Si scrive di meno, addio (ad alcune) cassette postali

Dopo la rimozione delle cabine telefoniche, quasi completamente soppiantate dall’avvento dei telefoni cellulari, poi evolutisi in smartphone, adesso è suonata l’ora delle cassette postali, cui e-mail, whatsapp e Pec hanno dato il colpo di grazia. Parla chiaro infatti l’avviso per l’utenza affisso il 23 agosto su uno dei due box d’impostazione – le cui feritoie risultano peraltro già sigillate da alcune settimane – collocati in largo Europa, a pochi passi dall’ingresso dell’ufficio postale di Padova Centro (corso Garibaldi 259) a Padova.

Si scrive di meno, addio (ad alcune) cassette postali

«Dal giorno 23 settembre 2023 – recita l’avviso/de profundis – sarà inibito l’utilizzo di questa cassetta d’impostazione». E non manca un’indicazione per i turisti stranieri che magari, una volta usciti dalla Cappella degli Scrovegni, erano intenzionati a spedire una cartolina ad amici e parenti: «This mailbox will no longer be in service».  A questo punto Poste Italiane passa a un “tu” confidenziale: «Potrai continuare a spedire i tuoi invii presso tutti gli uffici postali o utilizzando la cassetta di impostazione più vicina». Che in questo caso, fortunatamente, si trova a fianco (ovvero in largo Europa 20) di quella che va in pensione. 

La rimozione di una delle due cassette di largo Europa dà applicazione, per la città del Santo, alla delibera 308/22 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che il 7 settembre dell’anno scorso ha dettato i «nuovi criteri di distribuzione delle cassette di impostazione nell’ambito del servizio universale». 

Alla base del provvedimento di Agcom – che arriva all’indomani dell’ennesima revisione all’insù delle tariffe postali – troviamo «l’evoluzione del mercato postale, che ha portato negli ultimi anni ad una drastica riduzione dei volumi postali accettati attraverso le cassette di impostazione, fino a rappresentare solamente una percentuale di circa il 3% del volume totale, con un trend di diminuzione di oltre il 20% annuo».  Di qui, pertanto, la necessità di rimodulare i criteri di distribuzione delle cassette, per continuare ad offrire agli utenti un servizio pubblico universale, attraverso la modernizzazione e l’efficientamento della rete postale pubblica. La proposta di Poste Italiane prevede il taglio del 44% dei box esistenti, che diminuiranno da 46 mila a 29 mila. 

Di qui la scelta di distribuire le cassette postali non più in base al numero di abitanti di ogni località (come indicato dal decreto Scajola del 7 ottobre 2008) bensì attraverso il criterio della distanza massima di accessibilità al servizio, privilegiando nel contempo l’apposizione dei box in luoghi di elevato transito quotidiano (in primis uffici postali, aeroporti, stazioni ferroviarie e capolinea dei bus e dei tram). Per le aree rurali, quelle montane e le isole minori si continuerà comunque a garantire la presenza di punti accesso alla rete postale, indipendentemente dal criterio della distanza. E intanto sono in arrivo le nuove smart letter box, ovvero le cassette digitali – sempre di color rosso fiammante, ma di dimensioni ridotte – che permettono di rilevare da remoto la presenza di corrispondenza nelle cassette, ottimizzando il servizio di vuotatura, e offrendo agli utenti dei dati di carattere ambientale. 

Poste Italiane si è pertanto impegnata ad assicurare, per il 50% della popolazione residente, una cassetta d’impostazione entro mezzo chilometro dal luogo di residenza. L’85% della popolazione avrà invece un box rosso nel raggio di un chilometro da casa. Al 92% degli utenti è garantita una cassetta entro un chilometro dalla residenza, mentre il 98% dei residenti potranno imbucare dopo aver percorso al massimo tre chilometri. Nei comuni con meno di mille abitanti (che in Veneto sono una quarantina, ma che risultano oltre trecento lungo lo Stivale) è prevista l’installazione di almeno una cassetta. 

Il progetto di ammodernamento delle cassette d’impostazione prevede infine il rispetto della normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche e la tutela dell’utenza appartenente alle categorie più deboli. 

Tornando alle cabine telefoniche, sopracitate, va detto che la delibera 98/23 dell’Agcom, datata 19 aprile 2023, ha stabilito che Tim può procedere alla rimozione delle postazioni “sopravvissute” di telefonia pubblica, sia presenti sulle strade che nei rifugi di montagna. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha invece previsto l’obbligo della presenza di almeno una cabina telefonica negli ospedali e nelle strutture sanitarie equivalenti, con almeno dieci posti letto; nelle carceri; nelle caserme, con almeno 50 occupanti stabili. 

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