“Passo lento”. Il cammino, strumento di inclusione. E “atto sovversivo”

Nel libro di Antonella Patete e Nicola Rabbi, cinque reportage su altrettanti trekking per tutti: dal Cammino di San Benedetto, con chi ha problemi di salute mentale, a quello nel Sahara, con ciechi e ipovedenti. Insieme, per scoprire che la forza, nel passo del più lento

“Passo lento”. Il cammino, strumento di inclusione. E “atto sovversivo”

Il cammino come strumento di inclusione, ma anche come atto di militanza. E' quello che racconta e testimonia “Passo lento. Camminare insieme per l'inclusione”, di Antonella Patete e Nicola Rabbi, appena pubblicato da La Meridiana (collana “I libri di accaParlante). Cinque reportage su altrettanti cammini “inclusivi”. Inclusivi perché mettono insieme persone diverse, alcune con disabilità, alcune con particolari vulnerabilità, tutti però con le proprie difficoltà, le proprie fatiche, le delusioni e i lutti da elaborare. Diversi sono i contesti e gli scenari dei cinque cammini, accomunati però dallo stesso principio: camminare a passo lento, al passo del più lento, aiuta a osservare la realtà e se stessi con uno sguardo diverso. Insegna ad ascoltare, a riconoscere le proprie fragilità e, piano piano, ad accettarle. Per questo, come scrive Angelo Ferracuti nella Prefazione, camminare è un “atto di ribellione”: perché “è un atto sovversivo l'assecondare il naturale in società sempre più artificiali, dove l'esperienza diventa spesso astratta e immateriale, ancor di più se questa attività corporale, fisica, è collettiva e non solitaria, comunitaria e condivisa anziché individualistica”.

I cinque cammini raccontati nel libro sono tutte esperienze profondamente comunitarie. Al cammino di San Benedetto, raccontato nel capitolo “Somari”, partecipano tre persone con problemi di salute mentale, insieme a due educatrici, cinque volontari, tre somari e il loro conduttore, Raffaele, seguiti da giornalista e fotografa. “Spesso le persone con problemi di salute mentale sono in sovrappeso per via dei farmaci, ma soprattutto per lo stile di vita che hanno, sedentario e spesso confinato entro le mura di casa, In queste condizioni, l'attività fisica si rivela utile sia a livello fisico che psicologico”, scrive Rabbi. E gli asini rappresentano non solo un aiuto pratico, nel trasporto dei pesi, ma anche uno stimolo e un facilitatore di relazioni.

Il cammino nel deserto del Sahara, raccontato da Antonella Patete nel secondo capitolo, “Sabbia”, è organizzato da Noisy Vision, che utilizza le esperienze in natura come strumento d'inclusione e partecipazione per le persone con disabilità visive. Qui la comunità in cammino è rappresentata da 16 persone: cinque ciechi totali, due ipovedenti e nove vedenti, “persone che hanno scelto di camminare insieme prima ancora di incontrarsi - racconta Patete – E il fatto che alcuni non vedano è un acceleratore di intimità”. _Tra loro c'è Said, nato e cresciuto nel deserto. C'è Francesco, che ha “capito che gli occhi non sono l'unico strumento per conoscere il mondo: anche il silenzio a volte, ti aiuta a capire le cose. E il silenzio del deserto è qualcosa che non avevo mai sperimentato prima, qualcosa che mi fa sentire più libero”. Poi c'è Maria Paola, che ha trovato l'amore solo a 66 anni e lo ha perso dopo appena 8 mesi, per colpa del covid. E Giovanna, che non vede ma tiene sempre tutto sotto controllo e nel deserto cerca “la possibilità di perdere la bussola”. Alla fine, anche chi vede prova a camminare senza vedere, con una benda a coprire gli occhi, lasciandosi guidare dal passo degli altri.

Il terzo cammino, raccontato nel capitolo “Neve”, è una “escursione sospesa per minori che vincono in comunità . Sono in tutto una ventina, italiani e stranieri, più goffi i primi, più agili i secondi, a volte reduci da cammini ben più lunghi, faticosi e drammatici. Con le ciaspole ai piedi, esplorano il comprensorio del Corno delle Scale, guidati da Riccardo, guida e preparatore atletico di “Vette e Baite”, un'associazione sportiva dilettantistica che organizza escursioni all'insegna del rispetto dell'ambiente e delle comunità locali.

Dopo “Neve”, c'è “Pioggia”, il capitolo che racconta il Cammino nelle terre mutate, che da Fabriano arriva fino a L'Aquila, attraversando i territori colpiti dai terremoti. La organizza l'Asd In2theWhite ed è aperta, come quella nel Sahara, a persone vedenti, ipovedenti e non vedenti. Sfortuna vuole che si svolga quasi interamente sotto la pioggia, ma il meteo avverso non toglierà nulla alla ricchezza degli incontri.

Il libro si chiude con “Foglie”, il reportage dedicato a Joëlette, la carrozzina nata per rendere accessibile anche la montagna. Nel trekking organizzato dall'associazione “Su e giù senza barriere” e raccontato da Nicola Rabbi, ci sono ostacoli e resistenze da affrontare: ma il desiderio di superarli assicurerà la conquista della vetta. Insieme, a passo lento, si arriverà fino alla fine del cammino. Pronti a iniziarne un altro.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)