Si allungano i percorsi delle donne all’interno dei centri antiviolenza

Dati 2022 della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna sostanzialmente invariati, ma sono aumentati i fatti gravi che necessitano di maggior supporto. Altra novità, uno sportello all’interno dell’Università

Si allungano i percorsi delle donne all’interno dei centri antiviolenza

Si allungano i percorsi delle donne all’interno dei centri della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna: nel 2021 erano 197 le vittime in struttura da prima del 1° gennaio, quest’anno sono 264. “Il che significa che sono aumentati i fatti gravi che necessitano di un maggior supporto e di tempi più lunghi”, commenta Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle donne. “L’aumento della gravità dei fatti di violenza è confermato anche dai nostri avvocati e dai procedimenti giudiziari in corso”. Per il resto, i dati gennaio-ottobre 2022 sono rimasti sostanzialmente invariati: 509 vittime di violenza che hanno contattato la Casa delle donne, contro le 508 dell’anno scorso, “per un totale di 773 donne che si sono rivolte a noi quest’anno” contro le 705 del 2021. Il 67% sono italiane, il 33% proviene da atri Paesi. I dati sono stati diffusi oggi in occasione della presentazione del Festival La violenza illustrata.

Per quanto riguarda l’accoglienza in struttura, sono 57 le donne ospitate in entrambi gli anni, 42 i minori presenti nei centri nel 2022 contro i 50 del 2021, per un totale di 99 donne e bambini nelle case rifugio contro i 107 dell’anno scorso. Per quanto riguarda invece la collaborazione con Oltre la strada, il servizio del Comune di Bologna rivolto a donne migranti vittime di tratta e di sfruttamento nella prostituzione o in altri ambiti, sono state 21 le donne prese in carico quest’anno: 17 ospitate in struttura, 4 seguite territorialmente.

Dal 1990 a oggi sono 14.668 le donne che hanno contattato la Casa delle donne per non subire violenza, “con incrementi di oltre 600 vittime da quando nel 2013 è entrata in vigore la legge sui femminicidi”, osserva Zaccaria. “Siamo in un territorio dove le donne denunciano le violenze subite. E lo fanno perché si fidano, sanno di poter contare su una rete di supporto”. Oltre all’accoglienza (anche in lingua dei segni), all’ospitalità in emergenza, alle case rifugio, agli alloggi di transizione, ai gruppi di sostegno, al servizio psicologico e a quello di orientamento e accompagnamento al lavoro, si segnala ance l’apertura di uno sportello universitario contro la violenza di genere “rivolto soprattutto alle studentesse straniere in Erasmus, ma non solo a loro, che non hanno conoscenza dei servizi presenti sul territorio”. (mt)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)