Quando il carcere è donna: le 10 richieste di Antigone

“Dalla parte di Antigone. Primo Rapporto sulle donne detenute in Italia”. Sono 8 ogni 100 mila abitanti donne. I detenuti uomini sono 182 ogni 100 mila. Quasi il 64% delle detenute fa uso di psicofarmaci. Rebibbia è il più grande carcere femminile d'Europa, con 334 detenute, di cui 118 straniere. Tra le criticità: problemi psichiatrici gravi e dipendenze

Quando il carcere è donna: le 10 richieste di Antigone

Sono poche, rispetto agli uomini: sono condannate per reati lievi e a pene brevi, vivono per lo più nelle sezioni femminili, solo una minoranza negli unici quattro istituti penitenziari femminili, dove le condizioni igienico-sanitarie e sociali sono spesso inadeguate alle loro esigenze. In Italia vi sono 8 donne detenute ogni 100 mila abitanti donne. Vi sono invece 182 uomini detenuti ogni 100 mila abitanti uomini. Vi sono inoltre 17 donne transgender detenute ogni 100.000 abitanti transgender. Con le sue 334 detenute (118 straniere) il carcere romano di Rebibbia femminile risulta il più grande d’Europa. La capienza regolamentare è pari a 275 posti. Sono alcuni dei dati contenuti nel primo rapporto sulle donne detenute in Italia, “Dalla parte di Antigone”, presentato questa mattina dall'omonima associazione.

Insieme alle donne, ci sono qualche volta anche i bambini: al 31 gennaio 2023, erano 17 quelli di età inferiore a un anno che vivevano in carcere con le loro 15 madri detenute. E' stata la pandemia, con la paura per le carceri che ha comportato e le conseguenti azioni intraprese, a ridurre drasticamente i numeri, passati dai 48 bambini della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020, fino a raggiungere i 17 che oggi si trovano all’interno di istituti di pena. “Segno di come, al di là delle norme, per risolvere il problema dei bambini in carcere si debba e si possa lavorare nella prassi della magistratura agendo caso per caso sulle singole situazioni”, si legge nel Rapporto.

Per quanto riguarda le donne, erano 2.392 quelle presenti negli istituti penitenziari italiani al 31 gennaio 2023, tra cui le 15 mamme con i 17 figli al seguito.

Dove sono detenute le donne: dalle sezioni alle case famiglia

Quattro le carceri femminili presenti sul territorio italiano, a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia: ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli Icam ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono sostanzialmente distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili. Sono solo due in tutta Italia le case famiglia protette previste dalla legge n. 62 del 2011 per andare incontro alle difficoltà incontrate nell’accedere ad alternative al carcere da detenute madri prive di un domicilio ritenuto adeguato dalla magistratura. A Milano accoglie questo tipo di utenza (dal 2010, ancora prima dell’entrata in vigore della legge) la casa famiglia protetta dell’associazione “Ciao ....un ponte tra carcere, famiglia e territorio”, che attualmente ospita quattro madri con cinque bambini. Alcuni anni dopo, nel 2017, è nata a Roma la “Casa di Leda”, che può ospitare sei donne con otto bambini fino ai dieci anni di età.

Le circa 70 donne trans presenti nelle carceri italiane sono ospitate in apposite sezioni protette all’interno di carceri maschili negli istituti di Belluno, Como, Ivrea, Napoli Secondigliano, Reggio Emilia e Roma Rebibbia Nuovo Complesso. Queste donne vivono spesso in uno stato di abbandono, essendo coinvolte in pochissimi attività interne.

Le condanne, l'età e i “figli fuori”

Gli uomini si addensano percentualmente nelle condanne a oltre dieci anni di reclusione o all’ergastolo ben più di quanto non accada per le donne. Viceversa, queste ultime si addensano percentualmente nelle condanne fino a sette anni di carcere ben più di quanto non accada per gli uomini. Le ergastolane sono trenta. Le detenute che devono scontare meno di un anno di pena sono 65. Sotto i tre anni 355, 249 tra i 10 e i 20 anni. 72 oltre i 20 anni. La presenza delle donne straniere sulla totalità delle donne detenute è del 30,5%. Dei 17 Istituti Penali per Minorenni italiani, uno solo, a Pontremoli, è interamente femminile mentre altri due, a Roma e a Nisida, sono provvisti di sezione femminile. La popolazione detenuta femminile è tendenzialmente più anziana di quella maschile e come l’intera popolazione detenuta sia andata invecchiando nel corso degli ultimi quindici anni. Le donne oltre i 70 anni sono 31. Di età compresa tra diciotto e vent’anni sono solo 9. Le giovani adulte sono in tutto 78.

Delle 2237 donne in carcere alla fine del 2021, 1.426 erano madri. Di queste 372 avevano un figlio, 379 ne avevano due, 303 avevano 3 figli, 184 quattro figli, 70 ne avevano 5, 52 ne avevano 6, 63 più di 6. Complessivamente, c’erano al 31 dicembre 2021 oltre (non conosciamo il dato esatto maggiore a sei) 3.890 figli con la madre in un carcere italiano.

Psichiatria e psicofarmaci, “disagio enorme”

È presente un medico 24 ore su 24 nel 75% degli istituti che ospitano donne, contro il 61% di quelli che ospitano solo uomini. Le donne con diagnosi psichiatriche gravi sono il 12,4% delle presenti, contro il 9,2% dei presenti in tutti gli istituti visitati nel 2022, e fanno regolarmente uso di psicofarmaci il 63,8% delle presenti, contro il 41,6% del totale. Il disagio psichico appare più significativo tra le donne dunque. Probabilmente per questo nei reparti le ore di assistenza psichiatrica che in media vengono garantite ogni 100 detenuti sono 7 negli istituti che ospitano solo uomini e 11,2 per gli istituti dove sono ospitate anche donne, mentre quelle di assistenza psicologica sono 13 negli istituti che ospitano solo uomini e 22,34 in quelli dove ci sono anche donne.

