Tratta e sfruttamento, in Italia 1 caso su 20 riguarda i minori

In vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani, Save the Children diffonde il rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”. Le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%). Raddoppiato negli ultimi anni il numero delle donne vittime con figli piccoli a rischio di violenze e ricatti

Tratta e sfruttamento, in Italia 1 caso su 20 riguarda i minori

Più di 1 vittima di tratta su 3 (34%) nel mondo è minorenne, in prevalenza di genere femminile. 
Una percentuale che, pur riguardando i soli casi giudiziari accertati di un fenomeno ben più vasto, è più che triplicata negli ultimi 15 anni ed è anche più elevata nelle regioni a basso reddito (Africa sub-sahariana e occidentale, Asia meridionale, America centrale e Caraibi) dove i minori sono la metà delle vittime totali accertate. Tra le regioni del mondo, il numero più alto di casi accertati con vittime minorenni è quello rilevato in Europa occidentale e meridionale, con 4.168 minori vittime, in maggioranza maschi (59%). Rispetto alle forme di sfruttamento a livello globale, la tratta a scopo di sfruttamento sessuale riguarda il 72% delle bambine e ragazze vittime, mentre la forma prevalente nel caso dei maschi è quella lavorativa (66%). In vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani che ricorre il prossimo 30 luglio, Save the Children diffonde oggi l’XI edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento.
Il rapporto analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell’impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili. Emerge anche il dramma dei minori figli delle donne vittime, nati e cresciuti in un contesto di isolamento e sfruttamento e con il grave rischio di vedere compromesso il loro futuro.

Tratta e sfruttamento, fenomeni di difficile emersione

“Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori, sono fenomeni di difficile emersione, a causa degli enormi interessi dei trafficanti - in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire - e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto. Già prima della pandemia – afferma Save the Children nel Rapporto -, la punta dell’iceberg costituita da 50.000 vittime accertate nel mondo indicava uno scenario allarmante; un quadro destinato a peggiorare per le conseguenze dell’emergenza Covid-19 che ha spinto in povertà nel 2020 ben 142 milioni di bambini e adolescenti in più”.
Nelle fasi acute della pandemia, le misure di contenimento hanno lasciato senza scuola 1,6 miliardi di bambini e bambine, con la grave conseguenza che 10 milioni tra i più vulnerabili potrebbero abbandonare l’istruzione ed essere così esposti al rischio di tratta e sfruttamento lavorativo o sessuale, di matrimoni forzati o gravidanze precoci, in particolare nei Paesi a più basso reddito. Secondo le stime, il solo sfruttamento lavorativo potrebbe inghiottire entro la fine del 2022 altri 8,9 milioni di bambini e adolescenti, per più della metà sotto gli 11 anni.

La situazione in Italia: nel 2020 in carico oltre 2 mila vittime

La tratta e lo sfruttamento sono fenomeni che non risparmiano neanche l’Italia, dove le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta nel 2020 erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Si tratta in prevalenza di donne e ragazze (81,8%), mentre 1 vittima su 20 è minore (105).
Tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%), l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio.
I minori vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato nazionale del Lavoro nel 2020 sono 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%). “Un dato che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso”, si afferma.

Le donne vittime di tratta e sfruttamento con figli minori

Un elemento particolarmente allarmante e poco considerato riguarda le donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale con figli minori, spesso anch’essi nelle mani di sfruttatori e trafficanti: i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%). Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, emergono casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro.    

“I bambini figli delle vittime di tratta e sfruttamento sono spesso prigionieri, con le loro mamme, di un circuito di violenza, ricatto e abuso che deve essere spezzato ad ogni costo - dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Le loro mamme sono donne, anche giovanissime, che portano sulla propria pelle una serie ripetuta di violazioni precoci subite in molti casi già nel loro Paesi di origine, in situazioni di estrema povertà materiale e deprivazione sociale. Anche qui in Italia affrontano le peggiori condizioni di sfruttamento. È necessario rafforzare e sostenere i loro percorsi di fuoriuscita dallo sfruttamento, predisponendo misure specifiche per l’accompagnamento all’autonomia delle mamme e per garantire salute, istruzione, protezione e inclusione per i loro figli. Occorre mettere in atto ogni misura per evitare che, in assenza di interventi tempestivi e adeguati, per sopravvivere le donne corrano il rischio di ricadere nelle mani dei loro sfruttatori”.

