Paura del futuro. I nostri ragazzi confessano di essere molto incerti rispetto al futuro

L’indagine condotta da Laboratorio Adolescenza, insieme all’Istituto Iard e a LundbeckItalia, tra i mesi di marzo/maggio 2022 e rivolta ai giovani di età compresa fra i 13 e i 19 anni.

Paura del futuro. I nostri ragazzi confessano di essere molto incerti rispetto al futuro

I nostri ragazzi confessano di essere molto incerti rispetto al futuro e di vivere forti stati d’ansia. Ecco quanto emerge nell’indagine condotta da Laboratorio Adolescenza, insieme all’Istituto Iard e a LundbeckItalia, tra i mesi di marzo/maggio 2022 e rivolta ai giovani di età compresa fra i 13 e i 19 anni.
La ricerca, naturalmente, fa riferimento anche all’impatto della pandemia e agli effetti a lungo termine del lockdown sullo stile di vita dei giovani. Molti di essi riferiscono che il fattore Covid influenza ancora moltissimo il proprio modo di pensare e di agire. Indicano la pandemia tra le cause primarie di disagio (88%), seguita a breve distanza dalle difficoltà scolastiche e familiari.
L’indagine, oltre ad analizzare gli stati d’animo e i sentimenti delle nuove generazioni nei confronti del proprio futuro, approfondisce anche le loro relazioni con i pari.
Emerge che l’isolamento abbia amplificato per molti di loro il fenomeno delle amicizie e dei fidanzamenti virtuali, che già iniziava a diffondersi negli anni precedenti. Durante il lockdown questo tipo di relazioni ha aiutato e sostenuto emotivamente i ragazzi, ma Internet in alcuni casi si è trasformato in un complice per sfuggire al confronto “fisico” con la realtà.
La questione dell’accettazione del proprio corpo, grande classico dell’età adolescenziale, ha trovato la propria comfortzone dietro lo schermo luminoso dei device. Tra l’altro, i due anni funestati dalla pandemia hanno coinciso per alcuni con il passaggio alla pubertà. Portare “a spasso” all’improvviso un corpo nuovo non è facile, come pure per molti non è stato semplice rinunciare alla mascherina a copertura parziale di un volto che non sempre “si riconosce” come proprio a quell’età.
Non è un caso che, tornando fra i banchi di scuola in presenza, molti adolescenti abbiano iniziato a soffrire di attacchi di panico o crisi d’ansia.
Alcuni hanno scelto la strada del “ritiro sociale”, un fenomeno recente e caratteristico delle società ipertecnologizzate e del benessere.
“Sono 100mila i giovani, cosiddetti hikikomori, isolati nella loro stanza, in fuga dal mondo”, avverte Antonio D’Avino, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP).
È chiaro che la tecnologia rende “comodo” il ritiro, ma in questo caso la dipendenza da Internet non può identificarsi con la causa del disagio, piuttosto ne è l’effetto e rappresenta anche l’unica forma di interazione accettata durante l’isolamento.
“La fragilità relazionale – prosegue D’Avino – è molto difficile da affrontare. Si innesca quando ci sentiamo pressati a una corsa per il successo personale, che si tratti di scuola, sport, sessualità”.
I dati raccolti dalla ricerca riportano anche l’incidenza nel mondo giovanile delle esperienze di autolesionismo, consumo di sostanze e abuso di alcol. I numeri risultano purtroppo preoccupanti. Per quanto riguarda gli atti di autolesionismo, il 31,8% del campione intervistato dichiara di ricorrervi soprattutto (48.8%) per affrontare situazioni di agitazione, tristezza, tensione. Anche per le dipendenze i dati non sono trascurabili.
Si resta, dunque, nell’ambito dell’”emergenza psichiatrica”, descritta nei mesi immediatamente successivi alla fine del lockdown. Lo riconoscono gli stessi giovani intervistati che mostrano comunque di essere consapevoli dell’importanza di rivolgersi a uno psicoterapeuta per superare il proprio disagio. Molti fra loro dichiarano anche di dissimulare, però, le proprie difficoltà, soprattutto in famiglia, dove magari appaiono solo indolenti o apatici.
Il malessere dei giovani può condurre, poi, nei casi estremi a desiderare di “sparire”, come testimoniano molti ragazzi avvinti dalla spirale dei disturbi alimentari, o addirittura di morire, tanto che i suicidi, o tentativi di suicidio, tra adolescenti e preadolescenti sono in allarmante crescita.
Ancora una volta genitori, insegnanti ed educatori sono sollecitati a guardare con maggiore consapevolezza il mondo giovanile.

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Fonte: Sir