Spreco di cibo: in Italia ogni anno oltre 30 chili a testa

I dati del Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, diffuso in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Finiscono nella spazzatura soprattutto frutta e verdura. Complessivamente vengono buttate 1,8 milioni di tonnellate, per un valore di 7,37 miliardi di euro

Spreco di cibo: in Italia ogni anno oltre 30 chili a testa

Quasi sei etti di cibo sprecato a testa ogni settimana, per l'esattezza 595,3 grammi. Soprattutto frutta e verdura, spesso dimenticata in frigo. In un anno diventano 30,956 chili. Moltiplicati per il numero di italiani, buttiamo cibo che vale complessivamente 7,37 miliardi di euro. È quanto emerge dal Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, diffuso in occasione della Nona Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna. Rapporto che si basa su un'indagine condotta da Ipsos su un campione di 1.200 adulti, rappresentativo della popolazione italiana. Il valore economico dello spreco alimentare rappresenta “una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1,8 milioni di tonnellate di cibo, solo nelle nostre case”, si legge nel rapporto. “Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera (produzione, distribuzione, commercio), che pesa 5,1 milioni di tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane”.

Il rapporto tra l'altro registra un peggioramento rispetto agli anni scorsi. In un analogo sondaggio svolto nel 2021, era emerso uno spreco alimentare pro capite settimanale di 529 grammi. “Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus -si legge nel Rapporto-, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana)”.

L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).

La preoccupazione economica per lo spreco alimentare diventa preoccupazione ambientale osservando l’effetto pandemia sulle nostre vite: sei italiani su 10 (59%) valutano che la situazione generale sia peggiorata in ragione del virus. Il 52% sostiene a causa dell’aumento dei rifiuti (plastiche, mascherine ecc), ma pesano anche lo shopping online (40%), la diminuzione del ricorso al trasporto pubblico (35%) e il delivery (33%). Una consapevolezza che trova riscontro nei dati oggettivi: ben 8 milioni di tonnellate di plastica, tra mascherine, guanti e altri prodotti legati alla gestione del Covid-19, sono stati riversati nell’ambiente in un solo anno di pandemia e, di queste, almeno 25 mila tonnellate sono finite negli oceani (dati Università di Nanchino/Università di San Diego 2021). E inoltre l’Istat ha calcolato che rispetto ai primi due mesi del 2020 l’uso del trasporto pubblico per recarsi a lavoro o a lezioni è calato del 4,7%, mentre quello dell’automobile è cresciuto del 5,3% come guidatore e dello 0,7% come passeggero. Per questo gli italiani si dichiarano disposti a mettere in atto alcune varie buone pratiche: innanzitutto la raccolta differenziata (92%), quindi la prevenzione dello spreco alimentare (91%), e la riduzione dell’acquisto di prodotti con imballaggi in plastica (90%).

Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su tre (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l‘educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Ulteriori misure di sensibilizzazione: 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di ‘sprecometro’: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso. A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano quattro italiani su sei (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e un italiano su tre (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)