Rsa “covid free”, ma ancora blindate. Ecco i dieci diritti calpestati

Sette comitati di familiari in conferenza stampa incontrano rappresentanti delle istituzioni e denunciano la mancata o parziale applicazione dell’ordinanza nazionale dell’8 maggio. Tra gli ostacoli, l'elevato costo dei tamponi a carico dei familiari non vaccinati, la quarantena in caso di uscite dell’ospite, la negazione dei contatti fisici

Rsa “covid free”, ma ancora blindate. Ecco i dieci diritti calpestati

Sono covid free, ma restano chiuse, diversamente da tutto ciò che – dai ristoranti alle palestre – sta riaprendo e ripartendo: le Rsa, sebbene tutti gli ospiti e gli operatori siano ormai vaccinati, restano in buona parte blindate, in contrasto con l'ordonanza nazionale dell'8 maggio e con le relative ordinanze regionali. La denucia arriva da setrte comitati di familiari degli ospiti delle RSA (Anchise, Di.A.N.A. Onlus - Associazione Diritti Non Autosufficienti, Fondazione Promozione Sociale ETS, Medicina Democratica, Orsan – Open RSA Now, #RSAaperte, RSA_Unite Comitato del Trentino), nel corso della conferenza stampa “Rsa tutte zona bianca: istruzioni per l’uso”, che si è svolta in diretta streaming sulla pagina Facebook di Orsan. I comitati hanno stilato la lista dei “10 diritti calpestati nelle Rsa italiane”: nell'ordine, mancata applicazione totale o parziale dell’ordinanza nazionale dell’8 maggio; non rispetto delle disposizioni attuative regionali delle Asst, Asl e Ats; disparità immense e a macchia di leopardo tra nord, centro, sud e isole; elevato costo dei tamponi rapidi a carico dei familiari non vaccinati in visita; mantenimento delle stanze degli abbracci, delle pareti da contatto e del distanziamento; totale discrezionalità delle oltre 7 mila Rsa nel consentire entrate e uscite degli ospiti; utilizzo ingiustificato della sorveglianza attiva (quarantena) in caso di uscite dell’ospite; negazione dei contatti fisici con i propri cari agli ospiti con deterioramento cognitivo, come da ordinanza; mancanza di collaborazione tra Rsa e familiari per trovare delle soluzioni condivise; infine, modulo di condivisione del rischio, “una vessazione inutile, che va eliminata”, spiegano i comitati.

Verso il censimento delle Rsa, che “non siano terra di nessuno”

Con i comitati si è confrontata Sandra Zampa, responsabile salute del Partito Democratico e consulente del ministro della Salute Speranza: “Le Rsa non sono e non possono essere una terra di nessuno dove i diritti sono sospesi – ha detto - Fino a quando possiamo tollerare che i nostri anziani, le nostre nonne e nonni, siano sottoposti alla privazione di un diritto fondamentale come quello della relazione con i propri famigliari e i propri affetti? Dopo l’ordinanza del ministro, il protocollo messo a punto dalle regioni, le due circolari ministeriali del 2020 e, soprattutto, la campagna vaccinale che ha raggiunto pressoché tutti gli ospiti delle Rsa, siamo ancora costretti a ripetere che le porte si devono riaprire per lasciare entrare parenti e affetti. Condivido dunque senza incertezze la battaglia condotta dai comitati dei familiari: gli ospiti delle RSA devono vedere rispettati i propri diritti e le Regioni che accreditano le strutture devono fare in modo che ciò avvenga”.

Zampa ha poi riferito della “importantissima iniziativa, di cui vanno ringraziati il ministro Speranza e la Commissione Paglia, relativa al censimento delle Rsa in Italia. Un’iniziativa che darà frutti soprattutto in vista di una riforma dell’attuale sistema – ha precisato Zampa – Nell’immediato, va reso effettivo il diritto dei nostri anziani a tornare a una vita di relazione, in sicurezza e nel rispetto delle regole che ne tutelano la salute. Tutto questo è possibile e viene già fatto in diverse città e Regioni: va fatto subito ovunque”.

