prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli. Bastano due dati per capire: da un lato sarebbero appena 113mila i pasti serviti nelle mense dei poveri, dall’altro sono 2,36 milioni quelli che invece hanno accettato l’aiuto delle confezioni di prodotti alimentari. Stando all’ultimo rapporto di Save The Children, in Italia sarebbero oltre un milione e 260mila i bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta, triplicati in 10 anni.

Poi ci sono gli italiani che magari poveri non sono, ma che comunque fanno attenzione – saggia – all’uso dei soldi anche durante le feste. Pare che l’83% della popolazione in questi giorni abbia trovato in tavola gli avanzi di cenoni e pranzi di Natale che vengono riutilizzati in cucina. Merito di quella che alcuni chiamano sensibilità etica e ambientale, oltre che della tradizione nazionale, ma che probabilmente ha anche a che fare anche con una sensibilità di portafoglio che non è venuta meno. Secondo la Coldiretti ammonta ad almeno mezzo miliardo il valore di cibi e bevande preparati e non consumati sulle tavole degli italiani a Natale. Un tesoro che, appunto non viene sprecato.

Di fronte a tutto questo, sono quindi due ordini diversi di dati. Da un lato, come si è accennato più sopra, la ricchezza dell’alimentare in Italia. Che è davvero tale se si pensa che il cibo rappresenta una filiera estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, che vale circa 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil ed offre lavoro a 3,8 milioni di occupati. Tutto senza contare i successi che le prelibatezze dello Stivale continuano a collezionare all’estero. Un’enormità che stride con la presenza della povertà, ma che convive con situazioni estreme dovute probabilmente alle storture della società, dei mercati e dell’economia che si riflettono, alla fine, nelle vicende personali di chi, nonostante tutto, viene spinto ai margini. Poi c’è l’altra Italia, quella della solidarietà nonostante tutto. Guardando solamente al fronte alimentare, basta pensare che il 48% degli italiani ha in qualche modo partecipato ad iniziative di solidarietà e che sono molte le organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, dalla Caritas Italiana alla Fondazione Banco Alimentare, dalla Croce Rossa Italiana alla Comunità di Sant’Egidio. E si contano ben 10.500 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione, parrocchie e nuclei d’aiuto) promosse da 200 enti caritativi impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute dall’Agea che si occupa della distribuzione degli aiuti. Alimentare ricchezza d’Italia, dunque, in ogni caso.

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Fonte: Sir