Sono in trattamento per tossicodipendenze il 14,9% delle donne detenute, contro il 20,8% del totale dei detenuti.

C'è un servizio di ginecologia per le donne detenute nel 66,7% degli istituti che ospitano donne. Negli altri, tra i quali ci sono istituti importanti come San Vittore (79 donne presenti) o Palermo “Pagliarelli” (66) si chiama lo specialista quando necessario o ci si reca all’esterno. E’ presente un servizio di ostetricia per le donne detenute nel 31,8% degli istituti che ospitano donne. .

Autolesionismo, suicidi, analfabetismo

Gli atti di autolesionismo tra le donne sono stati 30,8 ogni 100 presenti, contro i 15 degli istituti che ospitano solo uomini. Drammatico il numero dei suicidi lo scorso anno: nel 2022 ben 84 persone si sono tolte la vita all’interno di un istituto di pena, una ogni 4 giorni. Un numero così alto non era mai stato registrato, né in termini assoluti né in termini relativi. Tra loro, 5 erano donne, di cui 3 straniere (sia il 2020 che il 2021 avevano registrato un unico suicidio femminile in carcere).

Per quanto riguarda i percorsi di istruzione, gli ultimi dati disponibili (al 31 dicembre 2021) ci dicono che il titolo di studio era stato rilevato per i due terzi delle donne presenti in carcere, ovvero 1.515 su 2.237. Il numero maggiore di donne (667), pari quasi alla metà del dato rilevato, era in possesso di licenza di scuola media inferiore. Le donne detenute prive di alcun titolo di studio erano 39 mentre addirittura 108 le analfabete, pari al 7,1% del totale delle donne recluse. 59 sono le detenute laureate

Nell’anno scolastico 2021-22, sono stati iscritti a qualche corso del ciclo di istruzione 20.357 detenuti (pari al 32,1% dei presenti all’inizio del periodo, ovvero al settembre 2021). Di questi, 835 erano donne. Tuttavia, solo il 15,8% del numero dei presenti a inizio periodo ha conseguito la promozione nel corso dell’anno scolastico (8.456 persone, di cui 334 donne), ovvero meno della metà. Segno di un grande problema nella capacità di garantire una solida formazione scolastica in carcere. Alla fine del 2021, ultimo dato disponibile, erano 1.093 i detenuti iscritti all’Università (di cui 517 in istituti sede di Poli Universitari). Di questi, le donne erano solo 36. Tra i 19 detenuti che hanno conseguito la laurea nel corso dell’anno vi era una sola donna.

Le 10 proposte

“Il nostro sistema penitenziario è declinato nelle norme e nell’organizzazione istituzionale al maschile – osserva Antigone - Non vi è una specifica attenzione rivolta alle donne detenute nelle leggi, nei regolamenti penitenziari e nel management penitenziario. Partiamo dunque dalle nostre proposte per colmare questo gap”. Ed ecco le principali proposte:

1. Va istituito nel Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria un ufficio che si occupi di detenzione femminile, che deve essere diretto da esperti in politiche di genere.

2. Vanno previste azioni positive dirette a rimuovere gli ostacoli che le donne incontrano nell’accesso al lavoro, all’istruzione, alla formazione professionale.

3. Le camere di pernottamento delle detenute devono disporre di tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze igieniche e sanitarie specifiche delle donne, compresi gli assorbenti igienici forniti gratuitamente.

4. Alle donne detenute deve essere assicurato un servizio di prevenzione e di screening dei tumori femminili equivalente a quello delle donne in libertà. In particolare il PaP test e il test di screening per il cancro al seno o all’apparato riproduttivo devono essere offerti alle detenute parimenti a quanto avviene nella comunità libera per le altre donne della medesima età.

5. In fase di accoglienza della donna in carcere deve essere assicurato dagli operatori del carcere e da quelli del Servizio Sanitario Nazionale un approfondito esame diretto a verificare se la donna ha subito violenza sessuale o altri abusi o forme di violenza prima dell’ammissione in carcere. Se durante la detenzione vengono accertati o denunciati episodi di violenza sessuale o altri abusi o maltrattamenti, la donna deve essere prontamente informata del diritto di rivolgersi all’autorità giudiziaria.

6. Alla donna vittima di violenza presa in carico dal punto di vista sanitario, psicologico e sociale durante la detenzione deve essere assicurata continuità di cura una volta fuori.

7. Nelle carceri dove sono recluse donne vi deve essere staff adeguatamente formato e specializzato sulla violenza di genere. Tutto il personale incaricato di lavorare con le donne detenute deve ricevere una formazione relativa alle esigenze specifiche di genere e ai diritti delle donne detenute.

8. Vanno previste azioni dirette a evitare ogni forma di discriminazione basate sul genere nei confronti delle donne che lavorano nello staff penitenziario a tutti i livelli.

9. In accordo con il principio per cui la vita in carcere deve approssimarsi il più possibile a quella nella comunità libera, in tutte le carceri che ospitano sia uomini che donne vanno previste attività diurne congiunte, così da incrementare le opportunità in particolare per le donne detenute.

10. Le carceri e le sezioni femminili devono essere improntate il massimo possibile al modello della custodia attenuata.

Chiara Ludovisi

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