Rifiuti, perenne emergenza. È del 1997 il cosiddetto decreto Ronchi che introdusse il riciclaggio dei rifiuti in Italia

Abbiamo paesi del Nordest in cui si ricicla praticamente tutto, e regioni come la Sicilia dove siamo fermi al 20% o poco più

Rifiuti, perenne emergenza. È del 1997 il cosiddetto decreto Ronchi che introdusse il riciclaggio dei rifiuti in Italia

È del 1997 – quasi un quarto di secolo fa – il cosiddetto decreto Ronchi che introdusse il riciclaggio dei rifiuti in Italia secondo i principi di una minore produzione degli stessi, il recupero e il riciclo, le penalità economiche per chi non si adeguava: più inquini, più paghi.
Tanti passi avanti sono stati fatti, ma – come al solito – a macchia di leopardo: il rischio che in controluce si può intravvedere per tutto quanto verrà predisposto dal governo per l’impiego dei soldi del Recovery fund.

Così abbiamo paesi del Nordest in cui si ricicla praticamente tutto, e regioni come la Sicilia dove siamo fermi al 20% o poco più. Città che hanno rispettato le percentuali previste dalla legge (dovremmo essere a quota due terzi tutti quanti), e città che arrancano a poco più di un terzo: molte nel Mezzogiorno, ma anche Milano, Genova, Bologna…
Il brutto esempio lo dà Roma Capitale, che produce un’infinità di rifiuti e non ha la minima idea di che farne. Ancor oggi vive nell’emergenza cronica; manda decine di migliaia di tonnellate di monnezza in Toscana, Abruzzo e nel resto del Lazio; si serve di discariche enormi e ormai esauste laddove le discariche non dovrebbero esservi più; ricicla poco, non incenerisce. I cittadini pagano così una tassa rifiuti (Tari) stellare, perché il sistema punisce chi non ricicla.

In più, gli inceneritori austriaci, tedeschi e danesi si fanno pagare bene per bruciare quei rifiuti italiani che spediamo loro (e pure il trasporto è costoso) perché non ci siamo dotati – in un quarto di secolo – di impianti di riciclaggio e inceneritori. Lunare.
Tra l’altro le discariche (ovunque realizzate) sono orride, inquinanti le falde acquifere, deturpanti il paesaggio. Un sistema di “smaltimento” medievale che oltretutto è anti-economico, perché dalla nostra monnezza si può ricuperare e rimettere in circolo un buon 80%. Si potrebbero creare circuiti di economia virtuosa che oltretutto producono occupazione, a volte calore, energia elettrica…
Eppure la legge parla chiaro. Ma anche il motto italico: fatta la legge, trovato l’inganno. Draghi ne tenga conto.

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Fonte: Sir