Stop al Reddito di cittadinanza, preoccupano le sorti delle famiglie in povertà

Mentre montano le proteste per la decisione del governo di cancellare la misura introdotta nel 2019, sono diverse le voci che chiedono interventi urgenti. Dalle Acli agli assistenti sociali, fino ai sindacati che promettono manifestazioni di piazza

Stop al Reddito di cittadinanza, preoccupano le sorti delle famiglie in povertà

“Un paese che non misura le sue politiche sugli ultimi e sui poveri ha fallito l’obiettivo più importante: ridurre le diseguaglianze per consentire a ognuno di vivere in dignità”. A dare un giudizio lapidario sull’entrata in vigore della legge 85/2023 che cancella il reddito di cittadinanza sono le Acli che in un una nota esprimono tutta la “preoccupazione per la sospensione dell’erogazione del Reddito di cittadinanza a partire dal prossimo 1 agosto e siamo preoccupati per le 169 mila le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta e in condizioni di fragilità sociale e che da martedì prossimo non percepiranno più un reddito minimo che gli consentiva di affrontare le difficoltà economiche più impellenti”.

Mentre montano le proteste per la scelta del governo e non solo da parte dei beneficiari della misura introdotta nel 2019 con il governo Conte I (che vedeva anche la Lega all’esecutivo, al fianco dei cinquestelle), anche nel mondo del terzo settore sale la preoccupazione per quanti vivono in condizione di povertà. “A questi non resteranno altri riferimenti che i Comuni e i servizi sociali – spiega la nota delle Acli -, già provati da organici sottodimensionati e con un numero di assistenti sociali insufficienti”. Al governo, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani chiedono di “prorogare urgentemente il pagamento delle mensilità almeno sino alla fine dell’anno intervenendo già da subito con una nuova misura che tenga conto della situazione dei 6 milioni di poveri assoluti in attesa di una risposta strutturale. Anche nella prospettiva della prossima scadenza che interesserà un’altra importante platea di cittadine e di cittadini per i quali, per effetto della stessa legge, tra pochi mesi cesserà l’erogazione del contributo, le Acli chiedono inoltre al governo di mettere i Comuni italiani nelle condizioni di intervenire e di non dover gestire emergenze dagli esiti sociali imprevedibili".

Preoccupati anche gli assistenti sociali. Dopo l’invio dell’sms di sospensione inviato dall’Inps, infatti, gli assistenti sociali della Toscana hanno chiesto “l’intervento della Regione per far fronte alla situazione venutasi a creare”. Con una lettera inviata al Presidente della Regione, Giani, e all’assessora alle politiche sociali, Spinelli, a firma della presidente del Consiglio Regionale della Toscana dell’Ordine degli Assistenti sociali, Rosa Barone, si chiede di “monitorare e contenere le conseguenze di questa scelta del governo che arriva senza alcuna misura di accompagnamento”.  “Un sms - scrive Barone - che sta provocando grandissima pressione sui Servizi sociali territoriali con il serio rischio che molti assistenti sociali possano subire aggressioni verbali o fisiche da parte di persone esasperate. Un rischio che proprio in Toscana, in questi giorni, abbiamo nuovamente denunciato ricordando il crescente numero di episodi violenza contro nostri colleghi”. “La situazione - ribadisce Barone – è grave ed è causata da una scelta del Governo sbagliata nel merito e nel metodo e che sembra non tenere in alcun conto che, da un lato, si tratta di persone, non di casi o di moduli o questionari da compilare; dall’altro che i Servizi sociali territoriali non solo non sono stati rinforzati per queste esigenze ma sono ben al di sotto degli organici previsti e non in grado quindi di assicurare il necessario approfondimento delle situazioni di ciascuna delle migliaia di persone che devono essere prese in carico”. Nella lettera, Barone chiede perciò una immediata azione della Regione perché i Comuni realizzino appieno il rafforzamento del personale assistente sociale previsto come livello essenziale delle prestazioni ai cittadini utilizzando tutti i fondi disponibili. “L’urgenza è massima: noi assistenti sociali non possiamo essere lasciati soli, senza risorse e senza strumenti a sostenere le vulnerabilità in costante aumento. Situazione confermata anche in Toscana secondo quanto conferma l’Osservatorio sociale che ha delineato una condizione socio economica di “vulnerabilità persistente” che richiede adeguate misure di contrasto e sostegno”.  Criticità messe in evidenza anche dall’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte. “Affidare ad un messaggio inviato un venerdì di fine luglio un’informazione così delicata, significa non tenere conto né della persona e delle sue fragilità, né del senso di incertezza che si trasmette ai cittadini con comunicazioni non complete e generiche – afferma il presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Piemonte, Antonio Attinà -. Il problema fa riferimento anche a una gestione politica che decide la sospensione del Reddito di Cittadinanza senza adeguati strumenti per sostenere un cambiamento così importante e con una programmazione dei tempi di comunicazione non idonei. In conclusione, chiediamo alle istituzioni un intervento immediato affinché si chiariscano ai cittadini la situazione e le procedure, precisando che certe scelte politiche non dovrebbero generare responsabilità agli Assistenti Sociali, poiché non sono di pertinenza dei colleghi e delle colleghe dei Servizi”.

Intanto qualche sindacato già promette di rispondere con manifestazioni di piazza.  “Con la fantasiosa narrazione dell'occupabilità, il governo Meloni ha deciso di far sprofondare nel baratro della povertà circa 700mila persone tra disoccupati ma anche tra lavoratori e lavoratrici che con il RdC potevano integrare il salario, eliminando così quel minimo strumento di tutela che per qualche anno ha consentito di fronteggiare il progressivo peggioramento delle condizioni della fascia più debole della società”, si legge in una nota dell’Unione sindacale di base. “Il governo che sostituisce il rinnovo dei contratti con bonus e mancette di vario tipo, il governo che sostituisce il reddito di cittadinanza con una vergognosa social card, prosegue la sua guerra contro i poveri. Mentre i profitti delle banche raddoppiano, l’Ocse certifica che il nostro è il Paese dove si registra il più forte calo dei salari e i prezzi dei beni di prima necessità continuano a rendere sempre più complesso soddisfare i bisogni primari. È l’ortodossia liberista della quale questo governo è un perfetto interprete”. E il 2 settembre – in concomitanza con il Forum Ambrosetti - è già annunciata dal sindacato una “manifestazione nazionale che vuole attraversare le strade di Cernobbio per rivendicare una politica che metta al centro gli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari e non quelli della grande industria e della finanza”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)