Regole nuove per i prodotti tipici. Il regolamento per la tutela dei prodotti alimentari che beneficiano di una denominazione di origine

Passo in avanti importante dell’Europa per tutelare prodotti e salute dei consumatori. Ma c’è ancora molto altro da fare

Regole nuove per i prodotti tipici. Il regolamento per la tutela dei prodotti alimentari che beneficiano di una denominazione di origine

Sarà “legge europea” da maggio il nuovo regolamento che prevede una importante riforma delle norme per la tutela dei prodotti alimentari che beneficiano di una denominazione di origine. Non si tratta solo di un cambiamento burocratico, ma di un passo che pressoché tutto il comparto aspettava da tempo e che fa bene in particolare all’Italia. In ballo, infatti, c’è la più forte protezione di qualche centinaio di prodotti agroalimentari tipi del nostro Paese. Qualcosa che si porta dietro un valore di mercato miliardario.
A fare i conti sono stati i coltivatori diretti. La riforma tocca 892 prodotti riconosciuti, tra alimentari, vini e liquori, che sviluppano un valore di oltre 20 miliardi di euro e fanno lavorare 890mila persone. Ma non è solo questo che conta. Coldiretti, per voce del suo presidente Ettore Prandini, ha evidenziato infatti come “dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipenda la lotta al falso made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro”. Tutto con ulteriori conseguenze positive sul fronte del giro d’affari e ancora una volta dell’occupazione.
La riforma prevede lo stop alla registrazione di menzioni tradizionali identiche o che richiamino nomi di prodotti Dop e Igp. Il caso che più di altri ha scatenato i coltivatori è stato quello del Prošek, il vino croato che evoca il Prosecco italiano. Sarà inoltre obbligatorio indicare il nome del produttore sull’etichetta di una Denominazione di Origine Protetta (Dop) o di una Indicazione Geografica Protetta (Igp), questo per garantire la massima trasparenza dell’informazione rivolta ai consumatori. Oltre a tutto questo, sarà possibile una maggiore tutela dei prodotti a indicazione d’origine anche come ingredienti in prodotti trasformati. Il nuovo regolamento riconosce e valorizza poi le pratiche sostenibili, che comprendono aspetti ambientali, economici e sociali, inclusi il benessere animale. E non basta, perché, sempre stando ai coltivatori, il nuovo regolamento (che in quanto tale è subito applicabile in tutti gli Stati dell’Ue), conferisce maggiore autonomia ai gruppi di produttori, consentendo di istituire un sistema volontario per potenziare la loro posizione all’interno della filiera.
Per arrivare a tutto questo ci sono voluti tre anni di negoziati anche duri: poco tempo di fronte a “trent’anni di investimenti e riforme delle nostre politiche agricole”, come ha sottolineato Paolo De Castro, ex ministro dell’agricoltura italiano e relatore adesso al Parlamento europeo del regolamento, che ha aggiunto: “Si è trattato di investimenti che hanno portato alla creazione di una vera politica di qualità, decisiva nel rendere la nostra filiera agro-alimentare ineguagliabile al mondo in termini di qualità del cibo e sostenibilità dei processi di produzione, anche grazie a un modello unico di tutela, gestione e promozione di tanti prodotti sinonimo di eccellenza, unicità e legame con il territorio”. Lo stesso De Castro tuttavia ha subito avvertito: “Questa riforma non può rappresentare un punto di arrivo, ma l’inizio di una nuova fase di sviluppo delle filiere Dop e Igp: esistono infatti potenziali di crescita enormi se i nostri produttori di qualità sapranno sfruttare al meglio quanto tracciato con questo regolamento”.
Tutto bene dunque? Non esattamente. Se da un lato il regolamento esiste, dall’altro sarà necessario applicarlo con grande attenzione. Sempre tenendo conto che i prodotti Dop e Igp non rappresentano tutta l’agricoltura e tutto l’agroalimentare, seppur ne sono una parte consistente e importante. Regole chiare e condivise, anche dal punto di vista del tipo di informazioni che deve essere dato ai consumatori, devono essere stabilite per ogni alimento, anche e forse soprattutto per quelli che non possono fregiarsi di alcun blasone.

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Fonte: Sir