3 milioni per i tamponi gratuiti: la richiesta di Italia Viva

Presente in conferenza stampa anche Lisa Noja, membro della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: “Nonostante l’ultima ordinanza del ministero della Salute, che limita le visite ai possessori di certificazione verde Covid-19 – ha spiegato - sappiamo della diffusa difficoltà che ancora riscontrano centinaia di famiglie per poter tornare a visitare i propri cari nelle Rsa e nelle altre strutture analoghe. Non me la sento però di gettare la croce solo sulle spalle delle Rsa: come istituzioni, abbiamo il dovere del sostegno e non solo del controllo. Per questo, mentre in Senato è stato approvato un emendamento per garantire in tutta Italia le visite in sicurezza, Italia Viva alla Camera sta operando su due fronti: primo, chiediamo uno stanziamento di 3 milioni di euro per garantire tamponi gratuiti ai visitatori, evitando così discriminazioni su base economica o territoriale; secondo, con una risoluzione depositata nei giorni scorsi, chiediamo al governo di garantire, laddove si configurino in futuro altre situazioni di emergenza, la piena attuazione dei diritti fondamentali alla salute psico-fisica, all'affettività e al rispetto della vita privata e familiare, previsti dalla nostra Costituzione e dalla Cedu, delle persone residenti nelle Rsa e in tutte le strutture residenziali e di cura”.

I familiari chiedono il “contatto da vicino”

La parola è poi passata alle associazioni e ai comitati presenti. ““Noi e i nostri famigliari – spiegano Desiré Pantaleoni e Desiree Porretta del comitato #RSAaperte - siamo i principali stakeholder e i principali finanziatori delle strutture, pertanto reclamiamo il diritto ad essere presenti nei Cda delle Rsa, con una rappresentanza significativa rispetto al numero dei consiglieri. Lo stesso rappresentante sarà poi il referente diretto del comitato familiari degli ospiti. È quindi auspicabile che all’interno delle singole strutture ci sia un ufficio/punto di accoglienza per noi familiari, gestito da un nostro rappresentante”.

“Chiediamo che i costi del tampone rapido, da eseguire come da ordinanza ministeriale prima di ogni visita nelle strutture – dichiara Dario Francolino, presidente del comitato Orsan - siano a carico dei vari servizi sanitari regionali, come già avviene per i tamponi di screening e che i tamponi si possano fare gratuitamente nei drive-in oppure negli hub vaccinali oppure in farmacia. In Lombardia e in Piemonte è stata già introdotta la gratuità del tampone rapido per i familiari degli ospiti ma non si sa bene dove è possibile farli”.

In rappresentanza del comitato Familiari Rsa_Unite del Trentino, Giordana Gabrielli ha espresso “delusione per le nostre aspettative disattese riguardo l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza. Tale emendamento avrebbe dovuto dare risposte chiare, univoche, identiche e omogenee, uniformi per tutto il territorio nazionale (Sottosegretario Andrea Costa intervista Radio1, 3 maggio). Nonostante in molte Rsa della nostra provincia si sia raggiunta la cosiddetta immunità di comunità, assistiamo all’applicazione in modo disomogeneo di regole, tempi e modi delle visite e, in qualche Rsa addirittura alla riduzione del numero delle visite rispetto alle modalità precedenti. Così assistiamo, a due settimane dall’uscita dell’ordinanza del ministro, a forti rigidità da parte delle strutture, visite spesso brevi, con bassa frequenza nonostante, ad esempio, ampi spazi all’aria aperta sarebbero facilmente adoperabili. Riprendere il contatto 'da vicino' con i nostri familiari ci ha reso ancora più palese le conseguenze di questo lungo periodo di isolamento affettivo e sociale che li ha segnati in maniera indelebile. Per tornare ad aprire non solo un po’ le porte ma anche aprire agli sguardi, al contatto, agli affetti occorre tempo, tanto tempo disponibile, tempo non vincolato ad orari. C’è bisogno di ristabilire la quotidianità degli affetti, attraverso tempo, dedizione, contatto fisico e carezze. Per questo noi chiediamo aperture non minuscole che rispettino pienamente la dignità, i diritti dei nostri familiari, compreso il diritto del tempo adeguato e necessario per recuperare per quanto possibile relazioni e affetti preziosi.”

Anche per Laura Valsecchi, presidente di Medicina Democratica, “è urgente la riapertura delle Rsa e Rsd, perché è inaccettabile che con tutte le precauzioni adottate (vaccino, tamponi, misure di protezione) non possa avvenire. È altresì urgente modificare, sia culturalmente che organizzativamente, la cura sanitaria, assistenziale e sociale delle persone anziane, malate, con patologie invalidanti e non autosufficienti. Bisogna ripensare a un assetto di servizi territoriali e dei ricoveri in capo al Ssn che risponda ai bisogni effettivi di tutte queste persone, senza costringerle a dover pagare per poter essere curate, facendo in modo che possano continuare a godere di un diritto che è loro costituzionalmente garantito”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)