L’identikit dei minori vittime di tratta e sfruttamento in Italia

Nel 2020, gli operatori partner del progetto Vie d’Uscita di Save the Children per la protezione di minori e neomaggiorenni a rischio o vittime di tratta e sfruttamento sessuale, attivi in 6 regioni, hanno intercettato 683 nuove vittime, di cui 55 sono minorenni. Giovani donne e ragazze rappresentano il 92% delle vittime, in prevalenza nigeriane (45%) e rumene (32%), mentre la maggior parte dei ragazzi proviene dai paesi dell’Africa settentrionale e subsahariana e dal Bangladesh.

“Alcuni operatori impegnati sul campo in progetti di contrasto alla tratta e allo sfruttamento segnalano nell’ultimo anno un aumento di minori provenienti dal Pakistan, sfruttati in ambito lavorativo – afferma Save the Children -. Provengono generalmente da contesti caratterizzati da bassa scolarizzazione e hanno già vissuto esperienze lavorative, spesso pericolose, nel proprio Paese e in quelli di transito, in particolare in Turchia e sulla rotta balcanica per raggiungere l’Europa”. Rispetto allo sfruttamento in attività illegali, le segnalazioni erano aumentate già nel 2019 relativamente a minori maschi di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, di nazionalità tunisina, marocchina, egiziana, albanese, coinvolti principalmente in reati di spaccio e furti. Come sottolinea il rapporto, spesso si tratta di ragazzi che vengono identificati esclusivamente come autori di reato senza tenere nella dovuta considerazione il loro coinvolgimento nelle reti dello sfruttamento.

Vittime tra le vittime: figlie e figli delle donne sfruttate

Dall’analisi svolta nel rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili 2021”, emerge un aspetto estremo delle violenze subite dalle ragazze vittime di tratta e sfruttamento, che riguarda in molti casi i loro figli. “Bambine e bambini, generalmente molto piccoli e a volte nati proprio dagli abusi subiti dalle giovani madri, che non solo assistono alle violenze perpetrate sulle loro madri, ma che rischiano di subire essi stessi violenza per mano di sfruttatori e trafficanti o essere oggetto di ricatto per tenere soggiogate le loro mamme”. Il progetto “Nuovi Percorsi” lanciato da Save the Children ad aprile 2021 in cooperazione con il Numero Verde Anti Tratta e il Dipartimento delle Pari Opportunità proprio per rispondere alle necessità dei nuclei mamma-bambini più vulnerabili, ha sostenuto 50 nuclei nei soli primi due mesi di attività, con una maggioranza di donne di origine nigeriana e 8 in stato di gravidanza. I minori sono 69, di cui 49 nati in Italia e attualmente sotto i 3 anni di età.

“Si tratta di bambini spesso figli di ragazze sole, anche giovanissime, che sono state ingannate, vendute, rapite, e che hanno subìto torture e stupri, anche di gruppo, nelle tappe di un viaggio orrendo per raggiungere l’Europa. Una violenza che continua in Italia, subita per poter sopravvivere, perché ancora schiave dei loro trafficanti o per ripagare un debito di viaggio quasi inestinguibile, ora in una condizione di vulnerabilità economica ancora maggiore a causa della pandemia - spiega Raffaela Milano -. I loro figli sono due volte vittime dello sfruttamento, hanno vissuto le violenze perpetrate sulla loro mamma e possono aver subito o subire a loro volta violenza, sono spesso minacciati o trattenuti dagli sfruttatori come arma di ricatto per mantenere le madri in trappola, e rischiano così di crescere in una rete chiusa di abusi e violenze”.

Il Rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” sottolinea anche le gravi conseguenze per madri e bambini nell’ambito dello sfruttamento lavorativo in ambito agricolo, negli insediamenti informali isolati dai centri urbani e dai servizi. “Oltre alle difficili condizioni di lavoro a cui sono sottoposte e a retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, le braccianti agricole sono più esposte a diverse forme di violenza, abusi e molestie sui luoghi di lavoro – si afferma -: un fenomeno che colpisce soprattutto lavoratrici provenienti dall’est Europa, spesso sole con figli minori, sottoposte dagli sfruttatori al ricatto della perdita del lavoro, una minaccia che spesso fa leva proprio sulla presenza di figli”.
Il rapporto diffuso oggi sottolinea che in alcune aree, come la ‘fascia trasformata’ in Sicilia, tra i minori che vivono nelle campagne spesso con la sola madre che in prevalenza appartiene alle comunità romena e rom, la dispersione scolastica raggiunga picchi dell’80% a causa della distanza delle strutture scolastiche e dell’assenza di trasporti. Per i minori figli di persone sfruttate il rischio di diventare a loro volta vittime è concreto. Spesso, al compimento di 12-13 anni iniziano a lavorare nei campi per paghe più basse rispetto a quelle degli adulti, e le minori possono essere coinvolte anche in forme di sfruttamento sessuale.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)