Turchia e Ue, una storia di attriti. A rischio i diritti dei migranti

Da una parte ci sono Grecia e Unione europea, dall’altra la Turchia. Nel mezzo migranti e richiedenti asilo, che vedono violati i propri diritti con buona pace dei proclami istituzionali. Una situazione che si è deteriorata da oltre due mesi

Turchia e Ue, una storia di attriti. A rischio i diritti dei migranti

Da una parte ci sono Grecia e Unione europea, dall’altra la Turchia. Nel mezzo migranti e richiedenti asilo, che vedono violati i propri diritti con buona pace dei proclami istituzionali. Una situazione che si è deteriorata da oltre due mesi.

Una storia di attriti. Tra Turchia e Ue i rapporti sono precipitati tra il 27 e il 28 febbraio, quando il presidente Erdogan aveva dichiarato l’apertura dei confini. Un problema giustificato, stando ai proclami, dal mancato rispetto da parte dell’Europa dell’Accordo del 2016. Un documento che prevedeva il rimpatrio verso la Turchia dei migranti irregolari che fossero arrivati in Grecia. E che metteva nero su bianco il “sistema 1:1”: a ogni siriano rimandato in Turchia doveva corrisponderne un altro inserito nell’Unione europea. Ma questo sistema non ha mai funzionato come previsto.

I veri motivi. Al di là di questi aspetti, quel che importa davvero alla Turchia è la liberalizzazione dei visti e il processo di adesione di Ankara all’Ue, che procedono con estrema lentezza a causa di rilievi mossi in materia di diritti umani. Sotto traccia, infine, c’è un discorso economico, perché il sostegno dato alla Turchia non è stato consegnato direttamente al governo centrale.

Le conseguenze per i migranti. In prima battuta, la risposta di Atene alla mossa turca è stata quella di bloccare per un mese le domande di protezione internazionale a partire dal 2 marzo e, di conseguenza, di rispedire indietro chi attraversava i confini in modo illegale. Una scelta illegale da un punto di vista giuridico: come evidenziato dall’Alto commissario Onu per i rifugiati e dalla commissaria Ue agli Affari interni, infatti, non c’erano le basi necessarie per sospendere un diritto fondamentale garantito a livello internazionale.

La posizione Ue. L’Europa si è appiattita sulla posizione greca, inviando anche la missione dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex). Una decisione che potrebbe essere contraria allo stesso regolamento interno di Frontex, che prevede il rispetto dei diritti dei richiedenti asilo e del principio di non respingimento.

In cerca di democrazia. Sul fatto che la Turchia possa essere considerato un posto sicuro in cui rimandare i migranti, infine, ci sono parecchi dubbi. Almeno dalla riforma costituzionale di tre anni fa in poi, infatti, l’autonomia dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono stati ridotti a tutto vantaggio del capo di Stato. E il presidente ha da allora la possibilità di decretare in autonomia l’emergenza nazionale, mettendo così in stallo diritti e libertà fondamentali. Inoltre, da allora sono aumentate le accuse di propagando al terrorismo e di “vilipendio dell’identità nazionale” per chi solleva critiche di qualunque genere.

La versione integrale del lungo articolo di Federica Giannuzzi, Silvia Liberi, Sara Quartararo, Serena Zanirato, Elisabetta Zanoni (Master in Human Rights and Conflict Management, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), "Grecia-Turchia: tensioni al confine mettono a rischio i diritti dei migranti", può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)